PER NOI DECIDERANNO I MORALISTI?
Di versate minestre una gran massa
vede, e domanda al suo dottor ch’importe.
«L’elemosina è (dice) che si lassa
alcun, che fatta sia dopo la morte.»
Di vari fiori ad un gran monte passa,
ch’ebbe già buono odore, or putia forte.
Questo era il dono (se però dir lece)
che Costantino al buon Silvestro fece.
Vide gran copia di panie con visco,
ch’erano, o donne, le bellezze vostre.
Lungo sarà, se tutte in verso ordisco
le cose che gli fur quivi dimostre;
che dopo mille e mille io non finisco,
e vi son tutte l’occurrenze nostre:
sol la pazzia non v’è poca né assai;
che sta qua giù, né se ne parte mai.
L. Ariosto, Orlando furioso,
Astolfo sulla luna, XXXIV, 80-1
«NON GRIDATE PIÙ», scriveva una volta Ungaretti. Oggi bisognerebbe dire: «Smettete di fare casino» oppure «Ragazze, posate il fiasco!».
Shakespeare riscriverebbe un più adatto Tanto rumore per nulla. Il Boccaccio ci si farebbe sopra delle interminabili risate alla faccia dei coglioni. Ma oggi non si ride più: anzi, è severamente vietato ridere – come lo era nell’abbazia del Nome della rosa perché, secondo il bibliotecario cieco, Cristo non rideva mai.
Oggi Cristo e la politica (ovviamente progressista: l’altra politica è lurido populismo alla Salvini…) vanno di pari passo. Perfino la chiesa ha un papa “comunista”, che ha trasmesso ai piddìni il diritto di legare e di sciogliere i peccatori che ridono, dato che ormai i preti non hanno più tempo per confessare e ce l’hanno solo per fare politica dall’altare (ovviamente contro Salvini e i populisti).
Tutti hanno voluto il «post» (-ideologico, -comunista, -fascista, -democristiano, -liberista e tutto il resto… in pista) e ora tutti, appena muovono un dito o fanno una battuta, lo pigliano, necessariamente, nel post-eriore.
Per quale motivo credete che ieri abbia scritto e pubblicato freud aveva scherzato. La cultura dell’odio e l’ossessione di Salvini? Avevo già annusato la vicenda-Gorbi e mi era preso il classico “giramento di palle”. Non si può dire? Sono sessista? E allora? «Chi se ne frega» avrebbero detto i comunisti del Pci su Sette Giorni negli anni 90.
Oggi si salta sùbito al bullismo, alle balle, alla rottura di balle e palle per qualsiasi motivo banalissimo: basta che ci sia qualcuno da colpire e da additare come “impuro”, come capro espiatorio di una rabbia nata, alimentata e fatta crescere dal 68 in poi – anche grazie alle gentili signore della riscossa, quelle impegnatissime nel sociale e perfino nelle bibbianerie.
Povero Federico, mi dispiace! Ma tutto lo spirito critico fatto sviluppare a scuola dalle maestrine di sinistra, dalle presidi di sinistra, dalle donnine della Cgil, è finito in qualcosa di simile a una «pisciata controvento»: è ritornato addosso a chi ha pisciato con le conseguenze del caso.
E il problema peggiore, in tutto questo, non sono tanto i vestiti pisciosi, che si possono sempre lavare, ma la diseducazione globale che va di pari passo con il globalismo filoeuropeista della intellighenzia nostrana.
Una volta queste osservazioni seriose si facevano all’asilo dalle mantellate, da bambini, con suor Oliva e suora Adele che ci tiravano (e facevano bene) dei ceffoni secchi sul viso. Oggi queste cose si fanno al governo delle merendine e del contante da tracciare per moralizzare gli evasori; delle pizze e del caffè; della tassa sui voli e della tazza del cesso: basta porgere il culo all’Europa e siamo santi; basta applaudire la Greta e siamo addirittura beati.
Siamo ma messi male, Federico mio! Era più seria la Gazza che ti mandava a fanculo in faccia, senza mezzi termini: ma sapeva, almeno, essere volgare e diretta come si conviene a una signora spregiudicata, aldià e al di sopra del bene e del male.
