AREA DEL CEPPO SÌ, MA SENZA I SOLITI TRIONFALISMI FACILI

L’architetto Andrea Gualtierotti
L’architetto Andrea Gualtierotti

PISTOIA. Il caso, ogni 50 anni, porta una bella occasione a Pistoia, l’ultima che avrò il piacere di vedere è l’area del Ceppo; la precedente, l’area ex Breda, è stata il terreno per far esercitare la fantasia di molti giovani progettisti e professionisti e testimonianza tangibile di come una classe politica, a capo di una città, sia stata assolutamente incapace di realizzare un progetto innovativo.

Prima di dare prova della stessa incapacità, proviamo a mettere alcuni punti fermi su come si progetta, perché non si tratta solo di investimenti immobiliari, ma di occasioni per trasformare una città rendendola capace di affrontare il futuro.

Scriveva, negli anni settanta un futurologo, l’ing. R. Vacca, anticipando quanto oggi sta avvenendo “se nei prossimi trent’anni la nostra società non ha capito, che per gestire la complessità del sistema e gestire lo sviluppo, ogni generazione deve avere una competenza doppia della precedente, il nostro sarà un medio evo prossimo venturo”.

Cominceremo perciò da questa semplice constatazione, era possibile, lo è nei fatti, che l’investimento sulle generazioni avvenisse nel modo sbagliato; è successo anche in altri paesi, abbiamo privilegiato una cultura umanistica non sempre sufficiente per le sfide che ci si presentavano, abbiamo consentito che si formassero generazioni di commercialisti e di avvocati abbiamo creato i presupposti base per alimentare la burocrazia, da noi già pericolosa negli anni settanta, gli abbiamo fornito le truppe.

In compenso non siamo stati in grado di promuovere una sana e razionale cultura scientifica, humus indispensabile per lo sviluppo tecnologico e base dell’innovazione economica. Questo è successo e succede in Italia (e anche a Pistoia ), dove attraverso Presidi politicizzati si sono formate schiere di docenti inadeguati, che hanno trasmesso il messaggio peggiore ossia che la scuola non serve, non fa crescere “le piante”, che tutto continuerà in eterno immutabile, non saremo mai toccati dalla crisi, potremmo dover ridurre un poco le nostre comodità, ma restiamo invincibili.

Buon giorno a tutti! Quel campanello che suona è la sveglia, sta suonando, la crisi non è più un sogno, è la brutta realtà e non si è ancora espressa in tutta la sua brutalità.

La Nazione web. 13 agosto 2014
La Nazione web. 13 agosto 2014

Mi permetto di dilungarmi nella premessa solo per far meglio capire quali spazi e indirizzi può dare un’amministrazione locale all’interno di questo mondo in rivoluzione tumultuosa; sicuramente dimagrire e avvicinarsi all’efficienza eliminando tutti i parassitismi presenti al suo interno, assolutamente non cercare soluzioni o investimenti, ogni proposta che arriverà sul tavolo per quanto ben confezionata, anche se replicante di altri progetti già efficentati, è vecchia e inadatta alla nostra realtà.

L’amministrazione comunale può solo creare le condizioni migliori dimostrando efficienza della macchina burocratica con capacità di competere per bassi costi (imposte locali), con il resto d’Europa e vigilando che il sistema sanitario e quello scolastico siano all’altezza del futuro, non solo come immobili (e non lo sono), ma sulla formazione di allievi in grado di guardare al futuro.

L’area del Ceppo nasce abbastanza male, data la crisi endemica del sistema pubblico; nasce con un debito congenito, deve produrre diversi milioni per compensare la follia del nuovo ospedale, lo deve fare producendo un consistente margine dalle vendite delle aree, non credo sia necessario possedere una sfera di cristallo per ipotizzare che fare speculazione immobiliare è estremamente difficile e che il pubblico non è assolutamente attrezzato a ottenere il minimo risultato.

