PISTOIA. L’inizio dell’emergenza sul nostro territorio è datato marzo 2014, quando un “urgentissimo” messaggio proveniente dal Ministero dell’Interno si rivolgeva al Prefetto di Pistoia ordinando un piano di distribuzione per 40 “cittadini stranieri temporaneamente presenti sul territorio”.
Ad agosto il bando di gara per l’accoglienza è stato vinto da un Rti (raggruppamento temporaneo di imprese, composto da Co&So, Gli Altri e Pantagruel) per ricevere e gestire 155 persone, con vitto e alloggio più varie attività (lezioni di lingua, cultura, assistenza psicologica e altri servizi).
Nei giorni scorsi il Presidente della Regione Rossi ha parlato di donare/requisire appartamenti sfitti per ospitare immigrati e in molti non abbiamo capito se scherzava o diceva sul serio. Già a settembre 2014 la Regione aveva dato indicazioni perché venissero individuati alloggi disponibili: a seguito di ciò nel dicembre 2014 il Lode (livello ottimale di esercizio) ente composto dai comuni della provincia di Pistoia riuniti per fare fronte alle emergenze abitative, ha emesso tramite Spes (società pistoiese per l’edilizia sociale) una offerta per l’acquisto di “alloggi immediatamente accessibili”; ad oggi ancora non si conosce né l’ammontare di capitale pubblico che sarà speso nell’acquisto di abitazioni, né a chi saranno destinate.
Nel consiglio della Spes ci sono, oltre al presidente Paolo Bechi, le due consigliere Anna Maria Maraviglia di Pescia e Federica Strufaldi di San Marcello, motivo che induce a pensare che in queste due città più che nelle altre ci si adopererà per l’accoglienza; ma è solo una supposizione.
Notizie ufficiale non ce ne sono, perché la linea adottata è di tenere un riserbo molto stretto. Si vocifera di 500 profughi in arrivo in provincia di Pistoia nella prossime settimane; 6000 in Toscana. Il Prefetto di Pisa è l’unico ad avere almeno in parte rotto il muro di silenzio affermando che esiste la eventualità che debbano essere requisite abitazioni sfitte per non far dormire i profughi sul lungarno, in tende e sacchi a pelo.
Io credo che questa tattica del silenzio attuata da prefettura, provincia e sindaci sia offensiva per un popolo ospitale come quello italiano, toscani in particolare. Come cittadini desideriamo sapere quanto ci costa questa ospitalità, se possiamo permettercela e a quali servizi essenziali dovremo rinunciare se i soldi pubblici vengono spesi in queste operazioni di accoglienza.
Ritrovarsi coi profughi che dormono nelle tende nei giardini pubblici non è una opzione accettabile, nessuno di noi ha mai fatto dormire i propri ospiti all’addiaccio! Non si dovrebbe parlare di “migranti” o di “cittadini stranieri temporaneamente presenti sul territorio”, bensì di persone che chiedono aiuto.
Ognuno di noi vuole fare la sua parte, ma non a discapito dei propri figli o della sicurezza! Con questo silenzio si toglie la dignità sia ai cittadini toscani che alle persone che arrivano; forse è proprio questo il disegno ultimo? Sostituire un popolo indipendente con un popolo schiavo e servile, messo all’oscuro delle informazioni ed escluso dalle decisioni importanti?
Il Prefetto e tutti i sindaci, per evitare disagi e contestazioni, dovrebbero chiamare la cittadinanza ad un confronto; esortare tutti a fare il massimo, ma anche dare la misura di cosa la provincia di Pistoia può fare; e così in base alla mappatura delle risorse realmente disponibili e di scelte veramente condivise tranquillizzare i cittadini su quanto sta succedendo e su cosa ci aspetta ad iniziare dalle prossime settimane.
Sergio Barni
Candidato Regione M5S