ben zona. DI BUONI PROPOSITI È LASTRICATA LA VIA DELLA GIUSTIZIA DEL TRIBUNALE DI PISTOIA

Gli stessi che ci hanno ridotto in stato di miseria, inflazione, decrescita infelice, fame e guerra, voglio dire i democratici e i progressisti guidati da Giorgio Napolitano, e poi presi per mano da Sergio Mattarella, l’assoluto non-presidente della repubblica massacrata: quegli stessi hanno saputo regalare, a questo indecoroso paese di Becciu e di Bertoni, anche una magistratura alla Palamara, dalla cui immagine non si salvano certo procura e tribunale di Pistoia. Seguite attentamente i fatti


«L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!» diceva Gino, il giusto fra le nazioni


PARADOSSI: IL DIFFICILE SARÀ MOTIVARE

CHE IL PROSCIUTTO TOGLIE LA SETE . . .


 

La «gente comune come me» la pensa esattamente come me

 

Giugno 2020. Ho iniziato a scrivere la storia sconcia dei privilegi concessi dal Comune di Quarrata al ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, al quale la pubblica amministrazione concesse di sbarrare con cancellate illecite campi, tre strade vicinali-interpoderali che dovevano restare comunque aperte, e due piazzole di parcheggio da sempre destinate al disimpegno di via di Lecceto.

Novembre 2020. Arrivano tre carabinieri e sequestrano, per ordine di Claudio Curreli e Patrizia Martucci, il mio cellulare, un tablet e quattro computer.
I due tutori della legge non sanno (che bella preparazione!) che tali beni non possono e non devono essere toccati se appartenenti a un giornalista.
Se ne fregano, loro. E procedono come un Etr: le leggi e le Cassazioni sono, per chi gioca con la vita altrui, dei puri optional. Mi accusano di stalking, minacce, violenze private, diffamazione. Tutto, insomma, tranne il ginocchio della lavandaia.
Non hanno uno straccio di prova di ciò che dicono: ma è evidente che certe, in ipotesi, conoscenze (il Perrozzi è un Ctu del tribunale di Pistoia; il dottor Andrea Alessandro Nesti, ha lavorato per 3 anni in procura, fianco a fianco con i togati e i CC della polizia giudiziaria) hanno canali prioritari rispetto a certi rompiballe come Linea Libera, il suo direttore, i suoi collaboratori.
Claudio Curreli, che, pur magistrato, favorisce l’immigrazione clandestina a Pistoia, monta il caso come si monta la panna. E dal giugno (prima querela farlocca e calunniosa del Perrozzi) a novembre, in appena 5 mesi, mette insieme un affastellìo di sudiciumi, così come vengono vengono, con ben 16 accusatori che si lamentano di ogni genere di letame.

Novembre 2020. La Gip Martucci mi ordina, perciò, di stare a 300 metri di distanza dal Perrozzi e di non comunicare in alcun modo con lui.
In italiano questo significa che io non posso e non devo: scrivergli, chiamarlo a telefono, spedirgli roba, aspettarlo dietro gli angoli, rincorrerlo di sera, fargli bau-bau per strada etc. etc.
La Gip Martucci, che procede per elementi indiziarii non verificati, non esplicita che io non posso e non devo più scrivere articoli su Perrozzi e argomenti collegati. Anche perché non può farlo: lo sanno bene sia Tommaso Coletta – l’uomo che suggerì di non toccare la Lucia Turco, sorella del procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco – sia lo stesso Curreli.
Perfino Cinci Frugiataio sa che ciò che non è espressamente proibito è del tutto lecito. E io continuo a scrivere sugli sconci benefici concessi al Perrozzi dal discutibile Comune di Quarrata.

Dicembre 2020. A seguito dei mie nuovi interventi di denuncia giornalistica, l’11 dicembre vengo messo agli arresti domiciliari e ci sarò tenuto a forza fino al marzo dell’anno successivo.
Se avete seguito il discorso con attenzione, non farete fatica a capire che:
1. la Gip Martucci non ha sufficienti conoscenze di lingua italiana e non si rende conto di ciò che scrive, di come lo scrive, di quali conseguenze scaturiscano dal suo deprecabile modo di procedere e ordinare;
2. il sostituto Curreli, tanto meno, si rende conto del fatto che il processo che ha messo in ponte è un ammasso di fogli più degnamente da portare al Cassero o all’inceneritore di Montale, quello sul quale la sostituta Gambassi non vede (dopo 5 anni di niente assoluto) alcun elemento penalmente rilevante.
3. Entrambi, Martucci e Curreli, concordano che io sono un pericolosissimo stalker, che non rispetta le «autorità costituite» (e certo non quelle di questa pasta), che sono irrispettoso, ribelle, pericoloso. Ed è vero perché, contrariamente a loro, ho piena coscienza di cos’è la logica e me ne servo in maniera appropriata: l’ho imparata, infatti, direttamente sul testo greco di Aristotele e non sul Manuale Cencelli di Palamara ANM.
4. La Gip Martucci fa di più: minaccia ritorsioni (pensate: una magistrata!) nei miei confronti. E scrive, nel decreto degli arresti a domicilio, che, se non cesso di scrivere gli articoli, mi fa trasferire direttamente in Santa Caterina in Brana.
Vi rendete conto di che razza di magistrati ci perseguono, a cui siamo soggetti noi che abbiamo la sfortuna di cadere sotto la cupola pistoiese?