Oggi, con tutti questi professori e professoresse di religione politically correct finirà che rimetteranno anche l’indice sui libri leggibili e quelli sessisti e anche Porci con le ali dovrà essere ostracizzato, pur essendo stato un classico della rivolta della libertà sessuale e del disagio giovanile. Sarà Landini a stilare l’indice? O la Laura che fa la spola fra Leu e il Pd, magari con le infradito e il velo in capo?
Ma l’aspetto peggiore – e, direi, più preoccupante – resta il fatto che tanti colleghi giornalisti dedichino, a queste meschine puttanate inconcludenti, intere paginate di giornali (che fortunatamente, se dio vuole, nessuno legge più).
È sul body shaming (si legge: «bòdi scémin», vi suggerisce nulla?) e sull’inglese che tutti parlano e nessuno conosce, che si concentra l’attenzione culturosa dei democratici accoglienti, ormai superati perfino dai cittadini di Riace, Comune Delucanizzato.
Sulla galleria di Serravalle che fa crollare le case della Rocca, non si spende una riga. Che ne dice la Querci?
Né una riga si legge sulla storia del Carbonizzo di Montale, che è un megaputtanaio (ma su cui è meglio tacere, altrimenti si decapita il Pd e qualcun altro).
Né, ad Agliana, si parla dei quattrini dati a saldo e stralcio (a suon di decine di migliaia di euro liquidati e pagati dalla giunta in cui imperversava il grande Rino Fragai) alla Coop Pane e Rose, nella quale lavorava l’assessorA ed ex-vicensindacA Luisa Tonioni: certe cose sono come il culo delle donne, intoccabili o… guai! Si è sessisti, porci e merde umane come Fantozzi.
La questione è un’altra, come ho scritto ieri, caro Federico. Ed è che in questo mondo di così raffinata cultura anti-odio, anti-razzista, anti-salvinista, biologicamente verdista e progressista, anche tassista, non abbiamo perso solo l’identità nazionale, ma principalmente quella personale: e fra tutti (i globalisti, voglio specificare a scanso di equivoci) ci hanno ridotto in pigotte di pezza, ma senza faccia, che combattono (in quanto anche e soprattutto bigotte) per una pigotteria/bigotteria/bigiotteria indecente di partito dell’inciucio.
Pigotte senza faccia: non vi torna? Perché la chiesa, i partiti, Conte, Di Maio, Mattarella, Zingaretti, Palamara, Cottarelli, Grillo, Renzi, Finzi e Contini: la faccia, forse, ce l’hanno?
O ce l’ha un sindacato che perde il tempo dietro alle caccole della Greta e che non risolve neppure uno dei tanti problemi del mondo del lavoro?
Moriremo tutti? E «chi se ne frega», ripeto, avrebbe detto Sette Giorni/Pci anni 90. Ma moriranno anche le ciggielline assatanate e le pigotte/bigotte/bigiotte del «bòdi scémin». E insieme a loro anche tutti i cronisti che hanno riempito paginate di cazzate inutili come le minestre date in elemosina che finiscono in una valle apposta sulla luna (leggete l’Arisoto: all’arrosto ci pensano governo e parlamento).
Aspetta e spera, Federico. Altro era quando eravamo sui banchi di scuola, altro è oggi: tu piuttosto maturo con famiglia e figli, io in disarmo ultrasettantennale.
Sì. In disarmo, ma ancora con la voglia (che a Grillo si è spenta del tutto: o come mai?) di mandare a fanculo il mondo!
Viva la vita che se ne va, Alice Giampaoli, Simona Querci e donnine belline della Cgil!
Classici, prime letture consigliate
Catullo, Carmina Priapea, Aristofane, Antologia Palatina (libri V e XII), Sesto mimiambo di Eroda.
[Ci si salva pentendosi sùbito e chiedendo precipitosamente scusa]
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Siete mai stati liberi una sola volta in vita vostra,
compagni del pensiero unico e accoglienti catto-com?