QUARRATA. Tre anni fa a San Donnino alla periferia di Firenze, era stata la quarratina Loretta Cafissi, moglie dell’ex corridore Fabrizio Fabbri ad organizzare la gigantesca e straordinaria festa per i 90 anni di Alfredo Martini, la leggenda del ciclismo italiano, scomparso ieri sera.
Lei grande appassionata di cucina e di ciclismo. Conquistata dal marito e per conseguenza dal ciclismo aveva organizzato una grande festa all’insegna del motto “Alfredo Martini, 90 anni di passione per la vita e per lo sport”, una festa non solo “mangereccia” ma anche improntata sulla solidarietà con circa 500 persone, con i rappresentanti di tutto il ciclismo italiano di ieri e di oggi a partire dagli azzurri che con Martini vinsero il mondiale.
E a Martini, a questo uomo speciale che si è speso finché ha potuto per difendere il ciclismo, nonostante tutto quello che è avvenuto ed è stato scritto di questo sport, a Martini, commissario tecnico della Nazionale di Ciclismo per ben 22 anni contraddistinti da tanti successi, è stata molto legata. Fin da ultimo.
“Ieri mattina (domenica per chi legge – n.d.r.) – ci ha detto – mi ha telefonato (“Aveva una voce esile esile”) e mi ha detto: Lorettina ti voglio vedere. Ci sarei andata oggi martedì. Del resto con mio marito c’eravamo andati da poco. Con Alfredino ci siamo voluti tanto bene. Ci siamo conosciuti nel 1974 lui era direttore sportivo alla Sammontana dove mio marito correva. E da allora siamo stati amici veri. Le nostre famiglie, un amicizia senza interessi. Lui mi diceva sempre che casa sua era come casa mia. Considerava poi Fabrizio come un suo figlio”.
“Se mi chiedi una frase che mi è rimasta in mente ? Ce ne sono troppe! Alla mia nipotina Francesca ad esempio diceva: Prima i compiti e poi i giochi. A me ha insegnato a essere onesta e a non parlare mai male di nessuno. Ci tengo inoltre a dire che credo di essere una delle poche persone che ha letto le sue agende in mansarda. Lui giorno dopo giorno scriveva tutto. Non pensava alla morte: voleva vivere e quando gli parlavo che avrei fatto la festa dei suoi 100 anni era convinto e mi diceva di non sacrificarmi”.
Prima degli ultimi mondiali di ciclismo Loretta Cafissi Fabbri l’ha seguito spesso nelle manifestazioni pubbliche svoltesi nel pistoiese in particolare a Casalguidi in ricordo di Ballerini, che Martini considerava come un figlio prediletto, ma anche a Quarrata.
“Quante cose belle ci siamo detti… Quanti insegnamenti mi ha dato… . Quanti ricordi belli ! Custodisco le sue lettere come cimeli – ricorda ancora Loretta Cafissi. Era un uomo buono che non ha mai pensato all’interesse ma a volere bene a tutti. E poi… quante carezze mi faceva.. Mi voleva bene perché ero sincera come lui e quante confidenze reciproche ci siamo fatti. Sono segreti che nessuno saprà mai ! Negli ultimi tempi tutte le volte mi diceva che la festa che gli avevo organizzato era stata la più bella di tutte. Come posso fare a non piangere ? Mi mancherà troppo Alfredino”. Alfredo Martini è stato varie volte ospite – a Quarrata – della famiglia di Loretta ed ha potuto deliziarsi degli ottimi pranzi da lei preparati..
La salma di Alfredo Martini stamattina è esposta nella sua abitazione di Sesto Fiorentino. Dal primo pomeriggio verrà esposto presso la sala consiliare del comune e domani ore 16 il funerale sarà celebrato nella chiesa parrocchiale di Sesto Fiorentino.
“L’occasione di conoscere quel grande uomo – ha scritto tra gli altri il Magnifico Rettore dell’Accademia della Bugia delle Piastre Emanuele Begliomini dagli Usa dove si trova in vacanza – capitò per caso, sempre che ci si creda alla casualità. Loretta Cafissi Fabbri stava organizzandogli il suo novantesimo compleanno e chiese la collaborazione all’associazione in cui lavoravo. In realtà il gancio fu una conoscenza in comune, quella con Giancarlo Zampini, altra indimenticabile persona di spessore. In quell’occasione nacque un’amicizia sincera con Loretta e Fabrizio Fabbri ed ebbi l’onore di conoscere Alfredo Martini, poi premiato da Pistoiasport e successivamente intervistato in occasione dei mondiali di ciclismo. Non ha mai detto di no, anche se avrebbe potuto. Sapeva di poter essere una guida anche per chi non conosceva. Ed è stato un onore averlo incontrato. Ciao, grande Alfredo”.
“Un uomo straordinario, dritto come la palla di fucile, un saggio che decideva, a suo agio tra gli studenti e tra gli esperti delle due ruote. Il migliore tra i commissari tecnici – ha scritto il viceministro toscano Riccardo Nencini – Quello che ha vinto di più alla guida di una nazionale. Era l’uomo con il numero di telefono sull’elenco. Me lo fecero notare in Francia diversi anni fa. Sono felice che abbia rivisto un italiano vincere il Tour. Il merito è anche suo. Ciao Alfredo”.
