SERRAVALLE-CASALGUIDI. Ho già messo in evidenza in un precedente comunicato l’iniquità della Tasi, che, pur essendo una tassa sui servizi indivisibili del Comune, di fatto è una imposta che va a sostituire l’Imu sull’abitazione principale, in quanto viene calcolata sulla rendita immobiliare anziché sul numero dei componenti il nucleo familiare.
La legge di stabilità che ha introdotto la Tasi (legge 147/2013) prevede che anche gli affittuari paghino la tassa sull’immobile in cui abitano per una percentuale fissata dal Comune, che può variare dal 10 al 30 % dell’ammontare complessivo dell’importo (art. 681).
Intervengo di nuovo a questo proposito per sottolineare una ulteriore ingiustizia stabilita dall’Amministrazione di Serravalle, che ha fissato al 20% la percentuale da far pagare indistintamente ai locatari.
Per effetto di questa decisione e della scelta di applicare in automatico solo detrazioni sul valore catastale degli immobili, a Serravalle 710 abitazioni saranno esentate dal versamento della Tasi, indipendentemente dalla situazione economica di chi vi abita; mentre tutti gli inquilini, sempre a prescindere dal loro tenore di vita, saranno costretti a pagare la tassa per la parte del 20%, senza godere di nessun tipo di agevolazione.
Ribadisco che la scelta di prevedere detrazioni commisurate alla capacità contributiva dei singoli e delle famiglie non solo potesse essere correttiva nei confronti dell’assurdità della tassa, ma anche maggiormente attenta ai loro bisogni e alle loro reali difficoltà. E la stessa attenzione avrebbe dovuto essere prestata per la determinazione della percentuale destinata agli inquilini; occorre tenere in considerazione che sono in esponenziale aumento, purtroppo, i casi di morosità incolpevole e di sfratto, e quindi della perdita del diritto all’abitazione, che è uno dei diritti fondamentali della persona.
In questo frangente perché gravare ulteriormente sul bilancio delle famiglie? Una Amministrazione che si definisce molto sensibile al settore sociale anche per gli affittuari avrebbe dovuto stabilire la percentuale da pagare sulla base della loro situazione economica, fino alla completa esenzione in certi casi.
Che senso ha ricorrere alla fine ai contributi sociali quando con scelte politiche diverse si potrebbe fin da subito facilitare il tenore di vita di singoli e famiglie? Ma saranno ancora una volta i cittadini a valutare l’operato di questa Giunta, se davvero sia mossa dalla volontà di alleviare il disagio di chi si trova in difficoltà o soltanto dalla preoccupazione di garantire alle casse comunali le entrate perdute con la soppressione dell’Imu sulla prima casa.
Elena Bardelli
Portavoce Comunale Fdi-An