FIRENZE. L’Ordine dei medici ha organizzato un seminario sul contestato inceneritore di Case Passerini riservato agli associati che hanno potuto udire le relazioni di “esperti istituzionali” invitati quali relatori dal Presidente Panti.
Peccato che l’evento sia stato monotematico e senza contraddittorio, tanto da risultare un monologo pro incenerimento, tecnica incensata dai relatori tutti, con il sicuro compiacimento dell’attento Giorgio Moretti, Presidente di QThermo.
I relatori erano tutti eminenti specialisti e cattedratici: Raffaello Cossu (Unipadova), Stefano Consonni (Politecnico di Milano), Pietro Comba e Elena De Felip dell’Iss (Ist. Sup. di Sanità) che hanno ben giustificato la fattibilità e la tollerabilità sanitaria dell’incenerimento dei rifiuti perché – stando alle loro argomentazioni – l’impiantistica moderna ha un impatto trascurabile sull’ambiente.
I relatori hanno trattato il “Focus sulla gestione rifiuti” in maniera monotonale e persuasiva, usando argomenti suggestivi – qual è lo smaltimento delle acque reflue urbane (Cossu) – facendo ampia prolusione sulla pericolosità delle discariche dei rifiuti e richiamando la famigerata pratica dell’incenerimento come il “male minore”: una tecnica moderna vantaggiosa anche per la compensazione della minor energia prodotta da fossili che sarà recuperata dai rifiuti inceneriti che – come anche Legambiente Toscana ha recentemente appellato proprio sull’impianto di Case Passerini – è una energia prodotta grazie a incentivi dopati.
Raffaello Cossu è stato smentito dagli altri correlatori quando hanno bene chiaramente illustrato la necessità di disporre di una discarica di rifiuti “speciali” come necessaria allo smaltimento delle ceneri di combustione (pari a un terzo circa del peso incenerito).
Venerdì scorso a Firenze è stata definitivamente smascherata la più cattedratica menzogna secondo la quale, con gli inceneritori, spariscono le discariche.
Tutti i sostenitori di tali pratiche (politici inclusi) ne dovranno prendere atto insieme allo stesso Moretti della QThermo: con gli inceneritori le discariche non spariscono d’incanto, come fino a oggi propinato alle popolazioni residenti, e anzi ne dovranno essere costruite altre anche pericolose proprio perché speciali.
Finalmente, anche Panti ha acquisito il dato come certo, oggi consolidato in atti di convegno, ma che è usato – in modo fazioso – per l’argomentazione più convincente da parte degli inceneritoristi: dove c’è un inceneritore, ci sarà comunque una discarica, ma di “rifiuti speciali tossico nocivi”, perché tali sono le ceneri di risulta.
Ampia la trattazione sull’innocuità delle emissioni anche se, a nostro parere, i relatori si sono molto bene preoccupati di argomentare le odierne emissioni di inquinanti organici e polveri fini (basse, grazie alle nuove tecnologie) usando modelli e valutazioni matematiche simulate, piuttosto che puntuali.
Con l’aiuto di alcune slide hanno comparato la diversità d’inquinanti emessi fra l’inceneritore e un caminetto a legna in un rapporto di 300/1 in favore del TU (adesso si chiamano termo-utilizzatori) senza però richiamare i princìpi legati alla legge dei flussi di massa che considera le consistenze quantitative totali dei fumi emessi: si pensi che, per un impianto come quello di Case Passerini, si possono stimare emissioni di fumi per volumi di 200mila N/mc per ogni ora di funzionamento, cioè quasi cinque milioni al giorno.
Da notare che la stessa motivazione è stata addotta a Montale-Agliana ma, quando sono stati chiesti gli atti del censimento di caminetti e stufe a pellet, le amministrazioni si sono dileguate, dimostrando come sia semplice colpevolizzare surrettiziamente altri fattori senza nessun riscontro tecnico-scientifico a comprova.
