La dietrologia fa parte della santa e corretta cultura di sinistra, dei politicamente ineccepibili, degli accoglienti antifascisti e di chi si genuflette al signore in chiesa ed è casto, puro e eticamente morale: non del nostro modo di analizzare la realtà, rozzo, boscaiolo e contadinesco e che non è in grado di apprezzare le raffinate “fregnacce abruzzesi al ragù” con peli di orso marsicano
Non intendo cambiare la mia vita per colpa di un ragioniere
SONO LE CARTE CHE DEVONO CANTARE
NON LE PROCURE PRONTE A CONDANNARE
IL CURIOSO CASO di Benjamin Button (The Curious Case of Benjamin Button) è un film del 2008 diretto da David Fincher, basato sull’omonimo racconto breve del 1922 di Francis Scott Fitzgerald.
Anche noi di Linea Libera siamo sempre stati uno “strano caso” per il popolo di Pistoia (che potrebbe essere pure chiamato “popolo di striscia”, non la notizia, ma per terra, con un consolidato istinto di viltà e silenzio dinanzi a tutto, succeda quel che succeda).
A Pistoia ci sono, per esempio, un’Anpi – partigiani, ma del Pd – che dinanzi alla vergogna dei miei 104 giorni di arresti domiciliari per un reato che non esiste, non ha detto pio – neanche nono –; ci sono parlamentari d’ogni colore che pensano solo a passare, alla fin fine, dal Berlusca alla Lega (ma a noi che ce ne frega?); ci sono le associazioni di marca cattolica (dalla Caritas al basket di don Baronti) che pensano a giocare le loro partite a base di contabilità e denaro; ci sono giornalisti dell’Usl Toscana Centro, che servono spudoratamente a due padroni: fanno la spia per il partito e ingannano il popolo lavoratore raccontandogli che la Lucilla Di Renzo ha le ali e vola. C’è, infine, una procura che viene definita – in tutta la Toscana – la procura delle nebbie: ma forse, per la mia personale esperienza, non sono migliori le altre procure sorelle della Toscana.
Già di per sé a Pistoia si vive in mezzo al giallo (vedi le trasmissioni di quella parrocchia di pregatori seriali che è Tvl; amica e cara di tutti coloro che si prostrano in genuflessione dinanzi a Luigione Bardelli & parentado). Ma ieri pomeriggio si è ancor più vissuto nel giallo da quando, verso le 17, Linea Libera è entrata in crisi ed è sparita dalla presenza in rete. È scoppiata… la guerra dei mondi.
A quel punto ne sono successe di tutti i colori. Il primo pensiero dei lettori è stato «vi hanno cancellato dal web perché siete dei rompipalle con un direttore rompipalle e argomenti rompipalle».
Mi spiace, cari lettori che entrate in crisi quando non riuscite a leggerci, perché sapete che dagli altri sul mercato non avrete una notizia buona nemmeno a pagarla a peso d’oro. Nel mio mestiere primo – quello di filologo e commentatore di testi antichi – è vietato fare come i comunistini della Crusca e della Semola, che accettano anche il “petaloso” perché glielo dice il “sor dentino di Rignano”.
Il commento ai testi antichi richiede stringenti ragionamenti logici che – è chiaro – non hanno né la pubblica amministrazione (tipo Comuni e politici del Menga), né il sacro regno della legge e della giustizia del tribunale. Né a Pistoia né altrove.
Personalmente, prima di ricorrere alla via facile dell’accusare il ragionier Perrozzi di Quarrata di avere esercitato oscure influenze e pressioni sui suoi avvocati (a mio avviso non aquile di finezza) e sul signor Claudio Curreli (che è, forse, una sua conoscenza) ed altri emeriti “propalatori di proclami” in cui giurano che saranno dalla parte della gente comune e senza voler processi mediatici; personalmente faccio – pur non essendo credente – ciò che consigliava Cristo: mi attacco una macina da mulino al collo e mi getto in mare come la giovane del Gianni Schicchi in Arno a Pontevecchio.
