AMBIENTE E INQUINAMENTO. È TEMPO DI CAMBIARE ROTTA

Ape
Ape

PISTOIA. Dopo la pubblicazione dell’allarmante studio di Greenpeace, che analizza lo stato di contaminazione da pesticidi tossici di un centinaio di campioni di pollini europei, e anche italiani, riceviamo da un lettore, Fiore Di Monozzo, la riflessione che segue. Una riflessione che potrebbe e dovrebbe contribuire, anche a livello locale, a rafforzare la consapevolezza su due questioni fondamentali: l’importanza del monitoraggio degli effetti dello spandimento di fitofarmaci, per trovare eventuali soluzioni, e la necessità di favorire l’agricoltura di qualità, integrata e libera dalle multinazionali dell’agrochimica. Ecco il testo:

L’inquinamento del polline è assai più pericoloso e diffuso di quello del miele. Il primo è infatti un prodotto meccanico ovvero l’ape si limita a raccoglierlo sui fiori e ad essa viene sottratto dall’apicoltore all’ingresso dell’arnia per cui non subisce alcuna elaborazione biologica da parte dell’insetto pronubo. Viceversa il miele è una produzione metabolica derivante dalla elaborazione e digestione del nettare nello stomaco delle api. In tal modo le api filtrano in qualche misura ciò che hanno raccolto e, nel caso vi siano sui fiori prodotti molto tossici, muoiono durante queste operazioni per cui determinate sostanze non raggiungono, se non in limitate percentuali, il miele.

 

Fervet opus (si lavora)...
Fervet opus (si lavora)…

Molti sono però gli insetticidi e i fitofarmaci che le api tollerano o sopportano anche con difficoltà senza morire per cui numerosi sono i composti che è possibile rinvenire nel miele o comunque all’interno dell’arnia. Talora la loro bassa percentuale non deve indurre a ottimistiche sottovalutazioni considerando che si tratta di un alimento pressoché quotidiano per cui le dosi di sostanze tossiche eventualmente assunte, anche se ridotte, vengono ad essere assorbite con regolarità e costanza senza che se ne conosca esattamente quali siano le quantità di accumulo che non presentano rischi per l’organismo e se tali composti siano o meno smaltiti dal nostro corpo senza danni immediati o futuri.

L’impressione è che si stia sperimentando l’eventualità e gli effetti di questi rischi direttamente sul nostro organismo a nostra insaputa divenendo cavie inconsapevoli. Occorre quindi difendersi dalla distribuzione di veleni nell’ambiente e dalla globale indifferenza che permette un simile scempio.

L’inquinamento ambientale dilaga ovunque e ciò sorprende ancora di più se si pensa al numero delle associazioni naturalistiche che dicono di amare la natura, a quello di congressi e convegni dedicati alla tutela del mondo vivente e non vivente, alle frequenti manifestazioni più o meno eclatanti ma tutte rigorosamente teoriche a favore del creato.

 

Si inquina...
Si inquina…

L’impressione è che alla base di questo vero e proprio sconvolgimento biologico ci siano i nostri comportamenti, la nostra noncuranza spesso sovrapposta a qualcosa di più e di peggio, la nostra ignoranza. Sì, all’origine del problema ci siamo noi, tutti noi.

Fitofarmaci e anticrittogamici sono sorti e dilagano per due motivi sostanziali: il primo riguarda la necessità di aumentare la produzione del terreno migliorando con l’ausilio di fertilizzanti di sintesi e farmaci impiegati a tutela delle piante, la resa per unità di superficie. La seconda ragione, quella peggiore ma più facilmente sanabile risiede nel fatto che molti di noi vanno al mercato convinti di entrare in una boutique dove non si sceglie il capo migliore ma quello più bello.

Vi siete mai domandati come si possano ottenere, per esempio, delle mele tutte uguali, perfettamente colorate, lucide e senza segni di attacchi da parte di parassiti? Avete di sicuro già individuato la risposta. L’industria agraria ci fornisce quello che vogliamo ovvero una specie diciamo così di “porno mela” splendida all’occhiata ma spesso pessima nel gusto e avvelenata non solo sulla buccia ma talvolta anche nella polpa. Se osservate un melo in natura esso non produrrà mai frutti simili o paragonabili a quelli esposti al mercato a meno che non si chieda aiuto alla chimica. Il commercio e i mercati indirizzano i consumatori verso la merce che a loro sta più a cuore e che non sempre coincide con l’interesse dei compratori.

Occorre quindi maggiore e più sincera informazione per gli adulti unita ad una educazione martellante a scuola, verso i più piccoli. Non mi pare che i programmi scolastici delle scuole elementari prevedano educazioni e insegnamenti di questo tipo. Provate a chiedere a un figlio di 6 o 7 anni come nasce una mela o una pera, probabilmente non saprà rispondere ma sarà informatissimo invece sul funzionamento di telefonini, iPod, Smartphone, Pc ecc.

 

Frutta doc (con verme di garanzia)...
Frutta doc (con verme di garanzia)…

Per iniziare un minimo rinnovamento cominciamo dal basso dove siamo noi, altro in concreto i singoli individui non possono fare se non chiacchiere. Del resto i media sono tutti più o meno allineati al servizio di multinazionali e interessi enormi per cui dosano con sapiente destrezza le notizie mostrandoci quello che vogliono e ciò che in quel momento fa economicamente più comodo a loro.

Ci sono studi condotti da qualche università estera riguardo la scomparsa delle api che mettono in relazione il triste fenomeno con le onde elettromagnetiche diffuse dalla miriade di ripetitori installati ovunque per il funzionamento della telefonia mobile, onde che costituiscono una vera ragnatela invisibile e non schermabile in grado di sconvolgere l’apparato in cui risiedono le capacità di orientamento delle api le quali, disorientate, una volta uscite dall’arnia non ritroverebbero più la strada di casa.

Chi potrebbe denunciare una simile questione? E ammesso che qualcuno ci fosse, chi abbandonerebbe l’uso ormai smodato dei telefonini? Chi ci inquina ovviamente è colpevole di un grave delitto noi potremmo almeno cercare di non esserne complici attraverso scelte e comportamenti tesi a sfuggire alla morsa psicologica in cui ci troviamo quotidianamente.

Credo, purtroppo, che sia ancora lontano il momento in cui qualcuno, al mercato, alla ricerca di una pera biologica, non fidandosi più delle etichette e della pubblicità, pregherà il fruttivendolo di aprirne una alla ricerca del baco, l’unica sicura garanzia che quella pera non ha subito violenze chimiche … Quella sarà la frutta da acquistare.

[*] – Lettore, ospite

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