
PISTOIA. È inesorabile, il tempo. Passa portandosi dietro i frammenti per disperderli da qualche parte o ammassarli da altre.
Ricordate un articolo di Quarrata/news intitolato Buoni mensa e altri benefit alla Farcom? Pistoia, discomfort city? Era esattamente il 4 aprile 2013 ed era successa un po’ di confusione perché la dottoressa Simona Laing, amministratore delegato di Farcom, in un lavoro di riorganizzazione e razionalizzazione, si era apprestata a portare delle novità e soprattutto dei tagli non graditi a certi fruitori di benefit : in particolare quei buoni mensa che, per lungo tempo, erano stati concessi ai dipendenti delle farmacie comunali, ma con un ben preciso “criterio”, quello di non applicare nessun criterio di selezione per la loro concessione. In altri termini, chiunque e in qualunque momento, perfino quando non era al lavoro, poteva contare sul beneficio del buono mensa, 6,50 € per 20 volte al mese.
Se andate a rileggervi l’articolo di circa un anno e mezzo fa, trovate un sommarietto che diceva: «Ma i sindacati appoggiano la legalità o sostengono la perpetuazione dei privilegi pur se contrari all’ordinamento della Repubblica? – Buoni pasto anche a chi è assente? E perché non anche ai pensionati? – E chi chiedesse un parere della Corte dei Conti?».
Il momento era piuttosto critico e teso, tanto che sull’argomento uscì una intera pagina del Tirreno (la vedete nell’immagine) e che la Procura della Repubblica di Pistoia, in séguito a ciò, aprì un apposito fascicolo.
L’indagine, condotta dal sostituto Francesco Sottosanti, riguardava tre soggetti: Luciano Del Santo (lo stesso che poi ebbe l’incarico di dirigere il Copit), Sergio Zingoni e Simona Laing.
A Del Santo si contestava di avere erogato venti buoni pasto mensili “a prescindere” in violazione delle norme dell’ordinamento e dello stesso contratto collettivo di lavoro dei dipendenti dell’azienda: gli veniva quantificato un danno all’azienda di circa 42mila € (danno che era, a sua volta, un ingiusto vantaggio per i dipendenti medesimi). A Zingoni venivano addossati gli stessi addebiti, ma con un danno di più di 90mila €; e lo stesso valeva anche per la dottoressa Laing, con uno strappo, però, di soli 18mila € circa.

Il fascicolo aperto ha prodotto un procedimento dal quale, nello scorso mese di marzo la posizione della Laing è stata stralciata, con richiesta di archiviazione del procedimento da parte del dottor Sottosanti, che nel frattempo ha lasciato la Procura pistoiese; mentre il giudice per le indagini preliminari, la dott.ssa Martucci, ne ha disposto l’archiviazione verso la fine dello stesso mese.
Sembra che le decisioni riguardanti la Laing siano dipese dal fatto che, se è pur vero che nei tempi a lei riconducibili, i famosi 20 buoni mensa mensili erano stati concessi ai dipendenti della Farcom secondo i precedenti “non-criteri”, dalle informazioni assunte dal magistrato si era inequivocabilmente evidenziato che l’amministratore delegato, résasi conto dell’anomalia, aveva iniziato l’iter per l’abolizione del benefit seguendo, prudentemente, una trattativa aziendale iniziata con il cecare di far capire a lavoratori e sindacati che la regalìa concessa fino a quel momento era del tutto illecita: e nell’istante in cui la frattura fra Farcom e personale fu irrecuperabile, la Laing procedette comunque alla soppressione del benefit, con ciò eliminando, secondo rigorosi princìpi di buona amministrazione, un poco onorevole spreco di denaro pubblico che gli altri due suoi predecessori avrebbero semplicisticamente assecondato.
Sembra che la Laing abbia avuto gli elogi di Sottosanti. Per Del Santo e Zingoni il procedimento prosegue.