Vi sembra, questa, una condizione umana? O Auschwitz e il nazismo si sono reincarnati in gente così cara al non-presidente Mattarella?
MANGIANO POI SBEVAZZANO E FAN FESTA
FINCHÉ UN BEL GIORNO ARRIVA LA TEMPESTA!
Quando la Gip Patrizia Martucci, travolta dalla foga persecutoria di un Vlad-Curreli, che non sa (e non vuole imparare) né leggere né scrivere, mi affibbiò 104 giorni di arresti domiciliari, tutti sapevano che quello che avevo scritto sull’abuso del territorio di Quarrata era vero e documentato: dai puttanai delle cementificazioni, avallate con piena avvertenza dagli uffici tecnici, a tutte le licenze rilasciate, senza una briciola di rispetto del diritto e delle leggi, a un sacco di amici degli amici degli amici (le famose «prossimità sociali» del procuratore Coletta); ai fiancheggiatori del potere-regime; ai prediletti da dio PD.
Quarrata nell’ultimo ventennio [neo]fascista ha avuto sindaci che hanno fatto pena al pène. Dalla permalosa, a mio avviso neppur granché perspicace, e inutile Sabrina Sergio Gori, che varò i regolamenti edilizi tranquillamente sfanculati dal ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, quello che chiude, tappa e mura fosse e strade vicinali-interpoderali, con il benestare dei falsari dell’ufficio tecnico: una specie di discarica protettissima dalla procura. Ma costui è solo uno dei molti avvantaggiati e favoriti, checché ne dicano in procura.
Dipoi fu la volta del sindaco Okkióne I di Burràkia. Lui fece ancor peggio. Rinnovò il Regolamento Urbanistico di Quarrata con il suo prescelto (ma prescelto dal cognato Dario Parrini, segretario toscano del Pd) Iuri Gelli.
Lo strumento urbanistico lo pagarono, anche stavolta, i cittadini di Quarrata: per poi, magari, prenderlo nel cosiddetto Zipèppe, perché la democrazia del lettore di romanzi di avventure, il potente ganascia, funziona a singhiozzo in termini binari come un computer: sì per gli amici (stile: fo un impianto di illuminazione pubblica su una strada privata agli Arancini); no per i nemici e i neutri al suo trono.
Per venire all’alluvione, la Piana, se è andata sotto, lo ha fatto grazie a questo carro di cadaveri-amministratori come i barrocci della descrizione della peste dei Promessi Sposi.
Un carro guidato – come dice il Manzoni – da “turpi monatti” come Enrico Rossi (quello dei 5 ospedali nuovi inutili, che vanno all’acqua a ogni pisciata di rana) e lo stesso catto-com Giani, che pensa che i detriti nell’alveo dei fiumi ce li abbia fatti piovere il cambiamento climatico e non l’incuria (meglio: incùlia…) degli uomini che non manutengono niente, ma che sono dei puri manutengoli di escort, nome lucidato a poliestere di quelle che un tempo erano più chiaramente chiamate «puttane d’alto bordo», sia in senso proprio che in senso figurato.
Tutti questi personaggi squallidi, ignoranti, analfabeti, presuntuosi, papponi, grattoni con il loro solo tirar quattrini per un lesso che non meritano, ma ancor più, forse, per altro (dato che tutta questa gente viene sempre e solo a patti con i peggiori nemici della trasparenza e i corrotti succhia-soldi pubblici) alla fine sono i prediletti del potere reale di questo sventurato paese sotto attacco e sotto invasione.
Un potere reale che si chiama denaro/finanza da una parte; e procure della repubblica dall’altra.
E tutta questa massa, questa specie di congerie-discarica, simile a quelle visibili negli accampamenti rom, vive e vegeta a nostro danno solo per i propri usi e consumi.
Non è affatto vero che dio (che a mio avviso non c’è o non ci sarebbero certi magistrati così bravi nel loro cattocomunismo salvamondo) lascia il libero arbitrio agli uomini perché siano loro a decidere se rovinarsi o salvarsi con le proprie mani.
È vero, al contrario, che gli uomini, quegli animali a due gambe condizionati da due fattori, il sesso e il denaro; che ragionano moltissimo meno di un cane, di un gatto o di un cobra dagli occhiali, quel libero arbitrio se lo sono presi come quegli “Apostolici” che si svegliano la mattina, spendono i soldi delle nostre tasse che riempiono il loro portafoglio e, se solo osiamo sfiorare il loro santo nome, ci massacrano perché, dicendo la verità, scopriamo le loro mele nobilitate dall’essere essi nati nella Val di Non: non nominate il nome dei divini invano o altrimenti non vivrete più un giorno sereno nella vostra vita.
Vi sembra, questa, una condizione umana, o Auschwitz e il nazismo si sono reincarnati in gente così cara al non-presidente Mattarella che ne fa parte in quanto primo magistrato d’Italia?
Edoardo Bianchini
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