ASSENTEISMO IN PREFETTURA: UNA CONDANNA, UN’ASSOLUZIONE E DUE PATTEGGIAMENTI

Il Palazzo della Prefettura
Il Palazzo della Prefettura

PISTOIA. Assenteismo in prefettura: un’assoluzione, una condanna. Due patteggiamenti e 13 imputati rinviati a giudizio il prossimo 27 maggio. È il dispositivo della sentenza letto questa mattina, 22 dicembre, rigorosamente a porte chiuse, dal giudice per l’udienza preliminare Alessandro Buzzegoli dinanzi ai tanti avvocati presenti in aula. Un’attesa che è durata non poco quella di stamattina, che ha visto sotto processo 17 dipendenti della Prefettura di Pistoia indagati per truffa: avrebbero abbandonato ripetutamente il posto di lavoro senza timbrare il cartellino.

A ricevere l’assoluzione è stato Cataldo Maggio, 45 anni, che aveva chiesto il rito abbreviato, difeso dall’avvocato Marco Labate. La condanna a sei mesi di reclusione e una multa di 200 euro sono toccati invece ad Annabella Pellegrini (anche in questo caso era stato chiesto il rito abbreviato), 53 anni, difesa dall’avvocato Giada Maggini. I due patteggiamenti riguardano Mirco Poli, 44 anni, con l’avvocato Maria Elena Donato, e Rossella Cappellini, sessantenne già pensionata, difesa dall’avvocato Cecilia Turco. Il primo ha patteggiato otto mesi e 300 euro di multa; la seconda dieci mesi e 400 euro di multa. Entrambe le pene sono sospese.

Ricordiamo che l’inchiesta è iniziata nel 2011 in seguito a un esposto presentato in procura, in cui si faceva presente il comportamento sospetto di alcuni impiegati della Prefettura di piazza Duomo. Le indagini sono state portate avanti dai carabinieri della Compagnia di Pistoia, che si sono avvalsi anche di telecamere spia, una delle quali posta proprio sul campanile di piazza del Duomo e puntata verso l’ingresso della Prefettura. I controlli sono andati avanti per alcuni mesi, dal 18 maggio 2011 al 31 ottobre del 2013.

La prima sentenza risale al 20 agosto scorso e ha visto il patteggiamento di 8 mesi di reclusione di una donna pistoiese di 65 anni, già in pensione, accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato. La donna, non solo non aveva timbrato il cartellino per una ventina di volte ma, in due occasioni, se l’era fatto timbrare da una collega.

I tredici rinviati a giudizio sono invece: Maurizio Fusario, 50 anni, difeso dall’avvocato Elena Mucci; Loredana Iraci, 55 anni, difesa dall’avvocato Ambrogio Fallara; Maria Anna Gallo, 57 anni, difesa dall’avvocato Ugo Ronchi; Dennis Cornforth, 58 anni difeso dall’avvocato Franco Ballati; Elena Battaglini, 56 anni, difesa dall’avvocato Doretta Meoni; Sergio Rivetti, 54 anni difeso dall’avvocato Andrea Niccolai; Maurizio Di Pietro, 53 anni, difeso da Andrea Niccolai; Anna Anastasio, 53 anni, rappresentata dall’avvocato Mario Gallo; Simonetta Mercadante, 52 anni, difesa dall’avvocato Cecilia Turco; Elio Flosi, 49 anni, difeso dall’avvocato Andrea Niccolai; Roberto Andreozzi, 54 anni, difeso dall’avvocato Manuele Ciappi; Isabella Illari, 54 anni, e Antonella Sebastiani ,47 anni, entrambe difese da Andrea Niccolai.

A tutti e 17 i dipendenti vengono contestati due tipi di reato: quello di truffa aggravata ai danni dello Stato, previsto dall’articolo 640 del codice penale, e quello relativo alla violazione dell’articolo 55 quinques del decreto legislativo 165 del 2001 sul pubblico impiego.

[Alessandra Tuci]

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One thought on “ASSENTEISMO IN PREFETTURA: UNA CONDANNA, UN’ASSOLUZIONE E DUE PATTEGGIAMENTI

  1. Chissà chi o che cosa abbia scatenato l’ira di Renzi tanto da fargli prendere la decisione che in 48 ore si può licenziare un dipendente pubblico fannullone; non penso sia stato il ministro Poletti (relegato sempre più al ruolo di macchietta) e neppure il fotogramma del vigile in mutande che timbra il cartellino (ormai è passato troppo tempo), penso piuttosto che abbia visto il film di Checco Zalone “Quo vado?”. Zalone è un fenomeno di comicità tipicamente italiano, inimitabile ed inesportabile, che sa mettere alla berlina tutti i difetti ed il malcostume degli italiani come ha fatto magistralmente in questo film con il posto fisso. Chissà perché a Renzi non gli sia venuto in mente di applicare il Jobs Act anche ai dipendenti pubblici, dato che non tollera i fannulloni, sarebbe bastato quello per placare le sue ire. Nel privato per mandare a casa un fannullone non occorrono 48 ore: solo il tempo di fare una raccomandata

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