Chi scrive ha preso la parola e ha rappresentato al consesso la posizione dell’inceneritore di Montale, condannato anche in appello, sanzionato e chiamato al pagamento di risarcimenti ai cittadini, visto come i relatori continuavano a blandire la platea sulla generale correttezza gestionale e sostenibilità degli impianti di ultima generazione.
I relatori hanno concordemente affermato che le analisi epidemiologiche odierne sono inattendibili, perché le popolazioni esposte hanno subìto l’inquinamento di impianti obsoleti e non provvisti delle Bat (migliori tecnologie di abbattimento di inquinanti): quindi ecco che le conclusioni sono univocamente favorevoli e rassicurano, grazie ai numerosi controlli interni e l’analisi esterna sulle ricadute ambientali (monitoraggio delle popolazioni).
Tale asserzione, ci pare appena illogica: come si potrà fermare un costosissimo impianto Termoutilizzatore quando, dopo due lustri di esercizio portasse evidenze di sensibile inquinamento, tale da inficiare la salute dei cittadini?
Anche la presentazione dello studio epidemiologico del nuovo impianto del Gerbido di Torino è parso ad alcuni decisamente surrettizio in quanto viziato dal breve periodo di tempo limitato a 24 mesi dal suo funzionamento (una ricerca che però, costerà ben due milioni di euro).
Spiace constatare tuttavia la mancanza di altri consolidati studi, fatti ex-post dall’Unione Europea, qual è l’Enanche Healt (Coriano, Forlì 2007) stranamente mai richiamato da Pietro Comba nella sua relazione di respiro altrettanto europeista.
Presente anche Gianfranco Ciulli portavoce del Coordinamento dei Comitati, che ha rinunciato a intervenire, ma ci ha confermato la sua delusione per un evento che, al di là delle diverse opinioni, non ha minimamente tenuto conto del “carico antropico” dell’area metropolitana, forse ignoto ai relatori che non sembravano avere reale contezza del contesto ambientale, oppure perché argomento è uncorrect e dunque da escludere.
Lo stesso Ciulli ricorda che la dottoressa Musmeci, direttrice del Dip. Prev. primaria all’Iss, chiamata in causa per valutazioni in ordine all’inceneritore e il nuovo aeroporto di Sesto, dichiarò pubblicamente come “un aeroporto inquini di più di un inceneritore, ma un nuovo inceneritore che pure inquina poco, può diventare insostenibile: quel poco di più, può diventare troppo”.
Ciulli ha stigmatizzato la contraddittorietà dei diversi pareri dell’Iss e domanda perché si parla sempre e solo di inceneritore, eludendo il contesto generale con il nuovo aeroportodi Peretola (raddoppiato), il nuovo polo logistico Esselunga, la nuova Mercafir, la terza corsia A 11, il nuovo stadio comunale, con annessa cittadella viola, nuovi hotel e aree di parcheggio e un centro commerciale che dovranno coesistere tutti insieme in un fazzoletto di territorio con un raggio di appena 3 Km: diventerà forse una camera a gas, dove si può anche morire in rispetto a “norme di legge”?
Il Presidente Panti al termine dell’evento ci ha ben chiaramente specificato che l’Ordine di Firenze sta provvedendo alle necessarie qualificazioni di merito e non è affatto vero che sussiste una “potenziale spaccatura” con l’omologo Ordine di Pistoia che ha statuito un parere avverso a tale pratica, vista l’esperienza disponibile – e ciò con rammarico – per il famigerato impianto di Montale.
Noi non vogliamo mettere in dubbio le parole di Panti (nella foto di copertina) ma ci è sembrato alquanto parziale e illogico un evento nel quale si parla dell’inceneritore, eludendo il carico antropico complessivo dell’area come contestualizzato e commentato da Ciulli con una battuta: «A Firenze, si guarda alla pagliuzza e non alla trave».
[Alessandro Romiti]
3 thoughts on “area metropolitana. L’ORDINE DEI MEDICI CERCA CHIAREZZA SULL’AMBIENTE?”
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