art. 358 cpp. A FALSARE I FATTI NON È LA CLANDESTINA “LINEA LIBERA”, MA LA PROCURA

Purtroppo la giustizia di Cino è questa e – dati i presupposti protezionistici di Anm, Csm, Procura di Genova, Anticorruzione Nazionale, Direzione Nazionale Antimafia, Quirinale: e domani Corte di Cassazione – sarà difficile intravedere qualche spiraglio o apertura al rasserenamento dell’orizzonte che l’Italia non ha, tanti sono gli Apostolici doppiogiochisti in giro


Se Pm e sostituti pistoiesi leggessero quello che devono, la provincia sarebbe un Eden


SOL FRA’ TURCHI OVVERO IN CINA

MORTE A STAMPA CLANDESTINA!


 

Cos’è Vicofaro in confronto alla pericolosità della stampa clandestina? Neppure l’Unità ebbe la stessa sorte di Linea Libera (ma forse solo perché era comunista…)

 

Nessuno tocchi Caino. Non lo faccia neppure la sacra trimurti della procura di Pistoia: Brahmā-TomCol, il Creatore; Visnù-Currel, il Preservatore; Śiva-Cont,  *l* Distruttor*.

Soprattutto non lo faccia dopo che, domani, 23 novembre 2023, in ipotesi (ma molto probabile), questa divina trinità, che è provvidamente toccata al popolo di Pistoia, prenderà – magari – anche ragione dalla Corte di Cassazione in relazione a tutte le stupidaggini che sono state cucite insieme contro Linea Libera e chi sta scrivendo, dall’epoca in cui il sostituto Claudio Curreli iniziò, col beneplacito di Coletta, a proteggere il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e gli altri in fila; e a perseguitare (e far perseguitare: vedi Martucci e poi Gaspari; con l’aiuto anche di Giuseppe Grieco) il giornale e il direttore. E il tutto – come disse giustamente in aula l’avvocata Elena Giunti – per due parcheggi e tre strade interpoderali.

Purtroppo a Pistoia la giustizia è questa. E – dati i presupposti protezionistici di Anm, Csm, Procura di Genova, Anticorruzione Nazionale, Direzione Nazionale Antimafia, Quirinale: e domani Corte di Cassazione – sarà difficile intravedere qualche spiraglio o apertura al rasserenamento dell’orizzonte che l’Italia non ha, tanti sono gli Apostolici doppiogiochisti in giro.

La «casta» sa difendersi non perché è intelligente (o non si comporterebbe come fa), ma solo perché, con forti catene d’acciaio, con l’uso ad personam del diritto e della legge, prima, per decenni, si è appropriata del potere; e poi ha legato la Repubblica alla rupe, come Andromeda, in attesa che il mostro marino esca dalle acque e la ingurgiti. E non sarà certo Linea Libera il Pèrseo in grado di salvarla da questi coordinatissimi tiranni.

Per chiarezza, poiché il ricorso della trimurti di cui parla il Procuratore Generale della Cassazione, riguarda la cieca follia di voler tacitare, calpestandole, le libertà costituzionali di cui all’art. 21 (parola, critica, cronaca, informazione etc.), nei giorni scorsi ho inviato una lettera-memoriale agli «dèi del terzo piano». L’ho inoltrata attraverso un loro fidus interpres (avvocata Giunti, dia retta! Studi il latino). Intendo dire il luogotenente Salvatore Maricchiolo di Quarrata.

Ho segnalato a Brahmā-TomCol, il Creatore; Visnù-Currel, il Preservatore; Śiva-Contes, *l* Distruttor* che la loro azione (ispirata alle vergognose denunce di Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini: due presidenti dell’ordine dei giornalisti piddini della Toscana) è, come la casa di cui parla Cristo (Curreli, da buon cattolico, è in grado di spiegare meglio), costruita sulla sabbia e sulla rabbia e non sulla solida roccia.

La sacra trimurti del terzo piano di piazza Duomo ha goduto troppo bevendo il sangue del leone ferito.

Si è divertita troppo a sventolare, e far sventolare, notizie farlocche di stampe clandestine consegnando al cronista prediletto del Tirreno perfino documenti d’ufficio (la denuncia Marchini), di cui sono stati riportati stralci sovrapponibili: il che fa pensare a un’illegale violazione di segreti d’ufficio che prendono il volo verso chi fa il gioco trinitario e non solo. Ma gli dèi sono onnipotenti!

È bello e santo, poi, che questi difensori del regno di Sauron, mandino sotto processo, per violazione di segreto d’ufficio, gente come la ex-comandante Turelli: ci fa vedere, appunto, quanto sacra sia la giustizia pistoiese (e più in generale italiana), nonostante Mattarella il Giusto.

Il Pm Coletta al Canto al Balì. Per lui le «prossimità sociali» non contano proprio…

Una giustizia affidata (Bardelli di Tvl, leggi e impara!) a:

  1. un Pm capo tutto d’un pezzo, che però protegge la sorella del suo ex-superiore fiorentino (ma lui ne tace con religioso silenzio);
  2. un sostituto che sin da sùbito ha iniziato la sua carriera facendo una bella figura con Padre Fedele Bisceglia (i comportamenti, di solito, sono archetipici, con tutte le conseguenze del caso) e ora riscuote dallo stato, ma lavora per l’immigrazione illegale – e vìola anche altre normuncole di incompatibilità ambientale o si serve di strumenti d’ufficio per suoi affari personali (scout etc.: peculato?)
  3. una giovine sostituta che confeziona le sue mosse incriminatorie usando (peraltro male) il copia-incolla.

Ora rispondete: è giusto essere abbandonati nelle mani di censori così rigorosi con gli altri quanto lassisti e permissivi nei propri personali confronti?

Che ne dice Sergio del Colle, fratello, secondo Benigni, della Costituzione italiana?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Il luogotenenente Salvatore Maricchiolo

 

DALL’ULTIMA LETTERA

DI SAN PAOLO NON-APOSTOLICO

AL LUOGOTENENTE MARICCHIOLO

 

Carissimo,
faccia sapere, di grazia, a chi di dovere:

  1. che nella indegna vicenda del sequestro di cui sopra, le «autorità costituite» si sono mosse violando comunque l’art. 358 cpp – come segnalato (ma inutilmente) anche al Presidente Barbarisi e non pur una volta;

  2. che le acquisizioni delle dichiarazioni dell’ex-Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, Carlo Bartoli, rese al destinatario, comandante della stazione CC di Quarrata, sono a parere dello scrivente – superficiali e, come al solito, non controllate dal magistrato;

  3. che le dichiarazioni della querela-denuncia dell’attuale presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, falsificano calunniosamente la realtà degli improvvidi enunciati;

  4. che lo scrivente è e resta giornalista professionista, in quanto in possesso dell’idoneo titolo di superato esame di stato (1995);

  5. che i documenti esibiti al magistrato (cancellazione dall’albo etc.) non sono mai stati esaminati e controllati con l’attenzione e la cura richieste dall’art. 358 cpp e dell’optimus pater familias;

  6. che un ulteriore tentativo di sequestro della testata lederebbe (come lederà, nel caso che avvenga) tutti i principi costituzionali di cui all’art. 21 della Carta, sui quali la Procura pistoiese, con suoi esponenti, alcuni dei quali davvero discutibili sotto molti profili professionali-umani e morali, ha finora inteso giocare.


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