PISTOIA. Una storia poco conosciuta quella degli italiani che scelsero di continuare a vivere in Libia anche dopo la fine del regime fascista e la conclusione del secondo conflitto mondiale.
Ce ne parla il romanzo dell’ingegner Roberto Costantini “Alle radici del male” con un noir intriso di complotti italiani alle origini della dittatura di Gheddafi e della carriera da poliziotto del commissario Michele Balistreri.
Nella prima parte del volume il periodo dell’adolescenza di Balistreri, figlio di un importante ingegnere italiano in Libia che scambia il destino dei propri connazionali in Africa con la possibilità per lui di continuare a fare affari intercontinentali.
La seconda parte dell’opera è invece ambientata a Roma negli anni Ottanta, con omicidi legati alla Libia post italiana in relazione al Belpaese adesso democristiano e comunista, ma in cui spadroneggiano anche la mafia, i ruffiani dei potenti e le starlette della televisione.
Con un ritmo incalzante lungo tutto il romanzo, la storia ha un finale imprevedibile anche per i lettori più disincantati. Il libro è la seconda opera di una trilogia di Costantini, dopo “Tu sei il male” sempre con protagonista Balistreri.