“AMORIA”, DEGNO EPILOGO STAGIONALE AL MODERNO

Francesco Mangiapane
Francesco Mangiapane

AGLIANA. Venerdì 8 maggio si conclude la lunga stagione di residenze e coproduzioni sviluppata dal Teatro Moderno di Agliana, con un evento imperdibile per gli amanti della danza.

Sarà in scena la pièce di danza contemporanea Amoria, del giovane e talentuoso coreografo pratese Francesco Mangiapane, con la collaborazione musicale di Samantha Bertoldi – Gene Recordings –, il disegno e le luci Associazione Culturale Il Moderno e grazie all’interpretazione di Rossana Abritta, Ylenia Ambrosino, Alessandra Berti e Francesca Montecampi; collabora: Virna Ciottoli e con la fotografia di Francesco Fornaini, Giuseppe Giuttari, Federico Lazzeretti, Giovanna Passarai, Giovanni Tomaino.

Un lavoro dallo stile molto definito, dotato di un forte impatto visivo e sonoro a sostenere e mettere in luce il virtuosismo tecnico e ginnico e l’espressività delle quattro danzatrici che la interpretano.

Si tratta d’altra parte dell’ultimo capitolo, per questa stagione, di un progetto che ha portato sul palco del teatro Moderno ben undici compagnie che durante l’anno hanno risieduto, svolto le prove e poi rappresentato il proprio lavoro ad Agliana: dalla prosa di Claudio Morganti (compagnia residente al Moderno) e di Tamara Bartolini alla sperimentazione di Luca Camilletti, Alberici/Marsicano e Ziba Teatro, dal teatro-ragazzi di compagnia Gallo-Sansone, compagnia Ersilio M., Teatrificio Esse ai laboratori di Paolo Hendel, Maria Cassi, Per Fare Spettacolo, dal teatro comico di Andrea Bruni alla danza, appunto.

Francesco Mangiapane in palcoscenico
Francesco Mangiapane in palcoscenico

La ricerca continua e costante di percorsi di qualità, al di là dei generi, ha contraddistinto per questa stagione 2014/2015 la direzione artistica del Moderno, identificandolo in maniera chiara come luogo di co-working, ospitale e collaborativo, per artisti provenienti da mezza Italia. Nello stesso tempo, senza minimamente pesare su finanziamenti pubblici, si pone come un esempio virtuoso di “programmazione sostenibile” che si regge esclusivamente sul rapporto a tre artisti-pubblico-teatro.

“Amorìa […] invoca la materia della terra, elemento dal quale, attraverso vicende corporee, ipotetici amanti mossi dalla carne e dal cuore vivono la libertà e la privazione, l’amore e la morte sviluppandosi come simbolo ed intesi come simulacro della negazione. […] Passaggio essenziale nel corso dell’ideazione di Amorìa è stato l’incontro con i ‘Sonetos del amor obscuro’ di F. G. Lorca (1898-1936) da i quali sgorga senza fraintendimenti l’irrisolto vincolo tra Eros e Thanatos che si inserisce come punto di analisi all’interno della composizione. […]. Una tenda, un rifugio, una penitenza, si staglia verticalmente sul palco. Un sospeso non-luogo, dietro al quale raccogliersi e condividere l’unione, la contiguità, la libertà, nascosta al disappunto e al giudizio; l’interno può essere esterno è un viceversa lasciato scoperto. […] intimo ed estraneo si traducono in un link tensivo che apre accordi e divergenze tra forma e sostanza. E’ un dialogo interno, che inizia in levare”.

[il moderno – agliana]

Scarica: C-V-Francesco-Mangiapane-Ita-vers

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