PISTOIA. Nato il 7 gennaio del 1931 a San Valentino, una piccola frazione del comune di Castellarano in Provincia di Reggio Emilia, Rolando Rivi fu rapito il 10 aprile 1945 da un gruppo di partigiani comunisti per essere ucciso dopo tre giorni di sevizie.
La sua colpa?
Per i propri carnefici quella di essere una spia dei fascisti ma, come è ormai acclarato, fu più semplicemente vittima dell’odio antireligioso che si diffuse in Emilia-Romagna in quegli anni; odio che portò all’assassinio di decine di religiosi, ricordati in molte pubblicazioni anche da Giampaolo Pansa (Il sangue dei vinti).
Un corpo di adolescente (aveva 14 anni) coperto dai lividi causati dalle percosse subite e due fori, uno alla tempia sinistra e uno al cuore: questa fu la raccapricciante scena che si trovarono di fronte il padre del giovane, Roberto Rivi e il curato del paese, don Alberto Camellini, quando scoprirono la salma del ragazzo – trovata grazie alle indicazioni fornite da alcuni dei partigiani – tra i quali, vi era anche il responsabile dell’assassinio.
Solo alcuni anni dopo, nel 1951, Giuseppe Corghi, che materialmente sparò e il capitano Delciso Rioli, comandante della 27ª Brigata Garibaldi “Dolo”, furono condannati dalla Corte di Assise di Lucca a ventitré anni di reclusione, sentenza che trovò poi conferma anche nei successivi gradi di giudizio.
Noi, abbiamo ritenuto che il sacrificio del Beato Rolando trovasse un giusto spazio di commemorazione in questi schermi per una riflessione ai più all’affermazione della Verità e qualche preghiera dei pochi credenti.
[Alessandro Romiti]