PISTOIA. Ieri si è spento, all’età di 89 anni, dopo una lunga malattia, Silvano Cotti, autorevole punto di riferimento della sinistra pistoiese. Silvano, dal 1961 membro della segreteria della Camera del Lavoro, ha poi guidato, a partire dal 1972 e per tutti gli anni 70, la Cgil pistoiese.
In seguito, dal 1980 al 1985, è stato assessore nelle giunte presiedute dai sindaci Renzo Bardelli, prima, e Vannino Chiti, poi.
L’attenuarsi dell’impegno attivo per il procedere dell’età non ha significato il venir meno della passione e dell’interesse, in lui profondamente radicati, per le vicende pubbliche della città e del Paese. Una passione ispirata ai principi di giustizia sociale e di libertà individuale, che lo portarono diciottenne a disertare il bando di leva della Repubblica di Salò e a partecipare ad uno dei primi episodi della Resistenza pistoiese: la manifestazione affinché la Milizia fascista abbandonasse la caserma di piazza Spirito Santo, nella quale alcuni fascisti erano rimasti asserragliati dopo il 25 aprile 1943.
Il suo impegno fu prevalentemente sindacale, come raccontò pochi anni fa a Gualtiero Degl’Innocenti, che con lui condivise una militanza politica intesa come servizio e strumento collettivo per rendere le donne e gli uomini più liberi ed eguali.
Silvano Cotti ha speso la sua vita nella lotta per l’emancipazione degli individui dal bisogno e per il riconoscimento della dignità e dei diritti dei lavoratori e lo ha fatto superando le divisioni politiche e sindacali, intimamente persuaso, come ebbe a raccontare a Gualtiero, che “i momenti migliori per la classe operaia, per i lavoratori, per i pensionati, per tutti coloro che in fondo vivevano del loro lavoro, sono stati quelli delle conquiste realizzate soltanto quando c’era l’unità”.
Personalmente ricordo l’attenzione e la curiosità affettuose che riservava a me e a quanti, della mia generazione, iniziarono ad impegnarsi in politica, nel momento in cui meno intenso diveniva il suo impegno diretto.
Ricordo una persona mite e gentile, un uomo sempre rispettoso degli altri.
Ricordo, in tempi troppo spesso segnati da sciatteria ed ostentata arroganza, il profilo di un autentico galantuomo.
Con Silvano, purtroppo, perdiamo un esempio – destinato per questo a vivere a lungo – di una vita dedicata interamente all’impegno politico e civile, generoso e appassionato. Quell’esempio che ha saputo dare l’intera generazione che ha contribuito alla ricostruzione del Paese dopo la fine della seconda guerra mondiale e la lotta di Liberazione.
Alle figlie Giovanna ed Isabella e ai suoi nipoti, il sincero cordoglio mio e dell’intera città.
Samuele Bertinelli