Avvocata Giunti, il suo cliente è un beneficato dal Comune di Quarrata. Ma il saggio tibetano dice che «niente è per sempre». Dovrebbe arrivarci anche senza latino, no?

Occhio, perché nello stesso tempo, tre avvocate – l’Elena non-latinista Giunti, per Perrozzi; l’Elena Augustin, per il diarroico e calunnioso sindaco Benesperi; la Cristina Meoni per il cazzottatore violento Ciottoli – chiedono a Coletta e Curreli di sequestrare il giornale Linea Libera: e i due garanti della legalità rispondono che ciò non è possibile e che io ho tutti i diritti di scrivere quel che voglio e come voglio.
E allora perché arrestarmi e tenermi ai domiciliari? Non vi sembra che, più che una misura cautelare contro un pericoloso delinquente, il mio arresto altro non sia stato che un vero e proprio sequestro di persona?
Anche qui l’italiano difetta – ma forse anche la morale. E ancor più difetta nel dottor Giuseppe Grieco che, a un certo punto, si affianca a Curreli per un affondo a scopo, in ipotesi, intimidatorio e coartante nei confronti di me, persona che vuole scrivere liberamente, ex art. 21 della Costituzione, ciò che vede, a suo parere, di sconcio, nell’infelice terra terra di Vanni Fucci, patria d’ogni muffa, reticenza e omertà.

Luglio 2021. Ha inizio Il pianto della Madonna, sacra rappresentazione della giustizia pistoiese simile all’opera di Jacopone da Todi.
L’aula è piena di accusatori che si sfregano le mani, di avvocati che appuntano il lapis pensando alle parcelle e alle richieste economiche da avanzare. Tutta gente che vive – parlando in metafora – di fuffa, chiacchiere e spippolate di rosari.
Luca Gaspari, giudice monocratico, dirigerà l’orchestra del Luglio Giudiziario Pistoiese.
Si sentono i testimoni. Parla il capo dell’ufficio tecnico di Quarrata (Iuri Gelli) e conferma che tre strade il Perrozzi le ha chiuse. Con tutto il resto, piazzole etc.
Alla fine Gaspari, forse confuso e con un calo di memoria per la terza dose anti-Covid (è un effetto collaterale accertato), non si ricorderà di niente. E in sentenza mi affibbierà comunque la camicia di forza dello stalker: forse perché… vuolsi così colà dove si puote ciò che vuole…? Mah!
Parla anche Maurizio Ciottoli per riferire che non ricorda niente delle promesse elettorali del duo di Fratellini d’Italia lui-Benesperi. Anche Ciottoli è smemorato.
A un certo punto Gaspari s’incazza (si può dire?) e il Ciottoli viene giù come un mucchio di sassi in bilico. improvvisamente ricorda tutto: è evidente che ha mentito al giudice sotto giuramento.
Ma anche di questo Gaspari non si ricorderà in sentenza. E mi affibbierà comunque la camicia di forza dello stalker: forse perché… vuolsi così colà dove si puote ciò che vuole…? Mah!
Resta il fatto – e se Gaspari non lo ha capito ora, lo capirà in séguito – che le le diarree del sindaco-Benesperi-Cacaiola sono di molto antecedenti alla mia (e del Romiti) opera di terrorismo, minaccia e violenza privata.
Verrà il giorno della civetta, cari tutti del tribunale pistoiese. Perché i fatti, alla fine, parlano da soli.

Luglio 2021. Io chiedo di accedere al mio cellulare per estrapolare le registrazioni telefoniche tra me e Ciottoli e me e Benesperi, per difendermi dall’accusa calunniosa cui sono sottoposto da questi due amministratori inetti ed eterodiretti sia dalla segretaria generale Aveta, che dal senatore La Pietra. Ma Gaspari, d’imperio, ordina l’estrazione della copia forense di tutto il cellulare: ad-bundandum in ad-bundandis, esclama Totò in un film strafamoso.