Ho scelto la via del silenzio e – dinanzi a chi mi suggeriva che forse la colpa stava in alto – ho preferito pensare alla prima plausibile ipotesi: quella di un guasto tecnico che periodicamente si verifica in ogni sito di questo mondo, Linea Libera compresa.
Sono talmente diverso da quello che chiunque si immagina che io possa essere, che non penserei mai e poi mai di pensare e sostenere che la colpa è della Procura di Pistoia: contrariamente da essa e dai suoi uomini, cari lettori, il mio metodo di lavoro è quello di studiare l’argomento; sviscerare l’argomento; raccogliere tutte le prove a favore e contro l’argomento (e non come ha fatto il signor Claudio Curreli: che si è limitato, semplicemente e senza troppa fatica, a cucire insieme solo le accuse e non uno straccio di prova documentale che avrebbe tagliato la testa al toro. Ma grazie a dio i fatti parleranno da sé.
È vero che la procura di Pistoia – come sarà dimostrato in corso d’opera – non ha fatto uno straccio di indagine; che ha affidato indagini e notizie a una polizia giudiziaria amica delle cosiddette persone offese; che si è inventata lo stalking giornalistico senza riflettere e solo per troncarmi le ossa: ma, come ho risposto ad alcuni lettori ieri pomeriggio, non ho mai pensato alla dietrologica accusa di interventi occulti. Gli interventi contro di me, come vedremo in aula, sono tutti assolutamente palesi, pur se proccupantemente privi di qualsiasi fondamento logico-giuridico.
La dietrologia fa parte della santa e corretta cultura di sinistra, dei politicamente ineccepibili, degli accoglienti antifascisti e di chi si genuflette al signore in chiesa ed è casto, puro e eticamente morale: non del mio modo di analizzare la realtà, rozzo, boscaiolo e contadinesco e che non è in grado di apprezzare le raffinate fregnacce abruzzesi al ragù con peli di orso marsicano.
Certo nel corso delle vicende che vedranno me e Linea Libera implicati in assurdità d’ogni genere – grazie alla solerzia di pubblici ministeri che preferiscono lavorare in altri campi che non in quelli (seri e difficili) dell’inquinamento ambientale; dell’inceneritore di Montale (preferiscono, infatti, difendere l’onorabilità del Betti sindaco perché lo chiamo don Ferdinando e dico che è rigido come un baccalà: piuttosto che approfondire il discorso del Carbonizzo di Fognano, in mano, da mesi e mesi, alle mani inerti del signor De Gaudio); della seconda galleria del Serravalle; dei distarti ambientali del Montalbano – è più facile accedere all’idea che il ragionier Perrozzi sia una vittima di questo mostro di Mister Hyde che sono io, che non perdere tempo a scartabellare e verificare le carte del sindaco Marco Okkióne Mazzanti, dell’ingegner Iuri Gelli, del comandante Bai, tutta gente che favorisce alcuni (qui lo ripeto e lo sottoscrivo) e danneggia altri.
Potrebbe fare anche comodo insistere sulla indimostrata (e indimostrabile) tesi del complotto. Ma Linea Libera e i suoi uomini sono persone oneste e morali. Non sono dei poveri paraculi mentecatti che, dopo essersi fatti eleggere amministratori di un Comune di stalinisti, mordono – come cani rabbiosi – la mano di chi ha dato loro la fetta di pane. Per chiarezza? L’assessore Agnellone/Panettone/Segatura, alias Maurizio Ciottoli e il suo fragile sindaco Benesperi-Pedrito, vittima di scariche di diarrea a causa delle nostre supposte minacce.
Mi fermo e vi saluto con una domanda: ma chi vi dà il coraggio di rifiatare, signori che ci avete sparato addosso a tiri incrociati? Forse quel padreterno che non c’è e che don Baronti bestemmia senza riserbo quando, per una partita di basket, vuole aggredire l’arbitro e gli vuole spaccare la testa con un cestino, costringendolo a fare intervenire il 112?
E la procura di Pistoia, lo sa, l’italiano, o ignora cosa significhino i termini «onore e decoro»…?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]