AGLIANA. La richiesta dei consiglieri pentastellati di destituire la consigliera piddìna Salaris, evidenziando la sua politica “assenteista” ha suscitato un piccolo terremoto ad Agliana.
L’iniziativa ha oltrepassato l’ordinarietà anche nelle sue valutazioni, essendo stata riconosciuta da alcuni osservatori come una possibile – proditoriamente combinata – manovra congiunta tra il M5S e il Pd Aglianese: noi, lo abbiamo sempre detto che la Salaris era un’entità politicamente non gradita al Pd.
Certamente bersaniana, cuperliana o crozziana (scegliete voi), per tradizione politica e comunque fidelizzata all’area Guercini/Ciampolini. L’analisi dietrologica è ardita e irrealistica, ma ci lusinga perché conferma le nostre valutazioni e considerazioni post elettorali.
Colpiscono le argomentazioni addotte dalla politicamente stagionata consigliera piddìna, che replica stizzita sulla stampa organica lamentando una considerevole incoerenza dei pentastellati: essi avrebbero – dice la Salaris – tenuto “due pesi e due misure”, non procedendo nell’azione di destituzione con altri consiglieri, parimenti assenteisti. Ma intanto correttamente e con spirito di autocritica non dovrebbe iniziare a pensare a sé? Di solito dire che «ma anche gli altri rubano» apparteneva alla linea colpevole dei ladri della prima repubblica, no?
La Salaris è afflitta forse da un virulento attacco di “moralismo contro populista” (irretita dalla sfrontatezza dei M5S guidato da Bartoli) o da un improvvisa astinenza di logica argomentativa e dunque, in senso utile, di “competenza politica”? Sembra che voglia dire che i regolamenti si interpretano per gli amici, mentre si applicano per i nemici… Ridicolo il suo j’accuse rivolto contro il partito che, lamenta, l’avrebbe tradita con un assordante silenzio. Un vizio, questo, tutto da Leopolda.
Ora se lo ricorderà meglio.
[Alessandro Romiti]
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[Intervento di critica e commento]