D’altronde, oltre alla naturale incapacità del pubblico, si deve dare atto che, per la valorizzazione delle aree e dei contenitori esistenti, ci sono alcuni punti di rigidità nell’attuale fase economica che qui sotto elenchiamo:

  • mercato edilizia civile fermo o in eccedenza di offerta per i prossimi dieci anni
  • destinazione spazi ad uso museale o culturale o nel peggiore dei casi come contenitori pubblici: il tempo degli sprechi è finito nessuno investirà in tal senso per molti anni.

Sono invece da analizzare con attenzione le opportunità per creare contenitori ad attrazione think tank, per il nostro territorio è indispensabile attrarre intelligenze, non ce ne voglia la giunta comunale, escludendo materie letterarie e filosofiche poco attinenti allo sviluppo occupazionale futuro.

A questo proposito ci permettiamo di proporre:

  • mettere all’attenzione la presenza di primarie aree universitarie di grande valore, Pisa, Firenze, Siena; per farlo è necessario investire e promuovere i collegamenti, non è accettabile che serva più tempo per raggiungere Pisa che Milano o Roma
  • la salute e l’alimentazione sono aree d’intervento che stanno crescendo, la seconda è forse influenzata dalla moda, ma sicuramente buon veicolo e strettamente collegata alla prima
  • fare ricerca sulle biotecnologie è un investimento forse eccessivo per le forze pistoiesi, non dovrebbe esserlo se collegato alle essenze vegetali e/o alle fitoterapie; ci sono sicuramente condizioni ambientali e conoscenze adeguate per diventare uno dei centri di eccellenza europea.

Per fare ciò non basta mettere a disposizione degli spazi, ma è necessario avviare serie strategie di programmazione con conseguenti azioni di marketing territoriale. Questo non deve essere occasione per gite di amministratori pubblici, come è successo negli ultimi vent’anni, ma, attraverso la costruzione di seri accordi e interscambi con i centri specialistici europei, l’avvio di una vera inseminazione strategica.

Dobbiamo avere il coraggio di dichiarare il fallimento del turismo e della cultura: Pistoia non rientra nei parametri richiesti per il turismo di consumo moderno e il territorio è per buona parte abbondantemente compromesso. Residuano solo piccole oasi montane su cui fare investimenti di valorizzazione turistica.

La Nazione. 13 agosto 2014
La Nazione. 13 agosto 2014

L’ambiente: non siamo in un sistema eco-sostenibile, il vivaismo non esiste in questa chiave di lettura ed è interpretato solo come riproduzione infinita di specie che altri creano; non esiste la proprietà dei genomi, abbiamo industrializzato un processo facilmente replicabile se ci fosse interesse per il volume economico da parte dei paesi emergenti.

Dobbiamo evitare di acquistare modelli preconfezionati e già sperimentati, la specificità dei territori rende inefficiente la ripetibilità, dobbiamo capire tutte le anomalie che l’importazione di modelli comporta e cercare soluzioni che possano partire dalle specificità del territorio; la nostra è terra di contadini quindi ricca di elementi legati all’alimentazione e alle piante, ricca di prodotti tipici e rari. Questi possono essere i filoni supportati da una tradizione locale (per esempio quello delle fitoterapie ) utilizzando, questa volta sì, le oasi ambientali come miniera di prodotti purissimi.

Per attrarre giovani è indispensabile investire nella scuola, dobbiamo dare la garanzia che gli studenti che escono dalle nostre scuole abbiano la migliore preparazione possibile. Oltre ad un importante monitoraggio sull’efficienza dei docenti, fatta sui meriti professionali e non sindacali, è necessario intervenire con adeguate azioni di marketing promozionale.

L’area del Ceppo è quindi l’ultima occasione per trasformare la nostra città in un modello del costruire ed abitare una vera smart city, capace di avere una identità o meglio una specificità anche in Europa, capace di concorrere a creare un modello nel panorama internazionale, in alternativa possiamo rimanere ancora a metà classifica in Italia, in fondo alla classifica europea e poi… sprofondare.

[*] – Ance Pistoia

Vedi anche: http://www.lanazione.it/pistoia/recupero-del-ceppo-bene-il-progetto-ma-pi%C3%B9-attenzione-agli-spazi-pubblici-1.118023?utm_source=mrsend&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter&userid=NL3869

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