angolo ottuso. CRAXI: CREDO IN UNUM DEUM, DISTRUTTORE DEL CIELO E DELLA TERRA

Bettino Craxi

L’INTERVENTO  dell’ex assessore Spinelli (o, come veniva comunemente chiamato a Serravalle, Paghetta) su Bettino Craxi, e la trasmissione, proprio ieri sera, 14 luglio, su La7, dedicata da Andrea Purgatori a quello che Spinelli non può definire «statista» (non perché non lo fosse, ma perché Paghetta non ha sufficiente background per leggere e capire il mondo che lo circonda), mi spingono a tornare su un tema a me caro: l’assassinio della cosiddetta Prima Repubblica (per me, la sola Repubblica: il resto è stato un insieme di sozzume e vergogna) e la creazione di quel falso mito dell’antifascismo di ritorno contro tutto e tutti tranne il Pci e i suoi eroi, dal compagno Greganti, Stachanov sovietico del mutismo, a quel bell’esempio di democratico per una volta e mezzo presidente della cessione dell’Italia agli interessi della finanza libera da qualsiasi intento morale; quel  Giorgio Napolitano – dico – che, allo scoppio di “Mani Pulite” era presidente della camera dei d[ormienti]eputati.

Certo che questo non-statista (secondo Paghetta) deve averne fatto di male all’Italia. Con lui al comando, dice Spinelli, il suo «unico sport che ricordo era quello di riscuotere tangenti e collezionare processi e condanne. L’appellativo poi di statista è certamente fuori luogo».

Ecco perché siamo, come dice Porro, alla Quarta Repubblica (ripeto: l’Italia ha avuto una sola repubblica, la prima. Il resto è idiozia allo stato puro). Tutti i mali li ha fatti, caro Paghetta (e cari comunisti razza-scelta), proprio lui e solo lui, Bettino Craxi, un solo e il solo dio, distruttore del cielo e della terra. Che forza!

Napolitano il democratico

Che i comunisti fossero la parte integralista del cattolicesimo, è ormai di solare evidenza, se ancor oggi se ne escono con opinioni di questo genere senza ricordare che il discorso di Craxi in parlamento lasciò tutti muti, Napolitano in primis.

Che uomini quelli d’allora, o gromma del Pci di oggi, o signori Paghetta degli apparati dei soli giusti in terra, o gente palluta e tosta capace di ragionare con un solo neurone targato PP, Partito Preso! Gente esattamente speculare a un Mattarella che, chiamato in causa da Lotti[zzazione] sul caso Palamara, risponde – come una pseudo-vergine ritrosa che sa di non aver più imene, neppure un millimetro – non «mettete sotto inchiesta Lotti per quel che ha detto!», no. Risponde «non è vero nulla» e lì la chiude, abbassandosi in fretta la veste per coprire le vergogne e girandosi dall’altra parte.

Che c’è sotto? Se fossero andati avanti, si sarebbe scoperto che anche il non-presidente era davvero coinvolto e partecipe, con Lotti, degli abusi di potere nel rifrùcolo illecito della magistratura (indipendente)?

Stessa scena di silenzio tombale alla camera durante il discorso di Craxi. Stessa scena dei “tori da monta” rossi già castrati per bene dall’Unione Sovietica con le tangenti russe dell’epoca e i finanziamenti illeciti, ormai pacificamente accertati, provenienti da un partito comunista in guerra con la Nato e il Patto Atlantico. E Napolitano & C. ci inzuppavano non il biscotto, come si dice, ma addirittura tutto il berlingozzo.

Spinelli (e il cognome non lascia ben sperare…) ricorda solo, come i comunisti a causa del loro mono-neurone, un unico particolare alla volta.

La dottoressa “blow job” gonfiava Clinton nella Sala Ovale

Non rammenta che con Craxi la stessa America si mise sugli attenti quando scoppiò il caso-Sigonella. Non ricorda che a quei tempi l’Italia viveva e viveva bene. Non ricorda, al contrario, che i suoi compagni (Napolitano in testa) applaudivano i russi aldilà della cortina di ferro, e i loro carrarmati a Budapest.

