Analisi semiseria delle cose non dette dalla stampa organica sui risultati delle amministrative con le spernacchiate di almeno cento magnifici elettori di centrodestra. Luca il Bimbominkia piange con il Noci sul latte versato da loro stessi, grazie alla supervisione congiunta del Patrizio La Pietra-Plastilina e Sonia Pira. E non è ancora finita…
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AGLIANA. Luca e il centrodestra filorosso e amico del Pd dovevano il loro successo a noi di Linea Libera, grazie anche all’incursione del 7 giugno al comitato dei demokrats di via Magni. Io fui protagonista della consegna del “libro dei Morti” all’onorevole Simona Bonafè. Luca, allora non era discontinuo e isterico: era un forte estimatore del nostro giornale in linea, ancora non aveva avuto le certificazioni di comodo (perchè strumentali) delle ridicole epigastralgie e ruminazioni. Poi, travolto dal potere, iniziò a pensare alla La Pietra e a seminare diarrea dappertutto: dandone – calunniosamente – la colpa a noi. E come si fregava le mani, Grieco, in aula, quando fingeva di scandalizzarsi per il soprannome che Benesperi si era meritato sul campo di battaglia della campagna elettorale 2019: cacaiola!
Poi arrivò la pompiera Aveta con i suoi babà al rum e così fu che anche lo sceriffo di Nottingham, il feroce Ciottoli, divenne un tenero agnellone. Il sostegno del nostro quotidiano, fu un evento decisivo all’avvento del pedritismo che, grazie alle inchieste di malagestione demokrats, svolte proprio nel semestre precedente al voto – come disse allora l’attuale vicesindaco Baroncelli – risultò determinante per risalire di 2,2 punti il margine del 50% e prendere il Comune. Poi Luca, avuta la vittoria, ha “gabbato li santi”. Un bello scarico di diarrea e… svolta a sinistra.
Quest’anno è sempre un margine minimo di 2,8 punti che però giunge alla rovescia per impedire l’affermazione del centrodestra, con circa cento magnifici voti di sfanculatori: non li hanno davvero “visti arrivare” (Elly citazione).
Un sacco di preferenze che sono ascrivibili ai molti cittadini – ma non solo – che, già colpiti da conati di vomito e nausee (non quelle fasulle attestati da medici compiacenti in favore di Benesperi e prese per giuste dalla procura che non indaga o lo fa malissimo) non hanno dimenticato i mille sputi in faccia al posto dei ringraziamenti dovuti.
Questi profughi del Cdx, al momento della scelta della coalizione-fotocopia del centro sinistra, hanno preferito Ambra Torresi, una tenera pasta sfoglia alla crema (farcita di ex-leghisti) ma che adesso, deve decidere se andare o no ad abbronzarsi in Versilia il prossimo 23 giugno, data del ballottaggio. Noi, siamo certi: non ci andrà al mare! L’Ambra si negozierà la partita delle amministrative, con la riscossione di un buon pedaggio politico.
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Nel centinaio di voti mancanti (ma perché non credere che ne mancano anche mille o millecinquecento? È ragionevole!) possiamo affermare che mancano gli elettori sdegnati, anche vilipesi dall’amministrazione di Bimbominkia, distintasi per un costante inciucismo con protagonista indiscussa la first lady del compromesso, Milva Pacini (solo 33 preferenze) una presidente del consiglio che, nelle ultime fasi della consiliatura, ha perso ogni pudore, facendosi anche fotografare con la giunta, violando semafori, parcheggi e abusando del conflitto di interessi ripetuto e fregandosene dei social network. Lei non era la “presidente di tutti”, indipendente e terza, impegnata a controllare tutti a prescindere dalla primitiva provenienza e connotazione d’area politica. La Milva Pacini è una fotocopia venuta male, insomma, dell’indipendenza degli uomini della procura pistoiese.
Nei 100 voti mancano sicuramente anche quelli del gruppo delle infermiere ospedaliere di Agliana, che sono state discriminate e sbeffeggiate dalla giunta quando, nel 2020, preferirono, a loro, la dirigente demokrats (già assessora e segretaria locale del Pd) Lucilla Di Renzo della lega antifumo, nota a questi da almeno tre lustri. Un atto incomprensibile, o meglio, assai comprensibile, se la proposta viene fatta dal dirigente della soviet-cultura qual è Paolo Pierucci, vero stratega delle iniziative “armonizzatrici” che gridano vendetta nel cuore degli indignados.
Anche il giovane pistoiese Gioele Fedi, “candidato di servizio” in forza FdI (con 28 preferenze, dopate dal partito) è già stato ammansito: a noi, che l’abbiamo intervistato, sembra poco probabile che possa “farsi le ossa politiche” ad Agrùmia.
Gioele ci ha contattati e ci ha chiesto lumi, su cosa “serve al paese: cosa chiede la gente”. Che tenerezza: struggente! Lui però non conosce Linea Libera e dunque non ha contezza delle amene vicende di malagestione che hanno ridicolizzato Agliana City. Un vero problema per un candidato alle ammin(e)strative!
Lui sarebbe (stato) di buone speranze, ma non ha creduto ai documenti pubblicati sul nostro periodico. Non vuole sentire delle minacce trasversali fatte nel 2007 ai colleghi dell’Ordine dei Medici per il loro plauso alla relazione del FRER Emilia Romagna, dall’allora segretaria del Pd e soffre già (l’hanno forse risciacquato anche lui, con l’ammorbidente?) della sindrome di prossimismo sociale tanto caro al procuratore capo Tom Col (ascoltatevi l’audio eloquentissimo contenuto nell’articolo linkato).
Il Fedi conosce infatti la famiglia della Di Renzo e non capisce, perché il riconoscimento pubblico alla già dirigente rossa (che Luca, con il compianto Piervittorio Porciatti detestavano ai tempi del giornalino IOD), doveva essere superato grazie al merito per l’impegno, prestato in ospedale al servizio ai malati di Covid, dalla dozzina di infermeriere che hanno accudito i ricoverati al San Jacopo. Tra di loro ci sono sicuramente delle profughe del centro dx, ci hanno spiegato.
PS: L’avvocata Monna-Lisa Lucarelli e il principe del foro Andrea Niccolai ci perdonino se usiamo quantità industriali di link ipertestuali: loro non li sopportano proprio, ma devono farsene una ragione. Sono necessari per tutti quelli che, come il candidato Gioele Fedi, ignorano la storia e vorrebbero dimenticare il passato. Si chiama ancne “catechesi del territorio”.
[segue]
A.R.
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