SAN MARCELLO-MONTAGNA. Sauro Montagnani ci scrive:
Gentilissimo Direttore Bianchini,
Le invio una riflessione che ha molto in comune con quanto da lei pubblicato il 31 dicembre dello scorso anno dal titolo: Cinque ore al Piot per nulla: ecco la sanità montana “potenziata”, perché la notizia penso si riferisse alla mia persona.
In quel giorno mi sono effettivamente recato all’ospedale di San Marcello ove mi sono stati eseguiti raggi X alla spalla destra. Ritengo di fare cosa utile riferendo una situazione in cui ho potuto ascoltare persone che avevano necessità di cure ospedaliere. Naturalmente bisogna fare la considerazione che finalmente la neve è arrivata e per molte attività economiche della Montagna porterà indiscutibili benefici, di cui c’è molto bisogno.
Come al solito con la neve e la stagione invernale, arriveranno anche diversi disagi per la popolazione, fra i quali il rischio frequente di cadute accidentali causate dal ghiaccio con conseguenti fratture, stiramenti, contusioni.
Ma i disagi non sono solo quelli della salute e sarebbe molto interessante e istruttivo parlare dei molti altri. Le testimonianze dirette dei cittadini le ho ascoltate in una mattinata trascorsa fra “Pronto soccorso”, ora Piot (presidio integrato ospedale territorio), di San Marcello e il corridoio, davanti all’ambulatorio ortopedico dell’ospedale Pacini, in compagnia di altre tre persone, una delle quali in una barella accompagnata da due volontari della Pubblica Assistenza di Maresca-Gavinana. Un terzo signore di Gavinana con una costola rotta, dopo una caduta sulla neve. Il sottoscritto presente in attesa di essere visitato ad una spalla picchiata in terra per uno scivolone sul ghiaccio.
«Ci vuole pazienza», dice un’anziana signora proveniente da Ponte Sestaione, che ha un braccio al collo e un cerotto sulla parte sinistra della testa. La signora racconta ai presenti, come lei in attesa dell’ortopedico, di essere caduta vicino a casa, ed aggiunge: «E mi è andata anche bene».
Le fa eco un signore di Pracchia con un piede fasciato dal giorno prima a causa di una caduta: «Sì signora sono d’accordo, ci vuole pazienza, ma tanta. Sono venuto ieri per questo piede; e per avere la risposta di ciò che mi sono fatto e su cosa devo fare sono dovuto tornare oggi. Il nostro ospedale non lo riconosco più. Il personale si dà da fare, è attivo cortese, attento, ma è il meccanismo che è mal concepito. Ti fanno la radiografia in tempi brevi, ma per la risposta si deve attendere l’arrivo del medico da Pistoia, solitamente verso le ore 12. Non va bene».
«Guardi – replica la signora di Ponte Sestaione –, si contenti perché in una precedente occasione sono venuta qui alle otto di mattina e ne sono uscita alle sei di sera. Stamani sono arrivata alle otto e speriamo all’una di andare via».
«È purtroppo sempre così – dice uno dei due volontari della Pubblica Assistenza –. Bisogna aspettare. Bisogna aver pazienza. Pensate noi stiamo in attesa di ore con un mezzo di soccorso qui fuori praticamente indisponibile per altri possibili interventi. È uno spreco».
«Le cose vanno così – dice il signore di Gavinana – e certamente peggioreranno. Troppe volte si gioca sulle parole. Quando ci hanno parlato di potenziamento forse si riferivano al nuovo ospedale di Pistoia».
Direttore, questo è lo stato d’animo delle persone dopo il “potenziamento”, dell’ospedale Pacini di San Marcello, i cui effetti si fanno sentire in tutta la loro pesantezza sugli abitanti della Montagna.
La saluto cordialmente.
Sauro Romagnani
ALMENO UN PO’ DI ROSSO
Caro collega,
perché, se non sbaglio, la sua iscrizione all’albo dei giornalisti è recente, no…?
Niente più mi meraviglia in questo mondo di ladri (attenzione che sto citando da una canzone, non sto offendendo nessuno).
Ladri di tutto: a partire dai diritti e, fra i primi, quello alla salute, così caro al Granduca Rossi, Assessore alla Sanità al tempo non del colera, come scriveva Márquez, ma dell’ammanco di 420 milioni di € (quasi senza colpevoli) a Massa.
Credo che con questa vivace lettera sia stata rappresentata a pieno la realtà della Montagna: quella sulla quale Quarrata/news prima e Linee Future ora hanno battuto e battono contro le tromboviolinate della sanità di Rossi che ha ammazzato i toscani: infatti la sanità non è stata fatta a fette solo nelle zone periferiche, ma anche nelle pianure e nelle città. E per capirlo basta vedere cosa scrive ogni giorno il Comitato Gavinana, quel quartiere di Firenze che il mangiacarote (vedi Crozza) Renzi sbagliò per Gavinana di San Marcello, complice divertito un caro amico montanaro e un po’ irriverente, Mauro Banchini, anch’egli collega.
Noi – e io in prima persona – siamo tutto dei San Tommaso: fortunatamente non crediamo. Io non ho creduto mai: e per questo motivo ho preferito scrivere sui giornali piuttosto che fare politica attiva. Certo per chi ha creduto nella sinistra, accorgersi, oggi, che la sinistra è stata davvero sinistra e distruttiva nei confronti della gente e dei suoi diritti, deve essere una bella delusione!
Vabbè! Intanto queste cose scriviamole e facciamole circolare. Chissà che questi aziendalisti dell’Asl 3 al servizio del Granduca, a forza di sentirsele ripetere non abbiamo un sussulto e, impensabilmente, visto che sono più bianchi ed esangui di un panno lavato o di un cadavere ciucciato da Dracula, non recuperino un po’ di rosso…
Almeno in viso!
Cari saluti e buon 2015.
Edoardo Bianchini
One thought on “«BELLA SANITÀ, SERENISSIMO GRANDUCA ROSSI!»”
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