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PISA. Ho appreso dai mezzi di informazione che a San Miniato (Pi), Località La Serra, è in corso dal 4 al 28 agosto la 12.a Sagra del Cunigliolo Fritto, definita “La sagra delle sagre. Unica e inimitabile!”.
Fin qui nulla di anomalo se si pensa che simili sagre si susseguono durante l’anno ovunque, senonché questa è organizzata dal locale circolo Arci che asseconda il massacro di centinaia di animali per questa abbuffata agostana a base di cibi tra cui affettati misti e crostini, pappardelle al cunigliolo, cunigliolo fritto, bistecca di vitello alla brace. È la mattanza del cunigliolo, come la sagra impone.
È scritto sullo Statuto nazionale dell’Arci, Art. 3 “Sono campi prioritari di iniziativa dell’associazione:….. aa) l’impegno per la difesa della dignità degli animali, contro ogni forma di violenza esercitata nei loro confronti, dal fenomeno dell’abbandono alle pratiche della vivisezione e dei combattimenti, e per l’attuazione di attività di ricovero e iniziative per l’affidamento e l’adozione”.
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L’Arci si guarda bene dal prendere le distanze da allevamento, macello, caccia e pesca. Mi chiedo che cosa ci sia di dignitoso nell’uccisione e nella macellazione di animali per fare una sagra e, considerata la condanna della violenza da parte dell’Arci, mi chiedo se il circolo Arci in questione si renda conto della violenza esercitata su un animale destinato ad allevamento, macellazione, caccia, pesca per diventare cibo.
Allevare, cacciare, pescare, macellare e mangiare animali è legale, ma non tutto ciò che è legale è moralmente accettabile: l’Arci lo sa bene, proprio in virtù delle battaglie che conduce, e proprio per questo mi aspetto da un circolo Arci un messaggio diverso, una scelta che lasci fuori il cibo animale.
Credo che la solidarietà, valore caro all’Arci, non sia a senso unico, quindi bisogna iniziare a guardarsi intorno, aprendosi a una visione più ampia della vita animale.
Non mi aspetto che i circoli Arci si occupino della questione animale perché ci sono già le associazioni competenti a farlo ma il messaggio dovrebbe essere dato: difendere i diritti è anche questo.
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Se l’Arci lotta per i diritti con forza e determinazione, rivendica libertà e rispetto, combatte logiche distruttive e di potere, mi chiedo come sia possibile che per l’Arci le scelte alimentari non abbiano ancora assunto il peso che dovrebbero avere proprio in funzione delle argomentazioni e dei principi su cui l’Arci è fondata.
Il cibo non è solo cibo. Il gusto personale non giustifica il diritto di disporre di esseri senzienti come una risorsa a uso e consumo degli esseri umani perché il diritto alla libertà non è una prerogativa esclusiva dell’essere umano.
Non può esserci libertà dove esiste prevaricazione e scegliere come nutrirsi è la scelta più semplice che può diventare la più rivoluzionaria.
L’informazione sul consumo di animali come cibo è sempre più diffusa e accreditata e indirizza a una scelta etica, salutistica, ecologica, sociale, economica dalla parte opposta rispetto a quella a cui indirizza la festa di San Miniato.
Uno dei tanti studi sul futuro dell’alimentazione umana ci fa capire che la strada da prendere è un’altra e mi auguro che anche l’Arci la prenda al più presto impegnandosi concretamente a realizzare i princìpi su cui è basato il suo statuto.
Paola Re
Responsabile petizioni “Freccia 45”
Associazione per la protezione e difesa animale
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