PISTOIA. In riferimento alle anticipazioni di stampa su come la Giunta Comunale di Pistoia applicherà la nuova Tasi merita fare un paio di considerazioni.
Intanto è da capire bene quanto è fumo e quanto sostanza; infatti dovremmo capire meglio se le 11.000 abitazioni popolari esentate dal tributo non appartengano a quei 5 milioni che erano già in buona parte esentate dall’Imu. In quel caso, saremmo di fronte ad una pura operazione di marketing.
Venendo al merito, va ricordato che la Tasi, a differenza dell’Imu, non è un tassa sul patrimonio, ma che serve a finanziare i servizi comunali indivisibili (polizia locale, illuminazione, verde, ecc.); quindi sarebbe corretto che contribuissero in modo equo la maggior parte dei cittadini, con esclusioni mirate e ben documentate. Invece, sempre stando alle anticipazioni di stampa, ancora una volta la Giunta di Pistoia sembra fare una scelta ideologica, caricando la Tasi tutta sulle spalle del “ceto medio” (cioè di chi non detiene una casa economica, ma neppure una lussuosa villa), sulle attività produttive e terziarie e anche, in parte, sugli inquilini. Questi ultimi, infatti, è previsto concorrano alla Tasi dal 10 al 30%, potendosi quindi profilare una situazione per la quale una famiglia con reddito modesto deve pagare la Tasi, mentre ne sarebbe del tutto esentata una famiglia di pari reddito che però sia proprietaria di una casa economica.
Insomma, riservandosi di leggere i provvedimenti, se questo fosse il modello di Tasi che la Giunta del Comune di Pistoia intende applicare nel 2014, saremmo di fronte ad una scelta che penalizza quel “ceto medio” già duramente colpito dalla crisi e anche gli inquilini che si troveranno ad essere trattati peggio di chi, per quanto economica sia, in ogni modo ha una casa.
Speriamo ci sia spiegato che le notizie di stampa sono incomplete e non precise.
Roberto Bartoli