APR-MAIC: COME UNA «CASA SULLA SABBIA» O UNA «LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO»

Luigi Egidio Bardelli. Le delibere APR sono nulle
Luigi Egidio Bardelli. Le delibere APR sono nulle

PISTOIA. La febbre era altissima, l’altra sera, in Ex-Apr/Maic, in via San Biagio, quando da Roma sull’intramontabile Luigi Egidio Bardelli e sul suo strettissimo collaboratore, don Diego Pancaldo, si è abbattuta la doccia fredda della sentenza che schianta e sbriciola tutta un’impalcatura creata dal nulla e sul nulla: cosa che noi, prima in Quarrata/news e poi in Linee Future, abbiamo ininterrottamente sostenuto in contrapposizione con la maggior parte del “comune pensiero pistoiese”, sia di coloro che contano che di quelli che decidono nella città del silenzio (e dei silenzi).

Ma alla fine tutto torna, direbbe qualcuno. E il tribunale di Roma, si legge nel dispositivo, «annulla le delibere adottate dall’assemblea dell’Associazione Italiana Assistenza agli Spastici (A.I.A.S.) Sezione di Pistoia del 26/3/11 e del 16/4/11, di cui già era stata disposta la sospensione dell’esecutività in corso di causa»: ed è sufficiente solo questo capoverso a far capire che l’invenzione bardellinano-pancaldiana, sostenuta anche – se non sbagliamo – da un forte supporto giorgio-federighiano, sul nulla era fondata e nel nulla, com’era logico e doveroso, è terminata. Noi il 16 aprile del 2011 c’eravamo all’auditorium: e salutammo sia Bardelli che Federighi – peccato che ambedue scappassero sùbito dopo la nostra stretta di mano… Forse non fummo molto graditi.

Eppure, per questa sorta di follia e di illusione, pompata da ogni lato, dappertutto sostenuta e perfino ben accolta e ben premiata da sua eccellenza il Prefetto in Duomo (nei prossimi giorni vi faremo poi ripercorrere passo passo tempi, luoghi, fatti e persone), Bardelli e le sue truppe hanno messo un piedi un accampamento crociato che – non lo diciamo noi – è stato e resta solo un vuoto gioco di prestigio, una parvenza, una sostanziale inessenza, una fata morgana, un miraggio: e lo ha fatto con tutti i poteri pubblici alle spalle, entità che oggi, a séguito di questa sentenza senza mezzi termini e senza remissione, risultano (purtroppo è così) coperti di un velo leggerissimo di ridicolo che deve ancor più fare indignare i pistoiesi e i toscani che, dal 2011 e fino ad oggi, contro ogni logica di legge e contro la loro volontà, hanno dovuto tollerare (e dire tollerare dovrebbe far riflettere i difensori della legge e della legalità) che i soldi delle loro tasse fossero manovrati impropriamente e contro le decisioni dei magistrati romani, da chi nessuno era e, infine e giustamente, nessuno è tornato ad essere. E non erano centesimi, questi soldi: erano una montagna e pubblici (sottolineiamo ancora: pubblici); sono stati ben 6,5 milioni di euro all’anno per tutti gli anni da allora sino ad oggi.

Il conto lo facciano pistoiesi e toscani: e si indignino a dovere per essere stati menati per il naso da chi aveva le mani in pasta, a iniziare da quella possente e benefica Regione Toscana di Enrico Rossi che in campo sanitario ha solo saputo inanellare un casino sull’altro a cominciare dalle ruberie di Massa (420 milioni) per finire agli scandalosi tagli alla sanità a danno dei cittadini e a vantaggio dei privati: e senza che nessun compagno abbia fiatato.

Il dramma dell’altra sera (vedi qui, qui e qui) è durato a lungo. Una sorta di passio Bardelli et Pancaldi. Tutti a raccolta, sotto i vessilli (nulli e fasulli) di Apr/Maic [Maria Assunta in Cielo], in via San Biagio. Una specie di veglia che è durata a lungo, anche dopo cena, ci dicono. La veglia di un morto, evidentemente, che era – stando alla sentenza romana – già cadavere al momento di nascere, anche se tutti (autorità laiche e chiesastiche, locali e no) lo hanno sempre fatto credere elemento centrale, benefico e vitalistico nella storia di questa micro-città che non sa uscire dalle sabbie mobili di un conformismo pseduo sotto i più svariati punti di vista.

Don Diego Pancaldo
Don Diego Pancaldo

Da sùbito Bardelli è scomparso, ci dicono. Si è fatto negare dal primo momento della feral notizia e continua tuttora ad essere uccel di bosco, ma muto. Lui che, fra l’altro dirige la sua personale Tvl (e spesso, com’è stato dimostrato in sede disciplinare all’Ordine dei Giornalisti, in maniera discutibile, impropria e perfino censurata per grandi conflitti di interesse irrisolti) e che dovrebbe riferire quel che accade, anche se accade contro se stesso, ieri sera niente aveva fatto dire al suo (lo possiede) Tg60, mentre questa notizia, così dirompente, avrebbe – ne siamo certi – meritato e richiesto la prima pagina e, a seguire, anche un bel Canto al Balì, magari con qualcun altro al posto del direttorissimo, per evitare nuovi conflitti di interesse come al solito. Invece gran silenzio, pneumatico – ci riferiscono – al Tg. Pazienza.

Intanto, fra sussurri e grida, si parla di vibrazioni di paure e timori fra i soci Apr/Maic: perché… con questa sentenza starebbero arrivando gli Unni, starebbe scendendo Attila dalle pianure pannoniche verso la Terra Santa. Il diavolo starebbe per planare a Pistoia.

La storia – se lo ricordate – iniziò con un don Pancaldo che tuonava come un profeta giudeo adirato dando di lupi alla gente dell’Aias tradizionale. Ora sembra che la cosa possa concludersi, sempre in toni epici, con un’altra immagine che i responsabili Apr/Maic ben dovrebbero conoscere.

Ci viene da citare, ad hoc – anche se l’ex vescovo Mansueto dubitava della nostra conoscenza dei Vangeli – Matteo 7, 26-7: «Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». A fianco sale alla mente anche la “lettera a un bambino mai nato”…

Possiamo dire che non poteva succedere diversamente o offendiamo la suscettibilità di qualcuno?

Intanto, lettori e pistoiesi, scaricate da qui – e leggete e meditate – la sentenza di Roma: Bardelli – Sentenza Roma. Sarà senz’altro un’utile lettura, pur se è solo un… doloroso senno di poi.

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