Giuliano Fontani, capo della redazione del Tirreno di Pistoia dal 1989 al ’93, amava ripetere: «Avv. su una targa d’ottone non significa avvocato, ma avvoltoio». Avrà avuto ragione…?
Alla fine più protocolli si firmano meno si riesce a operare
FRA LE VANE SPERANZE E ’L VAN DOLORE,
OVE SIA CHI PER PROVA AMARO HA ’L CÒRE …
Intanto mi commuovono le paginate che inneggiano al «Tutto va ben, madama la marchesa». Da una parte Il Tirreno che può contare sul Privilegium Othonis; e dall’altra La Nazione che rincorre gli eventi e certi eventi, ma che, innegabilmente, è sempre un passo indietro rispetto all’antagonista minore al guinzaglio di un Massimo Donati prediletto.
E poi dèccoti anche la congrega degli avvocati. Quelli che fanno tutto: penale, civile e chiacchiere. Quelli che sanno dei privilegi, ciliegi e sortilegi e fanno finta di niente. Degli inghippi di Curreli e non solo: ma fingono di non vedere – poi per i corridoi si lamentano. Perché loro sta a cuore solo – come dice l’avv. Turco – che gli aspiranti avvocati devono «ricordarsi che siamo [noi avvocati – n.d.r.] l’ultimo baluardo di difesa per chi si affida a noi e quello di non assuefarsi alle ingiustizie». Poveri clienti! disse durante un esame il prof. Paolo Cappellini, a Firenze, sentito con queste mie orecchie.
Di meglio la signora Cecilia non avrebbe possuto fare per dare di sé un’immagine infelicemente falsa. Per intendersi: con gli Untouchables, creatura – se non erro – di Giuseppe Grieco, il presidente dell’ordine dovrebbe anche ricordare che qualcuno dei suoi beneamati colleghi, per ogni visita fatta a domicilio degli indagati/imputati, si prendeva 1.000 € a botta, cash ed esentasse.
Non prendiamoci in giro, presidente! Lo sa tutta Pistoia, «sàssi (si diceva un tempo) per tutta Atene e Roma». Come tutti sapevano pure di certe amicizie fra sostituti procuratori e comandanti della municipale che, tuttavia, in nome della giustizia, e aldilà delle amicizie e delle simpatie, furono perfino inviati al confino al proprio paese d’origine. Amicizie che si consolidavano presso la famosa “Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A.”, per capirsi.
E sarebbe bastato solo questo, a legulei che non si assuefanno alle ingiustizie, per far muovere un [dis]ordine degli avvocati contro certe bestialità della procura o anomalie del tribunale civile. Ad esempio il duo anomalo Curreli-Curci; oppure, oggi, la strafamosa e discutibile circolare di Coletta – la n. 574/2 del 14.3.2022 –, con cui si vieta, alla gente interessata a fare opposizione a una richiesta di archiviazione, di poter estrarre copia del fascicolo che il sostituto chiede di mandare al cestino/archivio. Perché? Solo perché «vuòlsi così colett dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare»?
No. Al presidente degli avvocati di Pistoia tutto questo sembra andar bene. Anzi, se ne esce col dire che c’è qualche piccolo problema a Pistoia, sul piano della informatizzazione (il responsabile dovrebbe essere il sostituto Luigi Boccia), ma solo quisquilie, dato che la pandemia ha accelerato l’innovazione tecnologica.
Eppure, presidente Turco, è già la seconda volta nel giro di pochi mesi che gli ufficiali giudiziari mi notificano gli stessi atti per ben due volte consecutive. È questo il sol dell’avvenire pistoiese? E per parlare entrando in un ufficio? Non bisogna ancora prendere appuntamento e aspettare la divina chiamata? O gli avvocati hanno corsie preferenziali?
In ultimo mi pare superfluo – ancorché doveroso – ricordare a tutti che un ordine professionale serio non avrebbe rinnovato la Turco alla guida di sé, considerato il fatto – non secondario – che, ad esempio, il Pm capo di Pistoia, Tommaso Coletta, è (stando alle notizie circolate e finora mai smentite) un fiero difensore della Lucia e di Luca Turco, procuratore aggiunto di Firenze; entrambi cugini della signora Cecilia. E tutto questo è opportuno o rappresenta una comunque potenziale ipotizzabile opportunità?
Ma si sa che a Pistoia i cattocomunisti politicamente corretti, vedono le incompatibilità (siano pur esse solo etiche) unicamente in chi parla e scoperchia i sepolcri come Linea Libera; mentre le ignorano, più che volentieri, con certi siniscalchi che hanno il potere e lo esercitano non secondo le leggi, ma secondo il loro indiscutibile e certo libero arbitrio.
Perché i veri padroni sono loro, in quanto tenuti in piedi e vezzeggiati con la complicità di chi tace e acconsente: servo fino a farsi raccoglitore delle briciole che cadono dalle mense dei ricchi epuloni…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Signor presidente, qual è la vostra strategia per impedire le ingiustizie? Baciare la pantofola ai magistrati che fanno come vogliono e far finta di niente mentre i cittadini vengono massacrati?
Ma è vero che l’ordine vista e rende esigibili anche fatture di affiliati e iscritti che hanno, con la loro conclamata imperizia e/o un infedele patrocinio, rovinato i propri clienti? Perché questo si sente dire, ma anche si viene a sapere. E forse non sarebbe male pubblicarne un elenco stile-boe da segnalazione-buche in mare, se i sostituti avessero voglia di fare le indagini alle quali sarebbero tenuti per legge