Ex ciclista e storico ct della nazionale azzurra di ciclismo, Alfredo Martini, nato a Firenze il 18 febbraio 1921, è stato professionista dal 1941 al 1957. Nel suo palmares il Giro dell’Appennino nel 1947, il Giro del Piemonte nel 1950, una tappa al Giro d’Italia 1950 (quella di Firenze) che concluse al terzo posto dietro Koblet e Bartali vestendo la maglia rosa per una tappa, e una tappa al Tour de Suisse nel 1951, concluso al terzo posto dietro Kubler e Koblet.
Come direttore sportivo fu alla Ferretti e alla Sammontana dal 1969 al 1974, vincendo il Giro d’Italia del 1971 con lo svedese Gösta Pettersson. Ha ricoperto la carica di commissario tecnico della nazionale dal 1975 al 1997. Anni in cui conquistarono la maglia iridata di campione del mondo Francesco Moser, nel 1977 a San Cristóbal (Venezuela); Giuseppe Saronni, nel 1982 a Goodwood (Gran Bretagna); Moreno Argentin, nel 1986 a Colorado Springs (Stati Uniti); Maurizio Fondriest, nel 1988 a Renaix (Belgio); Gianni Bugno, nel 1991 a Stoccarda (Germania) e nel 1992 a Benidorm (Spagna)
Abbiamo perso Alfredo Martini. Uno che ha corso in bicicletta con Bartali e Coppi; uno che ha messo d’accordo Moser e Saronni facendogli vincere un mondiale; uno che ha fatto vincere 6 mondiali all’Italia; uno che era sempre vicino a tutti i suoi corridori, sia che chiamassero Pantani o Signor Nessuno; uno che per 22 anni è stato Ct della nazionale; uno che da giovane ha fatto la staffetta partigiana. Soprattutto abbiamo perso una persona per bene. Ciao Alfredo.
(il presidente della Regione Enrico Rossi- da facebook)
E’ venuto a mancare “un eroe autentico del ciclismo migliore”, come ha giustamente ricordato il presidente Lamberto Gestri. Tutta la giunta ricorda la purezza della passione sportiva e l’amore di Alfredo Martini per il ciclismo.
La Provincia di Prato lo saluta con immenso affetto.
Ciao Alfredo
Ciao Alfredo.
Tra i tanti incontri della mia vita, quello con Alfredo Martini è stato forse uno dei più formativi. Lo ricordo con affetto e gratitudine , perché nelle ore passate insiene, a casa sua, davanti a un buon piatto di pasta, ho potuto apprendere tante lezioni di vita.
Con la consegna del premio alla carriera, lo scorso anno, abbiamo voluto rendere omaggio al “grande vecchio” del ciclismo italiano, un uomo vero.
Alfredo Martini è stato un protagonista assoluto del mondo delle due ruote, come atleta prima, poi – per più di vent’anni – come commissario tecnico. È stato anche un simbolo e un esempio dentro e fuori lo sport, sempre insegnando l’importanza di sentirsi tutti nella stessa squadra, campioni e gregari.
Si dice che spesso, se non sempre, lo sport è uno specchio del suo tempo; per il ciclismo forse questo è ancora un po’ più vero. Perché la bicicletta è il destriero dei poveri, che rende davvero todos caballeros; perché è legata a storie importanti del nostro passato, collettivo e privato: dalle bellezze “con le gambe tornite e belle” alle staffette partigiane, dall’Italia povera e bella raccontata dal neorealismo alle domeniche senz’auto dell’austerity; ancora, la prima volta che abbiamo tolto le “rotine” (o “rotelle”; oggi le chiamano stabilizzatori e non è più la stessa cosa).
A volte il vetro di questo specchio è sporcato dagli schizzi di fango e di sudore degli atleti che sfrecciano a pochi centimetri, o arrancano su salite impossibili; a volte sono ombre e sospetti – quando non sono prove evidenti – a offuscarne la lucentezza. Ma il ciclismo è uno sport vero, fatto per uomini (e donne) veri. Che vincono, che perdono, che comunque si impegnano sempre al limite delle loro forze.
Proprio l’impegno è stato uno dei punti su cui Martini ha sempre insistito: corre chi si impegna di più, non chi guadagna di più o ha più copertine. A costo di sembrare retorico, magari di esserlo, faccio mio questo invito. Mi sembra che oggi ce ne sia bisogno, anche giù dalla sella.
Allora,
GRAZIE ALFREDO
Marco Capaccioli- assessore alla cultura del Comune di Lastra a Signa (da fb)
Ecco, mancava la “spruzzatina” poltica. Ci ha pensato Enrico Rossi, quello che per i disastri compiuti, verrà rieletto con i nostri soldi alla Regione Toscana. Classico esempio di demenza politica. Se Martini era a fare il partigiano nei boschi, c’era gente in divisa del regio esercito che si prendeva le fucilate del nemico, Capito, Rossi? Chissà se Martini gradirà la tua strumentalizzazione da vetero comunista! Parce sepulto, filosofo!