
MONTAGNA-LAGO NERO. Meglio così, architetto Gualtierotti, se il rifugio del Lago Nero non c’è più, come lei afferma (vedi).
Talvolta le cose belle e semplici, quando prendono le dimensioni del moderno e, di fatto, uccidono l’originarietà e si snaturano e si “confanno” ai tempi moderni, è bene che scompaiano. Non ce le meritiamo più.
Gli appassionati del Centro Turistico Giovanile, che non nomino, negli anni sessanta, a dorso di mulo portavano le bombole del gas, i materiali di ripristino del rifugio, quello che vede nella foto qui allegata, senza niente chiedere se non un rispetto dei frequentatori per il modesto ma “signorile” alloggio.
Senza bisogno di Provincia e di Fondazioni varie. Nel rifugio esisteva un libro (c’è ancora?) dove i visitatori scrivevano le loro impressioni, i viveri lasciati e le indicazioni utili ai successivi visitatori. In più di cinquanta anni dalle prime frequentazioni, lo posso assicurare, non ho mai trovato un fiasco di vino: il perché mi sembra ovvio. Fagioli, pasta, pomodori, ma vino, no!
Il “mio” Lago Nero è quello che vede nella foto e sotto le Tre Potenze non c’era ancora quella vergognosa speculazione edilizia della Val di Luce e neppure quel “limbo” di Campolino che, con la sua “gabbiovia”, da Pian di Novello, portava in quota i tanti che con moglie e figli piccoli non si avventuravano a piedi e che verso la metà del pomeriggio, con la chiusura dell’impianto e del suo rumore attutito, segnavano la fine della giornata.
Stranamente, ma non troppo, passato il rifugio dal Ctg al Cai e a qualche leccapiedi della Cassa di Risparmio a caccia di golpe, tutto è andato pian piano scemando; un luogo che poteva essere anche turisticamente attrattivo, come lei scrive, si sta piano piano consumando e, come mi sembra di comprendere, è divenuto “cosa loro”.
Debbo onestamente dire che sono circa venti anni che non frequento più il posto e sicuramente la vecchia chiave di accesso che ancora posseggo come ricordo sarà stata cambiata con una a doppia mandata e sistema di allarme incorporato. Contro i ladri, ovviamente.
Pensi un po’, architetto Gualtierotti: al Lago Nero, ovvero in quella pozza, ci sono ancora i tritoni, una specie acquatica che risale a millenni fa; in compenso mentre Campolino e il suo rifugio sono stati abbattuti ex lege dal Comune di Abetone perché ricadenti in quel Comune, la “gabbiovia” che partiva da Pian di Novello – dove era ubicato un albergo a quattro stelle, quasi trenta anni fa, di proprietà della famiglia Benelli che fu “messa in condizione” di andarsene e riconvertire il tutto – ricade nel Comune di Cutigliano. Nonostante tutto, ancora qualche temerario parla di Comunone/Dynamone mentre sul Passo di Annibale l’albergo voluto dalla Famiglia Ciano, dopo quasi un secolo, da scheletro quale era ha ricominciato a vivere.
I tempi cambiano e da Campolino al Lago Nero un impianto da golf, caro al Risaliti Assessore di Abetone, potrebbe anche essere studiato, con tanto di progetto, richiesta di contributi e menate varie.
Nemesi storica applicata all’edilizia? Chi lo sa! Quello che è certo è che il Comune di Abetone ha perso un po’ di concorrenza: chissà se il Danti chiederà lo stato di calamità naturale.
Quando torna al Lago Nero, dove dietro qualche “cestone” ho lasciato il cuore e altro ancora, me lo faccia sapere: le dirò dove ho nascosto una copia della porta di ingresso, in caso di bisogno.
Se avremo modo di incontrarci le chiederò se fra i fruitori della “cosa loro” c’è anche il lustrascarpe di cui sopra. Io penso di sì…