E soprattutto non ricorda (che strano effetto fa la paghetta sugli uomini!) che il divino D’Alema s’inchinò dinanzi al grande Clinton proprio come Monica Lewinsky, protagonista di un famoso sexgate bocchinaro, quando i comunisti, ormai più filoamericani di Capitan America, imposero all’Italia di far partire dalle sue basi aeronautiche tutti i bombardamenti sull’ex-Jugoslavia.

Ma il barbiere di Gallipoli aveva già il pugnale in mano…

Più realista del re, il baffino barbiere di Gallipoli! Che poi fu lo stesso che fece morire Craxi in esilio, mentre tutto il suo partito – marchettaro, tangentista, pronto alle fellazioni filoamericane per il potere e ben abituato a Botteghe Oscure, in cui si orchestravano anche oscuri commerci, perfino carnali, in passato, per chi ben ricorda – si riciclò come si fa con la plastica, fingendo di essere diventato l’antesignano della democrazia. E forse fece morire Craxi in esilio perché, fosse mai tornato a curarsi in Italia, non si corresse il rischio di vedere uno sputtanamento generale di chi, da Tangentopoli, stava traendo il massimo vantaggio.

Se non erro, questo Dio mostruoso, distruttore del cielo e della terra, non lasciò, dietro di sé, miliardari conti correnti personali e non lasciò ricchezze all’estero come, ad esempio, il premio Nobel per la pace Arafat, assai caro alla sinistra italiana e, ancora oggi, alla chiesa dei preti filopalestinesi.

E c’è da credere, per questa sua incontestabile e incontestata povertà, che forse Craxi, il dio cattivo, aveva ragione quando definì mariuolo e brigante Mario Chiesa che, in Svizzera, di conti correnti personali ne aveva aperti due: Acqua Levissima e Acqua Norda (se non erro).

Vorrei che le indagini sui conti all’estero fossero fatte, indefettibilmente, su tutti i politici d’Italia: e di tutti i colori. E allora sì che ci sarebbe – ne sono certo – da divertirsi.

Una svolta nella storia d’Italia

Di Pietro, caro Paghetta, non fu affatto un genio e neppure un santo della giustizia: fu, come oggi si vede più chiaramente, un giustiziatore.

Non si ricordava neppure con chi si era laureato all’università (come si fa? Io ricordo perfino le domande del controrelatore…), ma alla fine trovò comoda accoglienza come senatore comunista del Mugello (salvo errori), per poi svincolarsi e mettere su, in proprio, un partito che gli ha fruttato non solo appartamenti romani di comprovata opacità fiscale, ma anche scandali di nepotismo con il figlio. Questo non si ricorda?

Caro Spinelli, quando si guarda una donna nuda, non si può dare un giudizio complessivo solo sul cuscinetto di pelo nero se è o no triangolare isoscele, equilatero o scaleno. Ci sono anche tutte le altre parti del corpo e, infine, perfino le varie attitudini a fare quaclosa o meno: ma per i comunisti il carattere di Craxi non andava bene, perché non era un giunco che si piega nel fiume lasciando passare la corrente della piena. Ed è per questo che, ancor oggi, se la sinistra potesse, lo farebbe morire di nuovo in esilio: perché Craxi le ha tirato giù le mutande dinanzi al mondo intero e nessuno del Pci ha potuto e saputo affermare che stava dicendo cose non vere.

Un’affermazione buona, però, signor Paghetta, la ha detta: che c’entra Bettino Craxi con la zona sportiva? E in effetti devo darle ragione: non c’entra proprio.

L’amministrazione di Lunardi ha sbagliato perché il nome di Craxi sarebbe dovuto andare non a quell’area a cui è stato destinato, ma direttamente a Piazza Vittorio Veneto, più adatta ad essere rinominata in rapporto alla grandezza di questo personale nemico dell’ex assessore.

Piazza Bettino Craxi – doveva essere deliberato –, già Piazza Vittorio Veneto.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di correggere la distorsione
dell’ultima tremenda storia d’Italia


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