ASL 3: SANITÀ O LOTTE FRA PERSONALE E VERTICI AZIENDALI?

La sede dell'Asl 3 in via Pertini a Pistoia
La sede dell’Asl 3 in via Pertini a Pistoia

PISTOIA. Ufficio (politico – n.d.r.) Stampa dell’Asl 3: “Quando la patologia è molto estesa è necessario asportare tutto l’organo, se invece è circoscritta […] possiamo salvare le funzioni vocali” (vedi).

Abbiamo preso a prestito un “pezzetto” del peana (canto di vittoria) che l’Azienda Asl 3 offre ai suoi cittadini/utenti per un intervento di avanguardia per:

  • 1. giustificare l’esistenza di un ufficio stampa che costa “un frano” di quadrini e che fa malamente il verso alle veline di vecchia memoria e di variegate sponde politiche del 900. La domanda legittima e consequenziale è perché si debba fare una così costosa e partigiana propaganda, sia pure ad una eccellenza medico/chirurgica.
  • 2. Nella considerazione precedente è implicita una risposta: un ufficio veline che solamente sa scusarsi con la propria utenza per i disservizi, quotidianamente denunciati attraverso la stampa e il passa parola sull’inefficienza organizzativa dell’Azienda Asl 3, è funzionale solo ad una patetica difesa dell’indifendibile.

Per paradosso basterà riportare le scuse profferte ufficialmente, tramite stampa cartacea, ad un utente che pubblicamente lamentava il caso di una parente, in lista di attesa da dodici mesi per una operazione di normalità (calcoli) e nell’attesa, deceduta purtroppo per altra causa.

Il familiare/utente si lamenta e l’Asl, attraverso il suo ufficio veline, si scusa per la telefonata fatta dal reparto chirurgia (che comunicava la data del ricovero) senza alcun pudore se non le rituali condoglianze.

Fatto è che lo sgradevole giochetto di contrapporre l’inefficienza organizzativa del “baraccone” con la vittima di turno ed il reparto dal quale proverrebbe la telefonata fuori tempo massimo per il de cuius deceduto per altre cause, non chiarisce che i tempi di attesa e di intervento non sono colpa del personale medico, ma di un complesso organizzativo che fa acqua – e non è un attenuato modo di dire – da tutte le parti.

Che questa dicotomia sia evidente, lo testimonia anche la risposta dell’azienda al comunicato dell’Intersindacale Medica, al cui articolo rimandiamo, e che , furbescamente, per coprire il marasma del San Jacopo, non trova di meglio che applicare il principio del divide et impera.

La polemica sarebbe semplice ma improduttiva se non leggessimo nel comunicato “piccato” di risposta all’Intersindacale medica che: “affermare con leggerezza […] che i problemi restano tutti irrisolti (come dice l’Intersindacale – n.d.r.)appare una negazione dell’evidenza e irrispettoso dell’impegno di tanti colleghi medici ed infermieri che hanno fatto un grande lavoro”.

Poiché la faccia di bronzo non conosce sbalzi termici (ma non è detto!), si arriva ad affermare, sempre contro questa Intersindacale birbona: “Una ultima annotazione riguardo al potenziamento nell’utilizzo degli altri ospedali di Pescia e S. Marcello: ma forse i nostri sindacalisti medici non si sono accorti della grande innovazione della rete ospedaliera che i professionisti della Azienda hanno così coraggiosamente messo in atto lo scorso anno? Forse non hanno visto come ad oggi vi siano grandi integrazioni fra i tre presidi ospedalieri e come i medici si muovono da un ospedale all’altro garantendo le migliori professionalità e la migliore qualità dell’assistenza in tutti i luoghi di cura assicurando equità di trattamento a tutti i cittadini?”.

Quando si dice la corretta informazione!

Ma San Marcello, lo hanno detto all’Ufficio veline che non c’è più un ospedale? Che non è stato potenziato ma ridotto a… Piot e che Pescia è sulla stessa strada? All’Ufficio veline dell’Asl lo hanno riferito che i medici che “si muovono da un ospedale all’altro” di fatto sono costretti a delegare ai/alle caposala la conduzione effettiva dei vari “setting” A, B, C etc.?

Per il momento terminiamo dicendo che l’inizio di queste riflessioni attengono ad un intervento alla laringe, per il quale ci rallegriamo e ci congratuliamo, che niente ha a che fare, però, con la “buriana” del San Jacopo nel suo insieme.

Per il resto, anche noi siamo pienamente d’accordo: “quando la patologia, è molto estesa” e cioè la politica prende il sopravvento sulle professionalità e le capacità, “è necessario asportare tutto l’organo” (leggi vertici aziendali amministrativi e i medici/capoccia partiticizzati e vanninizzati, politicamente nominati e lì collocati extra merito).

“Se invece è circoscritta […], possiamo salvare le funzioni vocali”.

Ovvero? L’ufficio veline dell’Asl3?

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