PISTOIA. Oggi, mercoledì 18 marzo, alle 17.30, presso Lo Spazio di via dell’Ospizio, in occasione del 59° premio letterario internazionale Ceppo Pistoia, incontro con la poetessa indiana Arundhathi Subramaniam. La poetessa leggerà poesie e dialogherà con Paolo Fabrizio Iacuzzi, presidente del Premio Ceppo e Andrea Sirotti, traduttore della poetessa, fra pellegrinaggi sacri e condizione della donna in India. La serata sarà accompagnata da un the chai all’arancia.
Dal 18 al 25 marzo la poetessa Arundhathi Subramaniam è a Pistoia e a Firenze per la consegna del Premio, accompagnata dall’esperto in letteratura inglese postcoloniale Andrea Sirotti, con un ricco programma che proprio la Libreria ha il piacere di inaugurare. Sarà l’occasione per prendere il the indiano con lei, degustando le qualità che preferisce e ascoltandola recitare le sue poesie con una voce straordinaria. Ma parlerà anche di buddhismo e pellegrinaggi sacri in India, di danza e teatro indiani, della condizione femminile nella società indiana e di Mumbay la città in cui vive.
La conversazione trarrà spunto anche dalla lettura di brani tratti da “Dammi una casa che non sia mia”, la Piero Bigongiari Lecture che verrà letta integralmente giovedì 19 marzo 2015 alle 16 nella prestigiosa sede di Palazzo Bastogi del Consiglio della Regione Toscana, ma che verrà messa a disposizione anche in libreria.
“Se non mi fossi innamorata della poesia come arte alchemica – scrive la poetessa –, se non fossi stata radicata in una lunga tradizione di femminismo che mi ha aiutato ad apprezzare il soggettivo e il singolare, e se non avessi trovato un’àncora nella tradizione spirituale indiana dello yoga che dà priorità all’auto-integrazione rispetto ai modelli lineari di auto-miglioramento… forse avrei scelto di privilegiare la visione di me stessa come una ricercatrice spirituale di genere neutro su quella di poeta e donna indiana tra XX e XXI secolo, avrei sentito il bisogno di far finta di avere rinunciato al culturale per l’esistenziale, al particolare per l’universale. Sto appena cominciando a capire quanto sia davvero esplosiva la licenza di esplorare il soggettivo. In questa esplorazione, mi sento particolarmente corroborata da un patrimonio spirituale indiano e da un linguaggio e una consapevolezza culturale e di genere alimentata sia dall’Occidente sia dall’Oriente”.
“La sua poesia si propone come una “coreografia verbale” – sintetizza Paolo Fabrizio Iacuzzi, nella motivazione del Premio che le verrà consegnato sabato 21 marzo –, abbattendo il confine fra la cultura alta e quella popolare, proponendo un’animazione del pensiero in grado di rinarrare in versi situazioni precise eppure stranianti, sovvertendo la lingua inglese per farci avvertire i crepitii e i crolli del senso comune”.
Arundhathi Subramaniam è nata nel 1967 a Bombay da famiglia originaria del Tamil Nadu. Ex danzatrice di Bharatha Nayam, è giornalista freelance e critica di danza, arte e spettacolo per diverse testate. Ha diretto a Bombay il progetto di interazione fra le arti denominato «Chauraha» presso il Centro Nazionale per le Arti Performative. Come poeta, ha pubblicato su numerose riviste e sulle pagine di poesia di “The Independent”. Cura la sezione indiana del portale di poesia internazionale “Poetry International Web”: http://www.poetryinternational.org/ ed è anche traduttrice di testi teatrali dall’hindi.
La sua prima raccolta “On Cleaning Bookshelves” è uscita nel 2001 con Allied Publishers di Mumbai, seguita da “Where I Live”. Le sue raccolte sono state pubblicate in Inghilterra nel 2009 in un’antologia per la prestigiosa casa editrice Bloodaxe. Ha curato per Penguin India un’antologia di scritti sul pellegrinaggio in India: “Pilgrim’s India”. Un’altra raccolta, “When God is a Traveller” è uscita alla fine del 2014 per Bloodaxe. Suoi testi sono contenuti nell’antologia di poesia femminile indiana “L’india dell’anima”, a cura di Andrea Sirotti, Le Lettere, Firenze, 2000.
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