Il 16 e 17 novembre e dal 22 al 30 novembre a Prato arriva la mostra con dodici disegni e cinque vestiti inediti del padre del prêt-à-porter italiano. Sono abiti mai cuciti, immaginati dallo stilista per l’opera teatrale ‘Latina’ di Luca Ronconi. Oggi quei costumi di scena, contemporanei ed etnici, diventano realtà grazie all’estro del Lanificio pratese
PRATO. Correva il 1982: dalla sperimentazione teatrale del registra Luca Ronconi nacque l’opera ‘Latina’, una commedia noir i cui vestiti scenici vennero disegnati dall’estro di Walter Albini. Qualcosa di unico nello scenario del teatro italiano, ma né gli abiti, né lo spettacolo videro mai la luce. Oggi, quarantadue anni dopo, quell’idea sperimentale e quei bozzetti di Albini diventano realtà a Prato, al Fabbricone Storico, grazie a Balli il Lanificio.
Il 16 e 17 novembre e dal 22 al 30 novembre, infatti, la casa del tessile pratese ospiterà la mostra ‘Omaggio a Walter Albini’, l’esposizione dedicata alla creatività dello stilista unanimemente considerato il padre del prêt-à-porter italiano.
Il progetto si lega a doppio filo alla creazione da parte dell’azienda pratese del dipartimento ‘Fabbrica di Cultura’. Una divisione interamente dedicata alla promozione della creatività e della conoscenza. Un cammino che da oltre un anno vede aprirsi le porte del Fabbricone Storico ad iniziative di promozione culturale, e che adesso diventa stabile e vede arrivare in via Bologna lo spin-off della mostra di Albini in corso di svolgimento al Museo del Tessuto all’ex Campolmi.
In esposizione ci saranno dodici disegni originali e inediti di Albini e cinque vestiti mai cuciti, reinterpretati con tessuti Balli dall’ufficio stile dell’azienda pratese, e che sono già inseriti nella collezione autunno-inverno 2026 del Lanificio. Parliamo di un cappotto da donna, di un completo Chanel in due pezzi, di un giubbotto da bambino, di una tunica, e di un vestito da donna accompagnato dal suo soprabito senza maniche.
Cinque creazioni, scelte fra i disegni più contemporanei ed etnici immaginati da Albini per ‘Latina’, che possono fare rivendicare a Balli il Lanificio la capacità e l’estro di “avere ‘vestito’ uno stilista”.
La mostra è stata ideata e co-curata per Balli il Lanificio dall’architetto Filippo Boretti, in collaborazione con il Museo del Tessuto. Lo spazio espositivo è stato ricavato all’interno di uno dei luoghi produttivi del Fabbricone Storico, in quella Sala Experience dove trovano posto durante l’anno anche tutte le collezioni Balli delle varie fiere di Milano Unica.
Un luogo dedicato all’arte e alla cultura che apre nuovamente le porte al grande pubblico, alle istituzioni e agli addetti ai lavori in un connubio d’arte, cultura, moda e produzione. La preview della mostra si terrà sabato 16 e domenica 17 novembre, con orario dalle 10 alle 19. Poi dal 22 al 30 novembre il Fabbricone Storico aprirà le porte ai visitatori tutti i giorni: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19, e nel weekend dalle 10 alle 19.
“È stato un passaggio naturale quello vissuto dal Lanificio da fabbrica produttiva a fabbrica di cultura – commenta il managing director di Balli il Lanificio, Leonardo Raffaelli —. Un percorso che trasforma un’azienda che da oltre settant’anni realizza tessuti venduti ovunque nel mondo, in un fulcro di iniziative capaci di aprire nuovi dialoghi con la comunità.
La mostra dedicata ad Albini segna il debutto di un palinsesto culturale firmato Balli. Altri eventi seguiranno. Devo dire che è stato fantastico vedere come il nostro ufficio stile abbia saputo ‘uscire dagli schemi’, interpretando alcune genialità di un grande talento come Albini, trasformandole in capi senza tempo”.
“Questa mostra rappresenta una suggestione di ciò che è Prato, la fabbrica che vive a tutto tondo nell’anima della città: vita quotidiana, cultura, arte, innovazione. Anche chi lavora ai macchinari non respira solo tessuto – aggiunge la sindaca di Prato, Ilaria Bugetti —. Questa bella iniziativa attinge dal passato, con l’omaggio a Ronconi, per attualizzare un messaggio che ci porta nel futuro. Solo con radici forti possiamo cogliere le sfide del domani”.
L’ingresso alla mostra è gratuito, ma è gradita la prenotazione. L’ultimo accesso è fissato in mezz’ora prima della chiusura giornaliera. È stata prevista anche la possibilità di visite guidate, con prenotazione obbligatoria: lunedì – venerdì (due slot): ore 15 e 17. Quattro invece gli slot per sabato e domenica: ore 10 – 12 – 15 e 17 (durante il fine settimana è possibile partecipare alla visita guidata del Fabbricone Storico, iconica sede del Lanificio). Per le scuole è possibile prenotare visite guidate al mattino nel corso della settimana. Info e prenotazioni: fabbricadicultura@balli.it.
“Il nostro omaggio a una delle figure più iconiche della moda italiana come Albini – aggiunge il co-curatore Boretti —, riafferma il legame tra tessile, moda e cultura. Attraverso “Fabbrica di Cultura”, Balli il Lanificio ribadisce il suo impegno nel promuovere iniziative culturali, confermando che la ‘vecchia fabbrica’ fondata nel 1889 non solo continua a essere un attore centrale nel tessuto economico e sociale di Prato, ma gioca un ruolo attivo nel panorama creativo e imprenditoriale della moda contemporanea italiana”.
Come detto il lavoro di allestimento e concretizzazione della mostra al Fabbricone Storico è stato realizzato fianco a fianco fra Balli il Lanificio e il Museo del Tessuto. Una collaborazione che va avanti da mesi, e che vede il Lanificio di via Bologna fra i principali sostenitori della mostra ‘Walter Albini, il talento, lo stilista’ in corso di svolgimento all’ex Campolmi.
“Siamo molto soddisfatti della collaborazione intrapresa con Balli il Lanificio, che oltre ad essere sponsor della grande mostra su Walter Albini del Museo del Tessuto ha sviluppato una interessante progettualità reinterpretando in maniera creativa alcuni disegni originali del grande stilista – conclude Guarini —. Mi sembra un ottimo esempio di come istituzioni culturali e aziende possano sviluppare progettualità interessanti e innovative generando ricadute positive per i territori e le comunità di riferimento”.
[stefano de biase]