ARTE ORGANARIA, I TESORI DELLA MONTAGNA

L’organo di Gavinana
L’organo di Gavinana

MONTAGNA PISTOIESE. L’arte organaria pistoiese nasce e si sviluppa come scuola autonoma dalla metà del secolo XVIII con le prolifiche attività dei Tronci e degli Agati, allievi del lucchese Domenico Caciolli, in quel tempo trasferitosi a Pistoia; prima di questa data illustri organari, non pistoiesi, avevano varcato i confini della città e delle zone limitrofe portando il loro contributo alla costruzione di strumenti, oggi capolavori indiscussi del nostro territorio.

La montagna pistoiese, tra XVI e XIX secolo, s’inserisce a pieno titolo in questo fertile humus artistico consegnando, attraverso l’importante attività di maestri organari pistoiesi e non, alla storia e alle sue comunità pregevoli strumenti, oggi fiore all’occhiello dell’alto artigianato musicale, a livello nazionale.

Questo primo viaggio nell’arte organaria attraversa i Comuni di San Marcello, Cutigliano e Piteglio, per incontrare solo alcuni dei tanti capolavori che, come un sottile fil rouge musicale, creano un itinerario storico nelle eccellenze dell’ arte organaria che, già da qualche anno, per la loro bellezza, funzionalità e interesse storico, sono meta di appassionati e specialisti del settore.

La Propositura di San Marcello Pistoiese accoglie uno strumento realizzato, nel primo trentennio del secolo XVII, dal lucchese Cosimo Ravani, ampliato da Pietro Agati nel 1788-1792, che mantiene ancora inalterata la sua originaria sonorità, tanto amata dal capitano Giovanni Cini che aveva “in grande stima per la sua dolcezza” questo strumento.

Ravani, eccelso maestro del suo tempo, nel 1626, costruirà anche l’organo per la Pieve di Cutigliano, ingrandito nel 1890 dal cavalier Filippo Tronci, unico titolare della neo costituita ditta Agati-Tronci, recentemente restaurato. La presenza nelle zone montane del Ravani, il Caravaggio degli organi, è forse ancora una volta da ricercare nel legame musicale con la famiglia Rospigliosi, maturato qualche decennio prima con la realizzazione dell’organo della chiesa di San Domenico a Pistoia; nello stesso periodo, inoltre, Pompeo Rospigliosi, zio del futuro papa Clemente IX, aveva acquistato una villa di delizie vicino Maresca, eleggendo le zone montane a proprio luogo di riposo e di svago.

A San Marcello si trova un secondo piccolo, grande, gioiello in attesa di restauro, protagonista di una recente campagna di promozione del Fai, ovvero l’organo dell’ex Conservatorio di Santa Caterina, realizzato nel 1730 da Domenico Caciolli, il quale unisce alla ricercatezza della forma musicale la curiosità di essere uno strumento per così dire familiare, dal momento che con tutta probabilità fu realizzato grazie all’intercessione della figlia dell’organaro, in quel periodo monaca nel detto conservatorio.

Nella Chiesa di Mammiano s’incontra, invece, un organo, funzionante, costruito nel 1798 dal pistoiese Pietro Agati con l’aiuto del figlio Giosuè e della moglie Giustina, prima donna italiana a svolgere il mestiere di organara. La grandezza dell’arte trova il suo culmine nella realizzazione del monumentale organo per la Pieve di Gavinana, voluto dal compaesano Domenico Achilli che lo acquistò nel primo Ottocento dalla soppressa chiesa conventuale di San Lorenzo a Pistoia. Una silenziosa graticola, al centro del timpano di facciata, rimanda il visitatore alla sua originaria provenienza.

L’organo fu ricostruito da Pietro Agati nel 1776, conservando parte degli elementi del secolo XVI, del celebre Cesare Romani da Cortona; uno strumento che raccoglie nelle sue componenti la lunga tradizione dell’arte organaria pistoiese facente capo alla dinastia degli Agati e a quella dei Tronci dal momento che nel 1824 venne ampliato da Giosuè e Nicomede Agati e nel 1856 da Luigi e Cesare Tronci. Con le sue due pedaliere, tre tastiere (Grand’Organo, Concerto e Ripieno) e i 50 registri è oggi considerato uno degli organi storici più grandi d’Italia, funzionante e continuamente valorizzato dalla locale Associazione Domenico Achilli, custode della memoria e dell’attività di questo assoluto “re degli strumenti”.

Pieve di Santa Maria Assunta aPopiglio
Pieve di Santa Maria Assunta a Popiglio

L’itinerario termina nella Pieve di Popiglio, dove la vista del visitatore è rapita dalle maestose forma barocche dell’organo in controfacciata, espressione di un tempo dove la tradizione toscana incontrò il barocco romano. Lo strumento, un unicum nel suo genere, fu realizzato nel 1665 dal pontificio organaro Giuseppe Testa, e nel 1823 restaurato ed ingrandito da Giosuè Agati che mantenne la cassa originaria e la quasi totalità delle canne antiche. Oggi è una delle poche opere superstiti del Testa. Qualche curiosità?

L’organo seicentesco costò l’esorbitante cifra di 1000 scudi che venne interamente pagata dalla locale famiglia Vannini, in quel tempo residente a Roma dove era proprietaria di un negozio di polleria in Piazza del Pantheon, e dalla colonia di Popigliesi, anch’essa residente nella città eterna. Nel monastero di San Domenico in Popiglio è custodito un altro prezioso strumento, non funzionante, realizzato da Giosuè Agati, nell’anno in cui lavorò alla Pieve, che presenta la caratteristica di avere tastiera e pedaliere sul retro, anziché sul fronte contigue alla facciata.

Il motivo? Siamo in un convento di clausura e come tale la sorella organista suonava sul retro, oltre la grata, per non farsi vedere. Un itinerario quello proposto che vuole valorizzare e promuovere un vasto patrimonio organario, unico e singolare, ma solo una parte di quella straordinaria ricchezza territoriale che conta altri significativi strumenti, come il grandioso organo della Chiesa di San Bartolomeo a Treppio, un Pietro Agati del 1794, dislocati in altrettante zone della nostra musicalmente ricca montagna, oggetto a breve di nuovi…viaggi musicali.

Francesca Rafanelli
Associazione Culturale Armonia

Print Friendly, PDF & Email

One thought on “ARTE ORGANARIA, I TESORI DELLA MONTAGNA

Comments are closed.