area pupilli. UN CHIARIMENTO DEI DIRETTI INTERESSATI

Area Pupilli
Area Pupilli

PISTOIA. «La disponibilità da parte nostra c’è sempre stata: la proposta l’abbiamo fatta, spendendo soldi con dei professionisti; poi sono cambiate le carte in tavola. L’Autorità di bacino ha bloccato tutto con la scusa del battente idraulico e il comune non è deciso, non possiamo rincorrerlo. Non bisognerebbe mai perdersi di coraggio ma io mi sono persa».

La signora Franca Pupilli ci racconta direttamente la situazione relativa al “parcheggio nell’area Pupilli”: una proposta sollevata da più parti, singoli ma anche associazioni tra cui Legambiente, come alternativa all’ipotesi del parcheggio sotterraneo di San Bartolomeo. L’idea – trasversalle si potreppe dire – di un parcheggio di superficie, medio, per un centinaio di auto – come ordine di grandezza – venne poi ripresa sia dall’allora candidato alle primarie del centrosinistra Roberto Bartoli (che successivamente la sconfessò con argomentazioni tutt’altro che chiare e lineari), sia dalla candidata sindaco del Pdl Anna Maria Celesti.

La zona, dove comunque gli attuali strumenti urbanistici consentirebbero un’area di sosta, è racchiusa tra via Baroni e via Malpighi, a fianco del complesso della Santissima Annunziata, già distretto militare. Un’ipotesi progettuale prevede appunto l’entrata in auto da via Malpighi e l’uscita pedonale in via Baroni, praticamente in centro, a ridosso di san Bartolomeo.

Area Metalferro di eredi Pupilli
Area Metalferro di eredi Pupilli

Attualmente l’area ospita la Metalferro degli eredi Pupilli, un’azienda che stocca e commercia rottami in ferro e metalli e varie tipologie di Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche e d elettroniche), un anello – in altre parole – di quell’economia circolare che si fonda sul riciclo della materia e che, per dirla con gli ecologisti, costituisce l’unica soluzione per fronteggiare l’esaurimento delle risorse e raggiungere un’economia sostenibile, abbandonando il modello lineare dell’usa e getta per sposare quello circolare.

«Qui c’è già un impianto per la depurazione delle acqua di prima pioggia» ci racconta gentilmente la signora Franca, che manda avanti con tenacia un’attività piena di formulari, bolle, camion, corsi di aggiornamento per stare al passo delle normative.

«Il babbo (Vezio Pupilli – n.d.r.) comprò questo terreno e la ditta partì nel 1951. Qui si era in periferia, anche se dentro le mura, tutti campi di grano ad eccezione della casina degli agricoltori. Ricordo bene la gora [*] che correva scoperta e poi fu tombato negli anni Sessanta. Il babbo fece costruire il capannone principale in celoblock, una novità allora, e tutti venivano a vederlo perché era avveniristico. Per buttar giù un ambiente come questo ci vuole un capitale oggi, se il comune si decide e offre soluzioni che mettono insieme gli interessi di tutti magari concretizza la possibilità del parcheggio».

Resti dell'antica calletta nel giardino della signora Franca Pupilli
Resti dell’antica calletta nel giardino della signora Franca Pupilli

Uscando dal capannone veniamo accompagnati nel deposito all’area aperta, che raccoglie un’infinità di pezzi e manufatti degni di un museo della storia tecnologica e meritevoli di finire trai banchi del mercato antiquario. «Un fotografo che ha esposto nel palazzo comunale è venuto qui a fotografare trucioli di tornitura d’alluminio e sfrdi di cesoia. Rottami che vengono rifusi ma c’è chi ne trae un valore estetico e li tratta come oggetto artistico».

Vecchie eliche navali, serpentini di scambiatori di calore di varia tipologia, ventole, e pompe di ogni dimensione che manderebbero in brodo di giuggiole l’antico avvolgitore meccanico. Due macchinari servono per ottimizzare le balle di rottami: una pressa ed un escavatore; poi lamiere, serbatoi, depolveratori, ingranaggi epicicloidali, compressori e macchine di ogni complessità: una ricchezza senza pari destinata a nuova vita.

Dopo la rassegna dei manufatti la signora Franca, dolce ma con piglio ed un profondo senso pratico, ci mostra il giardino privato dell’abitazione, che «era la foresteria dei padri serviti». È ospitata una colonia felina di venticinque gatti, maschi e femmine, «tutti sterilizzati», che in un piccolo angolo di paradiso ascoltano un concerto eseguito da storni e altri pennuti nascosti sulle magnolie.

Un muro «di almeno 400 anni» separa l’area Pupilli dal giardino di Mario Carnicelli, che prossimamente sarà acquisito dal comune di Pistoia. Dalla parte di Via Baroni sono è ancora intatta la graziosa struttura in mattoni di una calletta originariamente usata per irrigare gli orti dei padri serviti e proveniente dalle gore di Scornio e gora Riunite.

 

Gora di Gora e di Scornio riunite attraversano l’orto dei padri Serviti, oggi area Pupilli
Gora di Gora e di Scornio riunite attraversano l’orto dei padri Serviti, oggi area Pupilli

[*] – La gora in questione proveniva da Via del Bottaccio ricomprendendo la gora di Gora e la gora di Scornio, dette così Riunite, che si sposavano proprio nel bottaccio dell’antico mulino di San Bartolomeo e successivamente opificio.
Le due gore riunito si riunivano (come osservabile sulla piantine disegnate dal Cavaliere Martelli), proprio al limitare dell’area Pupilli, con la goricina di Candeglia, che veniva da via degli Argonauti, per uscire così dalle mura da Viale arcadia.
Attualmente quest’ultima corre ancora a cielo aperto, lungo tutto il confine del giardino Carnicelli, ma anziché acqua per usi irrigui raccoglie liquami di altra natura. Attualmente i fluidi provenienti dai tracciati delle antiche gore scaricano in Brana, tramite un trabocco di cui abbiamo già abbondantemente parlato (vedi).

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