BARTOLI ANCOR PIÙ CRITICO SUL BILANCIO DEL COMUNE

Roberto Bartoli
Roberto Bartoli

PISTOIA. Mi si perdoni la lunghezza di questo intervento, ma la materia di cui si parla richiede non solo dettagli, ma anche estrema attenzione: dettagli perché i bilanci son fatti di numeri la cui lettura è complessa; attenzione perché il bilancio del Comune di Pistoia ha notevoli problemi strutturali che la stessa Amministrazione, stando anche ad alcuni suoi recenti comunicati, tende pericolosamente a sottovalutare.

1) Secondo il Comune la pressione fiscale a Pistoia sarebbe bassa. La cosa non corrisponde al vero, in quanto la pressione non si misura attraverso il gettito, ma sulla base delle aliquote che si applicano. Così, per esempio, rispetto all’Irpef l’aliquota è al massimo, portata dal 5 all’8 per mille nel 2012 all’inizio del mandato Bertinelli.

2) L’Amministrazione afferma che le imposte “vere” versate al Comune sono 30,8 milioni di euro nel 2013, contro i 32,4 del 2012, con conseguente diminuzione nel 2013. La cosa è vera, tuttavia è anche vero che la maggior parte della differenza è da attribuire al minor gettito IMU dovuto alle disposizioni di fine anno (D.L. 133/2013) che hanno abolito la seconda rata per le abitazioni principali, i terreni agricoli condotti da imprenditori agricoli ed altre casistiche minori.

3) L’Amministrazione afferma che sono stati compiuti tagli per 2,4 milioni di euro. Il punto è che 1,6 milioni sono dovuti al taglio del personale reso finalmente obbligatorio a livello nazionale, dovendosi tuttavia osservare che nel 2013 si sono comunque realizzate quasi una ventina di assunzioni soprattutto nel settore scolastico, con la conseguenza che in realtà non si è realizzata alcuna scelta politica di taglio al personale: tanto è vero che i dipendenti di ruolo sono passati da 767 nel 2011, a 743 nel 2012 per tornare a 759 nel 2013 (totale 790 nel 2013, contro i 799 del 2011). Inoltre, non si specifica in cosa consisterebbero i restanti tagli di 0,8 milioni di euro.

4) L’Amministrazione afferma che rispetto al disavanzo di 2,1 milioni di euro, non avrebbe alcuna responsabilità. Sul punto si deve osservare soprattutto come il Comune non copra i costi dei propri servizi. Ed infatti, nel 2011 il Comune copriva il 79,54% dei costi, nel 2012 il 72,41%, nel 2013 si è scesi addirittura al 67,63%. In particolare, rispetto alle mense, da una copertura del 99,14% nel 2011, si è passati a una copertura del 70,35% nel 2013: la gestione dei servizi a domanda individuale presenta un saldo negativo netto complessivo di euro 3.758.241,00 (euro 3.201.193,00 nel 2012; euro 2.336.148,00 nel 2011; euro 2.266.143,00 nel 2010). Si rileva quindi addirittura un incremento significativo del saldo negativo rispetto al 2012 pari ad euro 557.048,00 corrispondente al 17,40%. Senza considerare poi che quest’anno ci sono stati alcune entrate straordinarie da dividendi che nei prossimi anni sarà difficile che si ripetano: 457 euro per Publiacqua, 784 mila euro per Publiservizi e 408 mila euro per Far.Com.

5) Ed ancora: l’Amministrazione dice di aver fatto investimenti significativi, ma, posto che in realtà tali investimenti sono stati assai pochi, si omette di dire che la maggior parte sono stati finanziati ancora con i mutui, mentre non è stato ottenuto alcun finanziamento europeo.

6) Infine, si deve osservare che da alcuni mesi l’ente opera con anticipazioni di cassa, con la conseguenza che con il deficit di cassa (che potrebbe divenire strutturale) sommato al disavanzo generato dall’esercizio 2013, la criticità finanziaria risulta inequivocabile.

Il punto nodale è che il bilancio a Pistoia è in enorme sofferenza, per due ragioni fondamentali. Da un lato, rispetto al costo dei servizi, si sta realizzando una politica stile anni 70, basata sull’idea che tale costo non deve essere necessariamente coperto, vale a dire sull’idea che il servizio pubblico deve essere necessariamente a perdere. Dall’altro lato, è evidente che sta fallendo una politica che crede di far pareggiare il bilancio con minori spese e maggiori entrate, senza compiere riforme strutturali sia nell’organizzazione dei servizi ai cittadini sia nel riassetto dei servizi interni per essere competitivi.

Al contrario, sono proprio queste riforme strutturali che occorre realizzare, ridisegnando anzitutto l’organizzazione del Comune, pensata per la gestione diretta dei servizi e non per un ruolo significativo anche del privato controllato dal pubblico. Un primo passo verso la riforma strutturale potrebbe essere quello di trasferire le materne allo Stato. Si deve ricordare infatti che negli anni 80 il Comune di Pistoia decise di mantenere le materne sotto la propria gestione. Ma oggi questo trasferimento è divenuto improcrastinabile se non si vuole condannare Pistoia al fallimento. In sostanza, oggi a Pistoia si deve fare quello che tutti gli altri comuni d’Italia hanno fatto ben 30 anni fa.

[*] – Membro dell’Assemblea Nazionale Pd

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