BERTINELLI E I SUOI DOVERI

Samuele Bertinelli

PISTOIA. No, Samuele, non così.

Mi permetto il tono confidenziale dall’alto solamente della mia età anagrafica, come giustamente un tempo usava.

Vorrei ricordarti che migliaia di cittadini pistoiesi hanno avuto fiducia in te, ti hanno votato ed hanno sperato. È andata nella direzione non certamente voluta in ossequio a quella che continuano a dirmi chiamarsi democrazia, cioè volere di popolo.

“Est modus in rebus”, però, nel ritirarsi dalla battaglia perduta ma non dalla guerra.

Il peso della sconfitta ha una sua misura nel semplice offrirsi non alla carnefice destra, come maldestramente propagandata perché, fra l’altro, destra non è, ma ai Caini che nel “tuo” partito, il Pd, ti hanno scientemente sacrificato.

Non è colpa del Bartoli o della Lombardi se hai perso; è colpa della incapace comprensione e di chi pensava di poterti comunque usare come “cocchiere” di interessi che coniugano la sinistra con il potere più corrosivo e civilmente più nefasto ed antitetico anche alle utopiche e storiche battaglie sinistre e di sinistra.

Le Breda, fucina di martiri rabberciati e di “vagabondi sindacalisti” divenuti, loro e nostro malgrado, storia di questo territorio, non ci sono più.

Neppure lo Scarpetti, operaio-sindacalista (un mio amico mi diceva “poco operativo” nel reparto verniciatura, perché sindacalista), Sindaco di Pistoia prima ed onorevole poi, che in cronaca locale ci offre la sua versione, come persona informata dei fatti, “ti fa le scarpe”; quelle della Nike di Samotracia scandalosamente scambiate con quelle che si portano ai piedi o viceversa?

E tu dichiari ufficialmente, nella forma scelta di “fuggire”, che le migliaia di persone che ti hanno sostenuto e votato non contano una minchia, che ti dimetterai anche da consigliere comunale e non ti presenterai alla prima riunione del Consiglio Comunale?

Appunto, “est modus in rebus”. Le tue dichiarazioni ufficiali sulla “fuga” non a Brindisi, magari a Forte dei Marmi o a Vizzaneta, non ti fanno onore politicamente: hai perso, ma hai un obbligo più che politico, morale, per non dire etico, un attributo che non vi appartiene, verso chi ti ha votato.

Hai il dovere di presentarti in consiglio comunale e ringraziare pubblicamente chi ti ha sostenuto e, se lo ritieni opportuno, anche scusarti; anche con quell’Antonio, babbo pendolare “che viene da Bari e vive dal 2006 a Pistoia con la famiglia il quale ha deciso di non votarmi lo scorso 11 Giugno” (prima del ballottaggio – n.d.r., lo dice lui) perché “qualcosa si è rotto ad un certo punto nel mio rapporto con la Città (lo dici tu)”.

Basta chiacchiere: hai un dovere. Presentati in Consiglio Comunale da competitor sconfitto ed esponi le tue ragioni: questa non è democrazia, è partecipazione alla vita pubblica e serietà, anche personale.

Se non lo farai, dimostrerai dove sta la democrazia e dove alberga la supponenza, il rancore ed anche, come scrivi, “il senso acre della vergogna, che non avevo mai conosciuto prima”. Prima del ballottaggio, aggiungo.

Cedant arma togae.

Te lo dice “uno” che di Pistoia, città di ruffiani, di volta giubbe e di lecca fondoschiena se ne intende e che si è schierato pubblicamente su questo quotidiano con Alessandro Tomasi ; per stima e personale amicizia.

Alle prossime elezioni politiche, ognuno per sé e Dio per tutti.

Ti aspetto il 14 luglio, in Consiglio comunale.

Auguri a te e Famiglia.

[Felice De Matteis]

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