SERRAVALLE. All’Assessore Spinelli, intervenuto sulla questione dei contributi per gli affitti da noi sollevata travisando completamente il messaggio della nota, faccio notare ancora una volta che preoccuparsi dei problemi che vivono alcune famiglie nel nostro Comune e metterne a conoscenza la cittadinanza mediante gli organi di stampa non è affatto demagogia, ma preoccupazione del bene comune.
Non si tratta di un concetto astratto, ma di qualcosa di molto concreto: il bene comune è infatti il bene di tutti e di ciascuno, l’unico fine per cui le amministrazioni comunali e le altre istituzioni hanno ragione di esistere e di operare.
L’applicazione del “principio di solidarietà verso i più deboli” non esime l’Amministrazione dalla ricerca della giustizia, per quanto imperfetta quella umana possa essere, e dal rispetto dei diritti di tutti: ciò significa che a parità di debolezza, ossia di condizioni disagiate, occorre stabilire dei criteri ed attenersi a quelli, in quanto il Sindaco e la Giunta sono responsabili delle loro scelte nei confronti di tutta la cittadinanza, non soltanto nei confronti degli immigrati. Non solo questi ultimi vivono in situazioni precarie: purtroppo anche molti serravallini (e il numero è in crescita) si trovano in stato di bisogno provvisorio o permanente.
Se l’attuale Amministrazione, che fin dall’inizio del mandato ha dichiarato di voler dare la priorità al “sociale”, non se ne accorge o fa finta di non vedere, ciò è a nostro avviso molto grave. I criteri di accesso al bando per i contributi ai canoni di locazione da noi proposti come correttivo, ossia quello del “congruo numero di anni di residenza nel Comune” e quello della “partecipazione alla crescita e allo sviluppo del territorio e della comunità civile”, in cui è incluso ovviamente anche il pagamento delle tasse, apparirebbero a Spinelli “a dir poco fantasiosi”.
Bene. Prendiamo atto, con uno stato d’animo tra lo sgomento, lo stupore e la rassegnazione, che per la nostra Giunta pagare le tasse e partecipare alla vita cittadina attraverso attività culturali, sociali, sportive e produttive è una stranezza, è insomma – diciamolo pure – qualcosa privo di senso e di valore. Però le tasse o le tariffe di accesso ai servizi comunali vengono aumentate, a dispetto della fantasia e del portafoglio. E i cittadini, mediante il loro impegno, ciononostante contribuiscono allo sviluppo di Serravalle, a dispetto di amministratori che evidentemente non apprezzano le loro fatiche.
Non capiamo poi cosa c’entri lo “spirito francescano”. A parte il fatto che il richiamo a S. Francesco risulta fuori luogo, poiché quest’ultimo non ha mai insegnato ad essere accoglienti e caritatevoli a prescindere dalla giustizia (se mai a partire da essa), dobbiamo concludere che la fede viene tirata in ballo solo quando fa comodo o si crede che faccia comodo; in altri contesti, sventolando il principio di laicità, si rifiuta qualsivoglia riferimento all’esperienza cattolica e alla Chiesa, accusata di oscurantismo (vedi approvazione del Registro delle unioni di fatto). Un’ultima osservazione: la “guerra tra poveri” non la fomenta chi denuncia le ingiustizie, ma chi opera disparità di trattamento o chi contro di esse non prende posizione. I cittadini sanno valutare.
Elena Bardelli
Coordinamento Comunale Fdi-An