Dopo quattro anni di battage giornalistico limpido, chiaro e documentato, essere ancora qui a parlare della genialità dei giudici di Pistoia che difendono la corruzione, non è uno sconcio che solo uno stato corrotto può lasciar correre senza battere ciglio? Alla faccia delle «autorità costituite» della Gip Martucci!
A CASA DI VANNI FUCCI SOLO GLI ELETTI
POSSONO SPERARE DI ESSERE ASCOLTATI
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Uno dei miei straordinari maestri forteguerriani, quello che mi insegnò a tradurre sia il latino che il greco; quel gigante del sapere linguistico che fu il compianto professor Raffaello Melani, un anno a Natale venne in classe a distribuirci le pagelle al posto del preside.
Non ricordo chi fosse il fortunato compagno che si sentì leggere, come risultati: Italiano 5-5; Latino 4-5; Greco 3-5; Storia 5; Filosofia 4; Matematica 4; Scienze 5; Arte 6; Religione molto (che per don Gargini significava quasi insufficiente); Ginnastica non classificato.
Il professor Melani, senza scomporsi commentò: «Però… 6 in arte». Ma sùbito dopo, con i suoi guizzi espressivi: «O meglio… sei in-erte!».
Se vedesse cosa non sono oggi certi pomposi magistrati della repubblica di Mattarella & Benigni a Sanremo, ne avrebbe di commenti da fare. E più d’uno.
Il latino, per indicare chi resta immobile e non fa praticamente nulla, adopera una parola composta dal prefisso negativo in- più il termine ars: quello dell’art-igiano, cioè il lavoro manuale. Peggio i greci, più attaccati al valore semantico delle radici.
Ad Atene chi non faceva una “beata minchia” era tacciato di aerghìa; anch’essa parola composta da un’alfa privativa (vedi a-cefalo = senza testa), più la radice di lavoro, erg-. Pensate a en-ergico, come “capace di trafficare”, manualmente.
All’inizio di maggio 2022, due personaggi in cerca d’autore – Sergio Luciano Giuseppe Meoni e la sua augusta consorte Margherita Ferri –, favoriti vergognosamente dal Comune di Quarrata (il geometra Franco Fabbri regalò loro due condoni e almeno altre quattro o cinque autorizzazioni a sventrare il Montalbano nonostante i vincoli ambientalistici di ogni genere e le norme edilizie contrarie…), avendo trovato la mia auto ferma su un lato di una strada stretta, la Via Vicinale di Lecceto, si piazzarono con la loro Jeep dinanzi al muso della mia Opel nera e, starnazzando come due oche bianche, cui gli unni ungheresi strappano le piume del petto per fare i famosi piumini tanto di moda oggi, mi sequestrarono a forza lì, impedendomi di andarmene a mio diritto e piacere.
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Come la pigliate? Ipotesi di violenza privata o tentato sequestro di persona? Fate voi. I due velenosi vecchietti creativi avevano anche chiamato il luogotenente Salvatore Maricchiolo per avere il garantista supporto della legge.
Maricchiolo aveva risposto che non aveva pattuglie a disposizione (o non voleva averne, chissà?) e aveva chiamato in aiuto i vigili del Comune di Quarrata. Che a un certo punto arrivarono e, come prima cosa, ordinarono seccamente alla Margherita starnazzans e a Sergio claudicans, di togliere immediatamente la loro Jeep di mezzo e di lasciarmi andare via senza trattenermi lì a forza.
Il tutto dinanzi alla casa del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, via di Lecceto 1, altro favorito da Comune e procura, fornito di ben 3-4 telecamere inammissibili perché puntate direttamente sulle aree di pubblico transito perché minacciato (ha sempre detto costui) da uno stalker pericolosissimo quale son io almeno nella mente di procuratore e sostituti con ipotesi di serie turbe mentali.
Ed ecco un’altra anomalia del tutto realizzata dal sostituto facente funzione Giuseppe Grieco. Da allora al 25 luglio 2003, il dottor Grieco non ha mosso boccia – e non intendo Luigi, il sostituto che aveva la residenza in una casa senza porte e senza finestre…
D’altronde credo – e penso di non sbagliarmi – che Grieco sia un vero habitué del laisser faire laisser passer; cioè del galleggiamento delle pratiche; dell’accantonamento dei problemi; del dimenticatoio dei fatti e quant’altro.
Ve ne cito una serie:
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archiviò (sempre a vantaggio di Margherita & Sergino) una querela per avere essi segato un tubo dell’acquedotto e mi disse, in aula, dinanzi a Gaspari, che non c’era nessuna violenza privata a lasciare senza acqua due persone (mia figlia e il suo compagno) per 8 giorni 8.Ma forse il tutto dipese dal fatto – mi dicono – che i velenosi vecchietti si rivolsero all’avvocata Turco, gaudente di una «prossimità sociale» molto stretta con la procura pistoiese e, per altre vie, con Tom Col.
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Scese in aula contro mia figlia dinanzi al giudice Alessandro Azzaroli per una ammenda da 150 euro sparata dalla Gip Martucci ad mentulam canis e inaudita altera parte.
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Frugò dentro al mio cellulare, sequestrato da un genio di nome Curreli, non su fatti di cui ero stato volutamente imputato, ma su conversazioni personalissime tra me, mia figlia e mia nipote.
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Quattro telecamere del ragionier non-dottor Perrozzi tutte puntate sulla pubblica via: e tutti zitti. Perché la procura di Pistoia preferisce vedere solo le… «prossimità sociali»… Tenne a mollo, come si fa col baccalà San Giovanni, 5 querele dell’architetto Franco Natali contro la sanità toscana e le Rsa, che alla fine hanno fatto morire sua madre: ma ne mandò immediatamente avanti una presentata dall’Usl contro il Natali stesso, perdendo, e facendo perdere a tutti, tanto di quel tempo fino a far finire la madre del Natali nella fossa per inerzia assoluta.
6 in arte. O meglio… sei in-erte, gli avrebbe detto il professor Melani con la sua insolita capacità di celiare. Quel professore che, nel 1966, alla vigilia del nostro esame di maturità, facendoci il sermone di fine-liceo, mentre erravano a pranzo in un locale sulle rive del Tirreno, ci rivolse questo affettuoso pensiero: «Mi auguro che nella vostra vita siate sempre pari a questo grande amico azzurro che ci sta dinanzi: perché lui, in verità, non è mai stato sciocco!».
Pensate un po’. Chi ci difenderà mai da coloro che dovrebbero difenderci e che, invece, per strane «prossimità sociali» e altre oscure ragioni, ci mandano ai domiciliari per 104 giorni, mentre non si ricordano neppure che ad ogni istanza che venga presentata alla pubblica amministrazione (e anche la giustizia lo è: parola di Gaspari) il tempo per rispondere è di 30 giorni?
È più di un mese che ho fatto richiesta per sapere perché l’aggressione nei mei confronti del maggio 2022 stia dormendo da oltre un anno in fondo a un cassetto e, nonostante l’art. 328, comma 2 cp, nessuno si è degnato di rispondere come dio comanda.
E meno male che il magistrato è soggetto alla legge! Se non fosse così, come potrebbe punirmi? Mandandomi una risposta per posta ordinaria con armi chimiche dentro, uso il bacillus anthracis del carbonchio?
Avrà ragione comunque il sostituto inerte, anche se è stato inefficiente, inefficace, reticente per oltre un anno dinanzi alle bizzarrie di vecchietti velenosi ma favoriti da tutti, procura compresa?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
[3. segue]
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