A Betti è andata fin troppo bene con il colpo di spugna che Leonardo De Gaudio dette sulla questione del Carbonizzo Tempesti di Fognano. E vuole in terzo mandato – a nostro incontestabile parere ex articolo 21 – solo per finire l’opera intrapresa: fare atterrare indenne la Misericordia sui dolci pendii del suo territorio. Per il resto ecchissenefréga?
Atterrate, fratres! Con Betti landings perfetti
BETTI & DEM, CONCRETI E PRESTI,
TOCCAN TERRA ALL’EX-TEMPESTI
Prima della full immersion nella campagna elettorale del Betti, esaltata da una esultante Tvl, tornate un momento a ripassare la lazione della Democratica Repubblica Montalese messa in piedi dal bello spilungone con assessori (Alessandro Galardini) antifascisti, scatenati contro il luogotenente Sandro Mancini.
I riferimenti cui attingere sono questi:
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dipendenti pa. la buvette alla stanza 13 postato in 25 gennaio 2019 da alessandro romiti – montale. avevamo già denunciato la disponibilità di una buvette all’interno del palazzo comunale di montale, ristretta a pochi confidenti, che sembrano soliti entrare al lavoro non colazionati. un ente, affidato alla gestione di un manipolo di nojaltristi d’acciaio che, non…
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trinariciuti & mononeuronici. ferdinando betti sindaco pd: fine amministratore o nullità politica? postato in 1 febbraio 2020 da edoardo bianchini – pd e forze dell’ordine fasciste: nodo gordiano o nodo scorsoio? montale. tutta la vicenda «forze dell’ordine fasciste» di montale mi spinge ad aprire una attenta riflessione sui grandi amministratori del pd, una caterva di «cecati – notate l’ossimoro…
Avete letto? Benissimo. Ora guardate l’opera di Tvl:
CON QUELLE BRACCIA PUOI FARE QUEL CHE VUOI
Come può, il Betti, volerci bene? Ci ha querelato (e ci fatto condannare da un Luca Gaspari che proprio non aveva altro da fare che piegarsi alle pressioni della procura e del Curreli) non certo perché avevamo scritto che, come politico/amministratore Ferdinando era un baccalà-stoccafisso: De Luca, suo correligionario campano, dà della stronza alla presidente del consiglio e si offende pure se lei gli si presenta dicendogli «sono quella stronza della Meloni», figuratevi se Betti – che ha sullo stomaco un pelo lungo e folto come quelli di King Kong – se la sarebbe presa per quegli innocentissimi appellativi.
La certificata malevolenza bettiana nei nostri confronti (supportata, evidentemente, dalla procura pistoiese) trae origine da ben altro. Per essere chiari dalla noia e dal fastidio che Linea Libera dètte, dà e darà, ai farisei faccendieri delle mestazioni amministrative che, eletti dal popolo, democraticamente fanno girare le ruote (e spesso anche i coglioni della gente) a loro piacimento e non, come ripetono a disco rotto, per il bene comune.
Betti ci odia. Infatti gli abbiamo rotto le uova nel paniere con la famosa Stanza 13 di cui sopra; con il suo Alessandro Galardini che querelò il luogotenente Sandro Mancini (il nemico da abbattere di Renzo Dell’Anno e della sua longa manus Giuseppe Grieco); ma, soprattutto, con quel verminaio che fu – e che resta, a nostro avviso – il Carbonizzo Tempesti di Fognano. I giornalisti non devono dimenticare: proprio come gli storici: e a tal proposito vedetevi Paolo Mieli, che si definisce storico, appunto.
Dal “verminaio carbonizzato” il Betti è uscito indenne grazie all’ipo-vedenza (o cecità assoluta?) di Leonardo De Gaudio: che stranamente (sarà un caso o un indizio?) scese perfino in aula in veste di Pm con Galardini, cosa inaudita per una caghetta di piccione come la querelina insulsa del professore, ma sùbito mandata a giudizio da Tom Col, dato che il cognome dell’imputato non era Turco, ma Mancini… Io c’ero.
Restava in piedi anche un altro crimine di lesa maestà: il fatto che avevamo scritto (su suggerimento di Alberto Fedi e Francesca Simoni) che forse il sindaco-merluzzo (il termine è meno offensivo di baccalà e stoccafisso, no?) probabilmente era indagato sui fondi di Vab e Protezione Civile.
In effetti il Betti, con la B come benefattore di Fognano, ha atterrato veramente bene a favore della Misericordia di Pistoia e a tutti i rigiri da cui è stato sanificato dalla provvidenza degaudesca.
E ci sentiamo di dirlo in tutta serenità d’opinione. Quella stessa a causa della quale, noi, obbedienti all’art 21 della Costituzione e fedeli alla libertà di opinione, abbiamo prima subìto la persecuzione di un Curreli da fuori-onda tutto lanciato a salvare suoi presumibili «prossimi sociali» come Romolo Perrozzi e Andrea Alessandro Nesti; poi addirittura il carcere (104 giorni) sottoscritto dalla Gip Martucci.
La quale, anche se le spiacerà assai sentirselo dire in questi termini, ci ha resi martiri allo stesso modo con cui Benito operò attraverso le sue decisioni a danno di Giacomo Matteotti, anche lui, come me, Gemello (10 giugno; io 4 giugno); anche lui, come me, socialista; anche lui, come me, giornalista – pure se alla procura pistojese, in testa, non vuole entrarglici, ma solo perché non le torna comodo!
Qualche bempensante (Andrea Scanzi) ieri sera su La7 dal Floris ha affermato che non stava bene, per una Giorgia delle istituzioni, esprimersi dicendo che non le piace quell’emittente televisiva, mentre apprezza Rai1: ma la stessa cosa vale per il trinariciuto trisindaco-merluzzo, tanto piacione nel video di Tvl, perché, pur uomo delle istituzioni, Ferdinando rifiutò di inserire in rassegna stampa, nel suo Comune, la nostra testata.
Ed è comprensibile anche se non condivisibile. Perché in rassegna stampa (e questo Coletta lo sa fin troppo bene, tanto che ci condanna a chiudere) non si mettono le voci discordi che turbano il sonno degli imbecilli, ma solo quelle dei culilingui dell’ordine di Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini: due liberi professionisti i quali, pur dirigendo un ordine professionale, permettono che dei “negri” sottomessi a loro, in nome della libera professione, vengano retribuiti da tanti giornali-caporali di merda con cifre oscillanti fra 2 a 5 euro per un servizio giornalistico. In altri termini: il costo di un gelato preso col cono al banco o con il bicchiere al tavolo, seduti.
È professione, questa? Vorrei proprio vedere la faccia dell’avvocata Cecilia Turco che riceve 5 € come compenso per avere espresso un parere a chi glielo ha chiesto!
Eppure questo è l’ordine dei giornalisti a cui Coletta, e la procura di Pistoja, danno così tanta importanza nello stesso momento in cui la moglie e la suocera di Soumahoro vanno a processo per sfruttamento della negraggine (termine liberamente coniabile sulla frociaggine di Bergoglio) dei “giornalisti a sottocosto”!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana
Caro Coletta, con Linea Libera hai fatto ancor peggio che con la storia del luogotenente Daniele Cappelli.
Pèntiti, sul serio. Da’ retta…!