amministrative. O BETT’, ’UN C’È I’ DDUE SENZA I’ TTRÉNE, MA LA TU’ GENTE SCEMA E ’LLE ’UN ÈNE!

Ferdinando e il terzo mandato. Alcuni lo vedono al secondo posto nell’imminente tornata amministrativa, forse perché è stato biscottato dal forno di Via Tobagi che lui tanto desidera. Ma non pochi montalesi sembrano stufi di inciuci misericordiosi, di microinquinanti e di malaffare. Montale ce la farà a liberarsene?


Grazie al De Gaudio, al Fedi e alla Simoni, Ferdinando, restasti a cavalcioni.
Ma pretender non puoi che siamo scemi. Adesso tocca a te patire: gemi!


SE A’ FIANCHI ’UN TU AÉSSI CHI TI REGGE,

PÒERO BETTI, FINIRÉSS’ A SCHEGGE!


Ferdinando Betti. Se la prese a morte perché avevamo detto che sotto il profilo politico era un baccalà o uno stoccafisso. I comunisti sono sempre perfetti per definizione. E lo testimoniano anche al Terzo Piano in procura

 

MONTALE-PISTOIA. Questa volta interveniamo nell’assopito clima preelettorale di Montale per tempo, non all’ultimo minuto, come successe il 25 maggio del 2019, quando i due birichini di redazione Alessandro Romiti e Andrea Balli, uscirono con la clamorosa lettera di diffida dell’avvocato della società immobiliare che era stata “fregata” sulla questione del Carbonizzo di Fognano,. In limine, cioè alle 23:58 del 25 maggio, e chiaramente uscita sulle pagine – poi oscurate con un provvedimento illegittimo della procura di Tom Col – di questo glorioso organo di stampa e libertà, aggiornato appunto “di ora in ora” e cioè, alla bisogna.

Ferdinando Betti è stato l’alcalde/padrone di Montale per dieci anni e vuole ancora esserlo per altri cinque. A Quarrata – altro Comune-porcajo – quel trafficante di Mazzanti c’è riuscito facendo passare il Romitino e piazzandoglisi alle spalle col fiato sul collo in veste di presidente del consiglio comunale. A Montale la cittadinanza sembra sentire il richiamo della foresta, grazie anche a un personaggio politico di opposizione che pare possedere tutti i numeri per ila poltrona di primo cittadino.

Il sindaco più inceneritorista e carbonizzatore del mondo, ha fatto di tutto e di più, soprattutto smentendo la programmazione della chiusura del detestato impianto di Montale, ma anche tenendo in piedi il piano edilizio tra la Misericordia e una cordata di immobiliaristi interessati all’atterraggio (questa parola piace al Betti) del piano di urbanizzazione dell’area dell’ex-carbonizzo di Fognano, poi mandata al cestino dal sostituto Leonardo De Gaudio anche se non si capisce perché, dal momento che, dinanzi alle carte, perfino a dei giornalisti incolti e stupidi come noi, si rizzano le orecchie. Ma forse in procura (ed è sempre più chiaro di giorno in giorno) non danno leggere anche se hanno ricevuto una laurea in giurisprudenza e hanno vinto un concorso in magistratura.

Leonardo De Gaudio, Pm titolare d’inchiesta cestinò l’affaire sul Carnonizzo di Montale, con tanto di lettera scarlatta del collega Curreli

Anche ieri sera, nella sala della riunione del comitato ambientalista alla Stazione, Ferdinando non s’è presentato. Lui non ha bisogno di metterci la faccia. Oramai ce l’ha “nera fumo”, quello fuoriuscito dal camino del gioiellino di via Tobagi; e poi è più democratico dei democratici, vantando coperture anche in procura, dalla quale viene ricevuto, anche senza appuntamento, per ottenere una dichiarazione di limpidezza legale che poi sbandiera con la sua siniscalca Paola Nanni, ma che non osa mostrare a noi. Che fosse solo una emeritissima bufala da Pd per mascherare un sacco di malefatte?

Ferdinando è inoltre l’omìno della vicenda dei fondi della Protezione Civile del maggio 2019. Il nostro intervento su quella faccenda finiva con una domanda innocente ed educata, ma nemmen letta dal giudice Luca Gaspari: «…sarebbe cosa buona e gradita che Ferdinando Betti, provvedesse a darci le informazioni relative alla auspicabile correttezza del suo operato».

Ebbene, alla domanda posta e correttamente formulata in pieno rispetto dell’articolo 21 della Costituzione, dopo ben cinque anni, il carbonizzatore Betti non ha ancora risposto: anche perché la procura lavora per «la gente comune» (dice Coletta), ma solo se essa si chiama Turco, sindaci, amministratori pubblici, Pd e quel che altro volete. Tutto, purché non cittadini privati, il cui unico scopo, per le «autorità costituite» è, senza dubbio, quello di essere spennati di tasse, vaccinati anticovid e mandati “a morì ammazzati” anche con la Nato del cazzo! E non è una parolaccia incontinente, pesidente Marchin i dei giornalisti toscani: è una citazione da Cesare Pavese, uno che stava molto più a sinistra di noi e di te: «Sappiamo bene cos’è il cazzo…(Tra donne sole, 1949, Einaudi, p. 75). 