Pletorica e, a mio avviso, illecita, quanto assai discutibile e pericolosa, la sua decisione. Ma lo ha fatto: e ciò, alla fine, sarà anche utile. Poi capirete perché.
Viene fatta la copia forense, dicevo. E Giuseppe Grieco – nell’insegnarmi come si fa il giornalismo montanelliano – dichiara esplicitamente in aula che ha letto e ascoltato tutto il contenuto del mio cellulare.
Più bufala di così, si muove. Infatti di cosa parla? Solo di un evento: di un pettegolezzo che riguarda gente che per la storia del Perrozzi non ha alcuna ragione di essere rammentata. Ma i giudici e i magistrati fanno tutti come vogliono, perché… vuolsi così colà dove si puote ciò che vuole…? Mah! Viva la giustizia!
Faranno diventare Carlo Nordio ministro della giustizia? Forse. Ma la riforma non si farà perché a tutti, indistintamente, fa comodo che i magistrati siano come l’oro: duttili e malleabili, pronti a obbedir tacendo

Agosto 2022. Fine mese, si attendono a giorni le motivazioni della sentenza. Sarà come una Feuerwerksmusik di Händel: musica per fuochi di artificio. Frizzi, lazzi, scoppi e bombe finali, con tanti topi matti per il cielo. Gaspari sta lavorando per mettere Tutti insieme appassionatamente. Che fegato!
Botto finale. Siete giunti sin qui? Ritornate al luglio 2021 quando io chiedo di accedere al mio cellulare e Gaspari ordina di estrarne una copia forense, che viene eseguita e che poi non sarà neppure utilizzata.
A Pistoia le prove vanno al macero; le illazioni e ciò che fa comodo per le tesi dei magistrati, hanno la priorità certa e assoluta. Specie se si vuol condannare.
Ascoltate. Durante la primavera del 2022 vengo ad avere fra mano la prova certa (lo capite questo italiano, provetti linguisti della procura di Pistoia?) che, mentre il cellulare, il tablet e i miei quattro computer erano sotto sequestro conservativo cautelare, quindi intangibili, il luogotenente Salvatore Maricchiolo di Quarrata segnala il fatto al sostituto Leonardo De Gaudio.
E il giovane – che ha tutta l’aria di essere un braccio destro di Coletta – scrive a Curreli chiedendo di poter utilizzare le mie macchine per sue indagini destinate ad altro fine.
«La sventurata rispose», scrive laconicamente il Manzoni quando narra che la Monaca di Monza decide stupidamente e peccaminosamente di darla a Egidio: «Visto, si concede» e sotto la firma di Claudio Curreli. E con quale autorità, scusate?
Dunque tutti questi oggetti, che dovevano essere congelati in cassaforte, furono anche violati per altri scopi e a mia totale insaputa?
Ma viviamo sotto una Costituzione o sotto la mezzaluna di Recep Tayyip Erdoğan? Che ci dicono i saggi avvocati della Camera Penale di Pistoia?
Se questa è giustizia e rispetto della legge e della Costituzione, io sono Ludovico Ariosto e sto scrivendo l’Orlando Furioso.

E di Luca Gaspari, che aveva tutte le prove a disposizione e non ha voluto servirsene, che dire? Ineccepibile?

Concludo. Devo avere fiducia nella magistratura? Ma nemmeno un po’. Devo prestare fede a quello che fa? Ma nemmeno un po’?
Gaspari sapeva di questo sporco intrallazzo alle mie spalle? Delle due l’una:
1. se non lo sapeva, Gaspari non può che dissociarsi immediatamente dai suoi quantomeno strani colleghi e denunciarli per l’ipotesi di abuso d’ufficio, art. 323 cp, salvo se altro e più grave;
2. se ne era a conoscenza, è ancor più grave e deve rispondere in solido con chi ha autorizzato l’uso di miei beni personali per fini altri.

Comunque spero che nessuno pensi di cavarsela con una semplice cerimonia da tarallucci e vino. Queste cose sono serissime, non come la giustizia italiana e pistoiese, cari amici tutti di Luca Lotti e Mattarella!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Mazzanti e Bai, uno più indegno dell’altro. Il Bai anche falsario, nonostante fosse il capo dei vigili. Ma la procura non vuole vederlo: siete ciechi o in malafede, sostituto Curreli?

 

Lungo tutto il percorso di questo deplorevole processo inventato di sana pianta, non c’è stato un cane che si sia posto la domanda centrale e dirimente: se il Perrozzi poteva o non poteva fare quello che ha fatto pur avendolo ottenuto in dono dal Comune di Quarrata.

Non il Curreli, non la Martucci, non il Coletta, non il Grieco, non il Gaspari. E neppure tutti gli azzeccagarbugli che si sono succeduti a pontificare dai banchi dell’accusa: maestri di tutto fuorché di vita e di  robusta e rigorosa morale. Lo stesso dìcasi per personaggi come il Benesperi, il Ciottoli, il fu-comandante Andrea Alessandro Nesti. O anche l’indecoroso sindaco di Quarrata, Marco Mazzanti.

Che catastrofe questa Italia adatta solo a figli di buona-donna e a Draghi di Komodo (o, più spesso, di comodo).


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