PISTOIA. Da mesi in via della Torre, la strada più importante della città nei tempi antichi – collegava due accessi urbani attraverso le mura, quelle che allora erano Porta Lucensis e Porta S. Petri – si offre ai passanti una pozzanghera di 2 o 3 metri quadrati stabilmente alimentata.
Si trova appena dieci metri da via Roma, costeggiando l’antico Palazzo dei Vescovi e prima della volta sottostante agli edifici della Cassa di Risparmio.
Piove governo ladro? Non proprio ma quasi: si tratta della condensa acida che le caldaie a servizio di uffici e sede della banca scaricano nella grondaia per convogliarla nei collettori fognari. Peccato che l’acidità della condensa, evidentemente, abbia corroso la grondaia stessa fino a perforarla.
Così, per tutto il tempo di funzionamento giornaliero del riscaldamento, in via della Torre è un continuo stillicidio; grosso modo un gocciolone ogni secondo. Chi paga o provvede? Come al solito nessuno, almeno per ora.
Le caldaie furono istallate circa due anni fa sul tetto, con superfetazione del palazzo: una specie di cassone-mansarda adibito a locale tecnico. Anche sul palazzo della (ex?) Provincia in piazza San Leone, come visibile dalle immagini, furono realizzati simili volumi aggiuntivi: del resto negli edifici storici non esistono altre alternative per l’ubicazione degli impianti di climatizzazione.
Va detto, esulando dal problema in questione, che tale razionalità normativa, cioè l’autorizzazione di piccolissimi volumi sui tetti (privi di sostanziale impatto paesaggistico o architettonico che dir si voglia) per locali tecnologici, andrebbe applicata anche per l’istallazione dei pannelli fotovoltaici, che invece il Comune di Pistoia (a tutti i livelli, dalle commissioni fino ai dirigenti e agli amministratori) e la Soprintendenza (a partire dal pistoiese Valerio Tesi, coprotagonista in vicende inqualificabili e non del tutto regolari accadute al patrimonio storico urbano: vedi qui 1 e qui 2) hanno da sempre boicottato e continuano immotivatamente a frenare.
Nonostante le fonti di energia rinnovabili siano opere di pubblica utilità, e per questo incentivate dalla legge, come confermato dalla sentenza 1201/2016 del Consiglio di Stato.
Tornando alle caldaie a condensazioni, impianti ad alta efficienza, grazie al recupero di calore sensibile e latente dai fumi fino a temperature più basse (infatti vengono definiti dei rendimenti maggiori del 100% perché appunto tengono impropriamente conto del potere calorifico inferiore, quello che non contempla il recupero di calore della condensazione del vapore acqueo, causando così ‘l’errore’ di un rendimento maggiore dell’unità), andrebbe precisato che oltre una certa taglia lo scarico acido della condensa dovrebbe avere un apposito passivatore o neutralizzatore: sostanzialmente un filtro al carbone attivo per abbattere l’acidità e l’aggressività della condensa (consultare anche qui).
In fin della fiera, se si vuole evitare di rendere la pozza un’attrazione per il 2017, bisogna che le grondaia venga innanzitutto riparata. Considerando che le fontane di piazza del Carmine e di piazza San Francesco sono misteriosamente inattive e con le vasche vuote, la pozza di via della Torre si configurerebbe come l’unico sistema idrico decorativo in funzione, seppur non previsto e nella sua particolare specificità.
In secondo luogo la Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia (a breve Banca Intesa, si vocifera), magari sollecitata dal diligente personale dei solerti uffici comunali, dovrebbe provvedere a neutralizzare o trattare lo scarico della condensa acida in maniera tale che questa non pregiudichi il patrimonio pubblico creando nuovamente scarichi a perdere per le vie cittadine.
[Lorenzo Cristofani]
Segnaliamo agli amici pistoiesi di Banca Intesa alcuni prodotti commerciali per risolvere il problema (si tratta dei dispositivi per gestire la condensa acida dei fumi):
http://www.edilportale.com/prodotti/sfa/pompa-per-acque-di-condensa/sanicondens-plus_45940.html,
http://www.edilportale.com/prodotti/sfa/pompa-e-circolatore/sanicondens-best_45937.html