Il sindaco, però, convocò una rassegna stampa con tutti (e solo) i giornalisti dei soliti giornali culilingui, ai quali sventolò, sotto il naso, un certificato 335 – disse lui, ma senza farlo farlo vedere – rilasciàtogli in cinque minuti Procura che nessuno ha mai visto e che lui, alla facciaccia dell’articolo 3 della Costituzione, ottenne di corsa; mentre a noi poveri cittadini e pagatori degli stipendi dei magistrati e dei funzionari, occorre anche un anno per poterne disporre; e dobbiamo seguire tutte le formalità più cavillose, disposte dal Pm capo Coletta, quello che fece tremare il Lgt. delle Fiamme Gialle Daniele Cappelli sul caso Lucia Turco.

Il Fedi le cose le dice, ma poi non vuole dire di averle dette…

Comunque, l’articolo sul denaro della protezione cicile, firmato da Alessandro Romiti, nasceva ed era suffragato dalle segnalazioni di due referenti politici, dei quali uno ancora in pista con il suo distintivo baffo argentato: Alberto Fedi.

Ciò dimostra – se mai ce ne fosse bisogno – che la procura della repubblica e certi giudici penali di Pistoia (in questo caso emblematico il timido e ossequioso Gaspari – non sono né terzi, né imparziali, né indipendenti, ma, non di rado, legati mani e piedi, alle prevaricazioni impositivo-dittaoriali di loro “colleghi” del Terzo Piano (nella fattispecie: Claudio Curreli e Giuseppe Gireco, complice Tom Col.) che si permettono di esercitare in insano, ingiustificato potere da decenni usurpato e che avvelena la verità, la giustizia e la Costituzione del nostro paese miseramente finito in mani impure.

Alberto Fedi è un consigliere di opposizione stagionato e garantito, grazie alla desertificazione del centro destra della piana assicurata e consolidata dal distruttivo duo Sonia Pira-Patrizio La Pietra-Plastilina. Anche il leghista Franco Vannucci è scappato a gambe levate, rassegnato allo schifo della più inconcludente politica locale, fritta e rifritta a suon di olio di semi fari d’inciucio.

Ascoltate bene le dichiarazioni di Fedi rilasciateci all’epoca. Presto seguiranno quelle dell’altra informatrice autorevole, Francesca Simoni, una che – tirato il sasso e nascosta la mano – si fece trascinare in aula a forza (se lo rammenta, giudice Gaspari?) per dire la verità, ma che poi non disse. Ma la giustizia a Pistoia ha una sola missione: fare in modo che Claudio Curreli e moglie facciano quello che vogliano e che, in questo bailamme, dopo avere cancellato la voce di Linea Libera, una sorta di Matteotti del terzo millennio, la dittatura della malagiustizia possa procedere a ruota libera e senza intoppi.

 

 

Sulla storia che riguardava i fondi della Vab il Betti, sindaco permalosissimo (e per questo motivo da me definito anche baccalà/stoccafisso: ma i politici dovrebbero essere pronti a farsi perculare ogni tre per due dalla stampa; e invece loro si sentono sempre degli dèi e il Curreli gli va dietro a corsa perché così può portare a dama le sue pedine…); il Betti ci querelò.

Oro fino per lo scout incompatibile a Pistoja per la compresenza con la moglie e per l’operato antistatale realizzato, con l’avallo complice di tutti, attraverso Terra Aperta (Giornali Chiusi) , con cui i clandestini entrano liberamente e sguazzano a Vicofaro.

Il giudice Gaspari – per niente indipendente, non-terzo, non-imparziale – sentì in aula Francesca Simoni, che insieme al Fedi aveva suggerito il tema-Vab/Protezione Civile a Romiti. Anzi, Gaspari la fece mandare a prendere dai CC, perché costei faceva di tutto per non presentarsi: «Si rinviava all’udienza del 2.5.2022 per l’esame del teste Simoni Francesca, che è stata sentita previo accompagnamento coatto disposto direttamente durante l’udienza, su richiesta congiunta del Pubblico Ministero e degli avv.ti Barontini, Spadoni e Lomi» (dalla sentenza [?] Gaspari).

Anche Beethoven, notoriamente sordo, o Omero, notoriamente cieco, si sarebbero accorti che la testimone non voleva dire la verità ed era reticente sul fatto. Gaspari si incazzò pure, alzando la voce. Poi chinò «la fronte al Massimo Fattor che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar», dal 5 Maggio del Manzoni. Dove il Massimo Fattor altri non è che la metafora dell’inarrestabile, fuori-regola, iper-protetto, super-criticabile Claudio Curreli, eroe dei nostri tempi (da Mattarella e De Luca). Non importa che Curreli e la procura si sforzino di insegnarci a fare i giornalosti: li facciamo bene da soli e non coi buchi e gli strappi o le lacerazioni che spesso caratterizzano le presuntuose indagini (?) di cui al Terzo Piano si vantano.

Montale è adesso chiamata alla scelta: la restaurazione vieta in salsa-Betti o il tentativo di speranza per un “cambio di direzione” che non sarà però sicuro. Noi staremo qui, resistendo sereni alle persecuzioni delle toghe del Terzo Piano. E continueremo a fare il nostro lavoro di giornalisti, raccontandovi la verità documentale che i giudici non-terzi, non-imparziali e non indipendenti cercano di cancellare ogni giorno dalle coscienze dei lettori.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana


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