AMBIENTE E SALUTE: GLI ESPERTI FANNO APPELLO A CONSAPEVOLEZZA E CORAGGIO

Il professor Leonardo Politi e Antonio Maria Pasciuto
Il professor Leonardo Politi e Antonio Maria Pasciuto

PISTOIA. Nella sala convegni della ViBanca di Pistoia, quattro esperti professionisti della medicina, ognuno dal punto della propria specializzazione, hanno parlato sul binomio indissolubile ambiente-salute, mandando un messaggio chiarissimo a cittadini ed istituzioni: non possiamo essere sani se l’ambiente è inquinato.

Il dottor Antonio Maria Pasciuto, membro dell’Accademia Europea di Medicina Ambientale, specializzato appunto in medicina ambientale clinica in Germania, ha detto che «l’associazione Legambiente potrebbe ugualmente chiamarsi Legasalute» visto che la salute è «il rapporto tra la capacità di compensazione dell’organismo e gli effetti di disturbo».

Oggi la modernità ha creato una serie infinita di fattori di disturbo che, in maniera sinergica, amplificano esponenzialmente i danni alla salute: la medicina può solo operare nella prevenzione secondaria, diagnosticare cioè una malattia, non ridurla né eliminarla, solo intervenire precocemente. Il resto deve farlo l’uomo, partendo “dalle formiche”, cioè dal basso, da coloro che non accettano che diminuisca, come invece sta diminuendo, l’aspettativa di vita in salute, fino ai decision makers.

Ha portato un saluto all’iniziativa, rimanendo per buona parte del pomeriggio, anche l’assessore all’ambiente Mario Tuci e gli ambientalisti pistoiesi hanno apprezzato vivamente questa presenza non scontata né di circostanza. Lo scorso inverno le stesse associazioni, Legambiente e Wwf, avevano organizzato un incontro sui danni sanitari derivante dal sistema dei fitofarmaci (vedi) e non si era presentato nessuno delle istituzioni. Anzi, nonostante la presenza di relatori qualificati del mondo scientifico, dell’Ispra e del centro oncologico di Sesto Fiorentino, erano arrivate addirittura dei rimproveri alla Cassa di Risparmio che aveva concesso la sala dell’antico Palazzo dei Vescovi.

L’Assessore Tuci, nel ringraziare «chi mette all’attenzione temi importanti, anche attacchi o critiche», perché «le preoccupazioni vostre le sento mie», ha riconosciuto la situazione critica per Pistoia, citando direttamente le bombe ecologiche delle coperture in amianto di Via Ciampi e delle ex Martinelli su cui il comune si sta muovendo, nei limiti delle procedure amministrative. Che, ha lasciato intendere, sono quelli, comuni a tutti i comuni italiani, l’avere cioè le mani legate e nessun fondo per questi problemi.

L’Assessore Mario Tuci al convegno Ambiente e Salute
L’Assessore Mario Tuci al convegno Ambiente e Salute

Con attento realismo e sincera umiltà Mario Tuci ha riconosciuto che «in 8 anni che sono assessore» non sempre il comune «è stato rispondente fino in fondo a richieste e preoccupazione degli ambientalisti». Del resto, purtroppo, l’indifferenza ai problemi veri è una costante trasversale ai cittadini e alla politica: l’unico politico (tra maggioranza e opposizioni – escludendo Geri e Fusari dei Verdi, e Guastini) presente era la consigliera Pd Carla Breschi, ma giusto perché figurava trai relatori in qualità di oncoematologa dell’Asl3.

Il messaggio del prof. Leonardo Politi, chirurgo di Careggi non è equivocabile: a Pistoia le malattie da amianto sono endemiche e chiunque risieda in zona deve fare la Pet, che non implica radiazioni né reca effetti collaterali. Solo così, se la diagnosi precoce individua il mesotelioma pleurico maligno al primo stadio è possibile intervenire chirurgicamente e sopravvivere, pur con tutte le difficoltà. La politica e la popolazione dovrebbero capire quali sono le vere priorità in cui destinare la spesa pubblica: «Con sana ignoranza si è costruito il Cto di Firenze in fibrocemento: ho già operato 5 colleghi per patologie d’amianto. Sono polveri di 0,2 micron (μm, un millesimo di millimetro), sottilissime, non si può dire quando finirà. Nei ‘70 c’erano 2 casi annui, oggi 60. Purtroppo oggi sembra che l’interesse non sia curare ma avere l’indennizzo».

Antonio Pasciuto ha ribadito la deriva che ha portato i medici di base ad essere quasi dei burocrati in cui manca spesso la volontà di fare una diagnosi della malattia per individuare le cause prime e su quelle agire. Spesso invece si prescrive un sintomatico o ci si accontenta di analisi volutamente non approfondite. «Porto l’esempio dell’anziano con dolore ad una gamba, a cui il medico dice: sarà l’età. Ma quello: anche l’altra gamba ha la stessa età ma sta bene!».

Non esiste la prassi di analizzare l’esposizione a metalli pesanti, a pesticidi, diossine, Pbc, nano particelle o agenti chimici, così il cerchio si chiude con la subalternità dei legislatori e dei politici alle grandi lobbies della chimica farmaceutica. Dai relatori non sono stati fatti nomi ma tutti i presenti avranno pensato sicuramente alla Monsanto, che produce biocidi (pesticidi) e ogm, il cui scopo appunto è quello di resistere agli insetticidi.

Antonio Maria Politi, Accademia Europea Medicina Ambientale, alla ViBanca di Pontelungo
Antonio Maria Politi, Accademia Europea Medicina Ambientale, alla ViBanca di Pontelungo

Margherita Canesi, neurologa presso l’Ict di Milano, che si occupa del morbo di Parkinson, riconosciuto in Francia come malattia professionale di chi è esposto ai pesticidi, ha chiosato che in Svezia e Finlandia è stato proibito l’uso di pesticidi proprio per eliminare i danni sanitari collegati. Oppure, sempre come esempio di paese libero dall’influenza delle lobbies, è stato portato il caso danese: li gli ftalati sono stati banditi per la riconosciuta tossicità.

In Italia, per non farci mancare niente, funziona tutto all’inverso: quando nell’acqua potabile è stato trovato arsenico, cancerogeno di classe I riconosciuto dalla letteratura internazionale, si è innalzato il limite di legge da 10 a 50 μg (microgrammi, un milionesimo di grammo).

Mentre in Germania è diffusa l’odontoiatria ambientale da noi è raro trovare un amalgama dentale senza metalli pesanti: Fabrizio Geri, invece, è intervenuto dal pubblico rivendicando di averla da anni abbandonata.

È stata ribadita, anche nel dibattito con i partecipanti, la scomoda verità, sotto gli occhi di tutti, per cui troppe ricerche scientifiche o epidemiologiche vengono “depistate” ad arte per non compromettere interessi consolidati. Ovviamente le istituzioni sono i mandanti, in maniera velata e con più o meno rispettabili motivazioni.

Nel nostro territorio abbiamo l’eloquente esempio del Sindaco Ferdinando Betti di Montale, che ha avuto la faccia di rifiutare una ricerca scientifica dell’Istituto Superiore di Sanità, finanziata interamente dalla Fondazione Cassa di Risparmio, e quindi a costo zero per il Comune di Montale (rileggere attentamente qui), sulle emissioni inquinanti dell’inceneritore. Ma di questo riparleremo col diretto interessato.

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