
PISTOIA. Nicola Nunziati, nel suo atelier del pittore. Un giovane pistoiese di 28 anni che dipinge per passione ma che, con la maestria e l’ordine delle sue pennellate, ha già fatto parlare di sé. Nel 2011 e nel 2013 ha infatti vinto il concorso per la realizzazione del palio, il pezzo di stoffa che viene assegnato al rione vincitore della Giostra dell’orso, ed inoltre è l’autore dell’immagine di copertina del libro Quando a Pistoia le case erano chiuse, uscito nella scorsa primavera.
«“Art in Garage” è solamente l’anglicizzazione di questa bottega, qui in Via Cosimo Trinci al numero 17, in cui preparo tele e tavole, trasformata appunto da rimessa auto che era» racconta Nicola mostrando i disegni, a penna e a lapis, dei ritratti dei pittori famosi, precisando che «si parte dal disegno per poi esplorare tutti i punti di vista. L’evoluzione di chi dipinge è continua, la sperimentazione non si interrompe mai. Mi cimento su diversi soggetti e con diverse tecniche. Con la pittura a olio aspetto pazientemente, a volte anche mesi: si va per velature, in attesa che si sedimentino i punti luce ed i chiaroscuri».
«Mi piacerebbe un’occasione in cui poter esporre a Pistoia le mie sperimentazioni» aggiunge, dato che al momento piccola esposizione presso la libreria Les Bouquinistes in Via dei Cancellieri. Nel catalogo, vedi qui, delle opere ricorrono i soggetti araldici pistoiesi e alcune citazioni della città «a cui sono legato per la sua ricchezza poco conosciuta. Mi affascina la sua storia bistrattata e mi rammarico della scarsa capacità che ha di rappresentare la propria identità, influenzata da altri contesti politici e culturali, cosa che si vede ancora oggi. Nel tempo hanno prevalso le contrapposizioni, su tutte Guelfi e Ghibellini (citati in un quadro – n.d.r.), in cui lotte e combattimenti tra fratelli nascevano solo dalla sete di potere.

«Ci sono luoghi segreti carichi di un fascino arcano, come la campagna appena fuori città, Via Borgo Stretto, con l’antico osservatorio astronomico della famiglia Marchetti, lo sdrucciolo dove si trova la chiesina di San Jacopo in Castellare o Vicolo dei Pedoni con la chiesa di San Biagino. Spazi senza più funzione e che si stanno disintegrando, dove la gente ci passa solo per parcheggiare la macchina. Immagino quel mondo invisibile che ci sta dietro, come poteva essere quel contesto prestigioso di S. Jacopo in Castellare, con tutto il fermento religioso di una volta, la solennità dei riti e adunate popolari. Vedo con gli occhi della mente Remo Cerini sotto il porticato della Forteguerriana e i bastioni della quattro porte cittadine demolite a inizio Novecento».
L’autoritratto ed i ritratti sono altri soggetti ricorrenti nelle opere: «Racconto me stesso, le mie sensazioni, dal riso al pianto; tutti i tasselli della mia identità. Un quadro non è qualcosa da appendere per ornamento, deve suscitare emozioni, allo stesso modo dei film o della musica, che non hanno senso se non sprigionano qualcosa. Ogni quadro è una pagina di un libro che si completerà quando non ci sarà più fiato nel corpo. Non li firmo davanti ma dietro, non voglio etichette: le realizzazioni non si devono riconoscere per la firma ma per l’emozione che trasmettono. Confido che le mie possano viaggiare per me, fuori dal contesto cittadino, e far conoscere le mie idee, vivendo di vita propria. So di un mio quadro a Monaco, regalato ad un liutaio e di altri a Milano e Livorno. Trovo l’arte nelle persone comuni, in soggetti casuali che osservo estrapolando alcuni contenuti: la luce degli occhi, i capelli smossi in un volto o la drammaticità di un’espressione recondita. Scruto il romanticismo dietro alla storia e dietro alla quotidianità, senza distinguere tra personaggi celebri o sconosciuti».

Chiediamo, da profani, alcune chiavi interpretative per contestualizzare e apprezzare i vari tasselli, appesi nello studio e in casa, anche rispetto a alle varie declinazioni di “arte”.
«L’arte è accessibile a tutti, nacque per far conoscere agli analfabeti le sacre scritture e va quindi intesa come stimolo istintivo. Come un tramonto, che non abbiamo creato noi ma lo apprezziamo; o come la musica che ascoltiamo senza essere musicisti o i film senza essere registi. Dovremmo prima apprezzare la sensazione trasmessa e poi, in un secondo passaggio, soffermarci nelle distinzioni e ricerche storiche che ampliano il significato e le letture. Non è solo nei musei o nelle chiese che si può cogliere una forte emozione».
Insistiamo ancora sulle sfumature e sulle prassi che avvolgono l’arte ufficiale con domande generiche: «sì, qualcuno ci mangia e ci ha mangiato, nel senso più dispregiativo del termine, con l’arte. Ma io ho la fortuna di non doverlo fare come lavoro, non rimanendo così vincolato alle stesse tecniche e soggetti. I critici dovrebbero capire e divulgare? Come in tutte le situazioni anche nella pittura si creano circostanze o esperienze fine a se stesse, tendenze del momento: fenomeni dovuti all’omologazione culturale dei tempi moderni e al marketing di massa che praticamente ha reso le persone incapaci di una sensibilità autonoma. A volte l’arte serve come provocazione ma resta fondamentale il suo ruolo di scrutare dentro e rivelare queste scoperte».
Notiamo appeso e ci soffermiamo davanti, prima di salutare Nicola Nunziati, La lunga attesa, un olio su tela, «che narra i due secondi prima della partenza del palio di Siena, un tempo infinitesimo che dura un’eternità di tensione e palpiti. Un’attesa che è anche la lunga attesa legata al mondo del Palio Senese, compimento finale di una militanza che dura tutto l’anno ma anche una metafora della vita, dove ognuno ha il suo momento se lo coglie con tempismo e lo attende con preparazione».
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