auguri scorretti. CANTO DI NATALE

Gli zucconi e i superintelligenti sono ugualmente pregati di ficcarselo in testa

È INUTILE CORRERE:
PRIMA O POI ARRIVIAMO TUTTI A MIGLIARINO


 

I TEMPO

Auguri a tutti quanti
e a tutti quanti auguri:
ai comunisti santi,
ai lemuri e ai canguri.

Auguri al mamba nero,
ai pesci e alle sardine,
al papa e al sacro impero
e a quelle madonnine,

che fanno le infilzate
e accolgono solerti
– ma, se non osservate,
fan come a Montaperti:

in schiere ben divise
fra guelfe e ghibelline,
si gnùdano, decise,
e gòdon senza fine.

Ai sindaci, anche, auguri,
che sono sempre in mezzo:
frequentano figuri,
immersi nel lor lezzo

e durano fatica
a muovere anche un dito:
la loro è un’arte antica
tra il bugiardo e il bandito.

Auguri anche ai prefetti:
chi meglio in fondo sta?
Son lì: solo banchetti,
riscuotono e… ma va’!

Auguri ai lestofanti
di tutta la politica:
ai bufali, son tanti,
muòian di cacca stitica.

Insomma, che i lor strónzoli
sian duri qual cemento,
ma non dei ponti a Genova,
che sfarinano al vento,

bensì come la ghisa
che a Taranto han dannata,
che pur di sangue è intrisa,
ma nessun l’ha cacata.

E ancor “primaditutto”
auguri a lui, Giggino:
che sguardo da prosciutto
col suo dolce faccino

da criptochecca, dice
Sgarbi lo scoglionato:
è sboccato e felice,
pur lui va salutato.

Auguri ai giornalisti
che vendono ogni giorno
un marcio Corpus Christi
e un gliene frega un corno.

Ai loro interessucci
legati a uno stipendio:
fanno a «chi ciuccia, ciucci»,
ignobil vilipendio.

Auguri agli accoglienti
e auguri agli avvocati:
li tenga Dio in potenti
carceri ben serrati,

ché ugual danno producono:
gli uni accettando tutti;
gli altri, ahimè, ci riducono
poveri in canna e brutti.

Auguri agli ovisodi
dell’amministrazione:
se li vedi, non godi;
ti abbassan l’erezione.

Auguri agli avvocati
che ci puppan quattrini
e insieme ai magistrati
che ci stendon supini.

Intendo gli avvocati
che chiedono ristori
pei loro diffamati:
ma son solo estortori.

Auguri poi agli strónzoli
che fan casini a fila
e come dei pretónzoli
chiedon quattrini in pila,

dicendo che li abbiamo
confusi e denigrati:
appendiàmoli a un ramo,
felici e sbianchettati!

Ai preti democratici
tanti ferventi auguri:
un «Bella ciao» ai simpatici
antifascisti puri.

Auguri anche a coloro
che votano piddì:
noi siamo fuor dal coro,
stiamo assai meglio qui.

Auguri al Vatic-ano
che dice sempre “Amate!”:
t’accoglie a tutto spiano,
se cachi oro a palate.

Auguri anche alle monache
che sono progressiste
e sotto quelle tonache
bràman “armi” fassiste!

E spesso a caso sbagliano,
nel pregar, la cappella:
per altre strade tagliano
come un dì fece quella

che aveva un gran dolore
al suo vérgin pancino:
in sé portava amore,
un bel Gesù Bambino…

A tutti i figlientròcchia
auguri e panettoni:
non abbian tanta spocchia,
non scàssino i coglioni!

Auguri ai conduttori
del treno d’esto mondo:
sono dei truffatori
che lo portano a fondo:

Macron e Trump e Soros,
l’Angela e Gentiloni:
tutti in plaza de toros,
leviàmli dai cojoni!

Facciamoli incornare
da muscolosi tori
con corna da slabbrare
i lor già larghi fori

che hanno ingoiato treni
di quattrini a clisteri,
che hanno i forzieri pieni
e non ne fan misteri.

