PISTOIA. Il mio ragionamento vuole aprire il dibattito, stranamente assente tra i cosiddetti intellettuali e tra i politici, sul ruolo e sugli interventi della Fondazione Caripit in città, alla luce anche della crisi sistemica che ha spiazzato tutti e dalla quale non si uscirà allo stesso modo di come ci siamo entrati.
I tempi sono cambiati del resto anche per i comuni, basti vedere che quello di Pistoia non ha neppure le risorse economiche per sistemare le scuole elementari che crollano. Non a caso i soldi per le scuole sono stati richiesti proprio alla Fondazione.
Da tempo ripeto che gli investimenti da destinare a beneficio della collettività, tra cui rientrano quelli della Fondazione, devono esser ben ponderati e favorire salti di qualità, con ritorni non solo di immagine ma anche economici.
Tra decine di esempi ne prendo alcuni, esemplificativi della riflessione e di potenzialità inespresse da mettere ai primi posti dell’agenda:
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il lago del Villon Puccini, vero polmone cittadino, parco storico e monumentale, che sta franando e per il quale sono appena partiti dei modestissimi lavori di circa 100mila euro, non si sa bene se definitivamente risolutori o soluzione tampone;
- il giardino all’italiana della villa di Scornio, che con un ordinario investimento permetterebbe di completare la fruizione del parco monumentale sopra citato, dando oltretutto l’occasione agli addetti ai lavori locali di spendere competenze specialistiche perfezionate negli anni;
- il Pantheon e tutto il complesso di locali della banda Borgognoni, cuore dell’animazione culturale e della socialità pistoiese, che con meno di 50mila euro verrebbe reso accessibile ai diversamente abili;
- la chiesa della SS. Annunziata, che è crollata e per cui alla buona si cerca di raccogliere una somma utile per il restauro
Cito infine quello che doveva essere il polo dell’arte moderna e contemporanea locale, un meccanismo che avrebbe dovuto promuovere e coordinare la Fondazione ma che non è mai nato, lasciando singole collezioni ed esposizioni di fatto disorganizzate ed inutili per richiamare visitatori.
Ciò detto mi soffermo poi su alcuni dei recenti e più corposi stanziamenti della Fondazione, prescindendo dal loro valore intrinseco, come il milione di euro per il giardino volante di via degli Armeni, il mezzo milione per la fontana di Buren e i due e rotti milioni per le edizioni complessive dei Dialoghi (o monologhi?) sull’Uomo.
I lettori e i cittadini sono adulti e maturi per valutare se si tratti o meno di “mecenatismo improduttivo” e “sterile autocelebrazione” : da parte mia continuo a ribadire che i soldi per la collettività pistoiese meritano di andare dove servono, dove cioè ci sono situazioni vive ed in funzione senza perdersi in canali superflui o con dubbia ricaduta.
Tutto quanto sopra esposto è confermato da attestati di condivisione per le mie solitarie analisi, che continuamente ricevo in privato da rappresentanti di categorie e personalità di diversa estrazione.
[*] – Ex consigliere comunale, ospite
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