II TEMPO

Penso ad esempio a Fabio
Fazio e alla Littizzetto:
in culo un astrolabio
e messi sotto il letto!

A quelli della scuola
auguri e poi diarrea
alta sino alla gola
per chi gode e si crea,

dentro le braccia aperte
dei «docenti del nulla»,
una cuccia e coperte
ed ozi da Fanfulla,

dove qualunque articolo
puoi vendere, purché
tu dia un voto ridicolo:
un sei a te e a te!

Forse ho scordato alcuni?
Di Maio? Zingaretti?
A lor tocchino i pruni
nei loro culi stretti.

La Bellanova attiva
avvolta in celestiali
vesti e l’Italia Viva
di compagni mortali?

La Boschi, la Carfagna
oppur la Bonafè;
o anche chi va in montagna
a suggere un caffè?

Chissà che cosa penZi
se non rammento lui:
coi suoi dentini, Renzi,
da estratti-conto bui!

Per non menarla a vuoto
o farla insopportabile,
toccatevi lo scroto:
un gesto inevitabile.

Ché con tutti quei santi
che ci vogliono bene,
siam morti tutti quanti,
ci han tagliato le vene.

Tu scendi dalle stelle,
o santo re del cielo?
Quali? Le 5 belle
del Grillo bianco-pelo?

Che Dio ci scampi e liberi
da lui e dal piddì:
fumiamo quattro sigheri,
spengiàmoglieli lì.

Auguri alla Blimunda,
che ognor cazzate scrive:
di stupidàgo abùnda,
qual fiume che, fra rive,

non sa tenere gli argini
e molto spesso esonda
e piscia fuor dei margini
e ancor più ancora affonda.

Auguri dal cignàlico
verro rubesto ignobile,
pronto al gesto vandalico,
ma con il fine mobile

di svelare alla plebe
le ingiuste malefatte,
ch’ogn’uom sapere deve,
per respinger le natte

che ogni buon democratico,
pronto a brigar sott’acqua,
per un suo scopo pratico,
di piscio tutte annacqua:

meglio rudi molt’essere
et humili cignali
che, colti e a suon di tèssere,
volare in ciel con l’ali!

Insomma, buon Natale
a prìncipi e baroni,
al duca di Casale
e agli umili e ai coglioni.

Anche per voi discese
– se ci credete – il figlio
del Dio delle sorprese,
che non fu mai coniglio.

Gli occorsero trent’anni,
ma infine fe’ vedere
che razza mai di danni
portò dall’alte sfere:

prima ci dette assaggi
di gran democrazia,
poi fe’ venir la Raggi
e tutto portò via.

I Re Magi restarono,
Zinga, Di Maio, Conte,
e gli italiani andarono
a viver sotto un ponte.

Molti furon chiamati,
ma solo pochi eletti:
solo i Pd invitati
ai nobili banchetti.

A Capalbio, a Bibbiano
oppure in Parlamento:
tenendosi per mano,
or frati di convento,

rubavano a man bassa
in terra francescana,
ma fu lo stesso a Massa,
in terra di Toscana.

Fu allor che Enrico Rossi,
granduca in sanità,
ben più che Lega e Bossi
ne fece sgraffignà.

Non pur quarantanove
milion, ma quattrocento
– e sempre e sempre piove
su un molle pavimento.

È serio ed accertato
che al popol senz’ombrello
gli piove sul bagnato
e in cul gli va l’augello

famoso in tutto il mondo,
più forte assai d’un mulo:
fischia a vola giocondo
e si chiama Padulo.

Gli auguri di quest’anno
son fatti in questi tèrmini:
pòrtino, a chi fa danno,
d’esser pasto de’ vèrmini.

E se non è elegante
né corretto il gingillo,
piazze e sardine sante,
andate affà con Grillo!

Non ho rammentato Matteo Salvini perché, in quanto Satana, non era politicamente corretto…


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