Tutto sommato e nonostante tutto l’improvvida decisione di sequestro del mio cellulare, presa a capocchia dal sostituto Claudio Curreli, si è rivelata una vera manna dal cielo. I cui effetti sono in via per arrivare…
Divertiti pure col cellulare, Pedrito; ma non prenderci in giro!
LUCA GIOCA CON L’AIFÒN
COME FOSSE IL SUO BONBÒN
Se a questo punto il sostituto Giuseppe Grieco mi rifacesse la domanda fatale «perché lei non si è iscritto a FdI», saprei rispondere con maggiore lucidità e chiarezza.
Alle parole di allora («io non sono di FdI») aggiungerei: «Non potrei mai iscrivermi a un partito in cui militano, come fanti dell’Armata Brancaleone, personaggi stupidi e marcescenti; senza vergogna e con la faccia come il culo; aggressivi e calunniatori; falsi testimoni e bisnipoti di Priamo, il re – si diceva un tempo, da studenti –, che iniziava sempre i suoi discorsi al popolo con la famosa apostrofe “Figli di Troia”».
L’aggressione di Maurizio Ciottoli a Alessandro Romiti (28 agosto 2021 in Comune) è ormai giunta all’estuario del fiume e sta per prendere il largo verso un rinvio a giudizio.
Ciononostante, dato il comportamento – a mio avviso assai discutibile – del sostituto Luigi Boccia, è il caso di dedicare un po’ di tempo all’analisi del comportamento calunnioso, falso, beceramente mascherato da “soffritto di persecuzione” da parte di un sindaco assolutamente indegno del giuramento pronunciato in consiglio al momento della sua elezione, a settembre 2019.
Si può essere nemici – e noi di Linea Libera lo siamo fino in fondo nei confronti di questi due “amministratori disturbati” di Agliana e di certi stronzi in generale –, ma rimanere persone dignitose.
Non si può essere dei delinquenti comuni che, per salvarsi dalla merda in cui si sono cacciati, cercano di scaricare sui loro nemici tutte le loro colpe: in questo senso “psichicamente disturbati”.
Ciottoli strilla a Romiti – prima di dargli una pedata, evitata solo dall’intervento della comandante Turelli che separa i due – di non coinvolgere in ciò che scrive (lo dice quel bimbominkia del Benesperi dinanzi a Boccia) “la sua famiglia, la moglie e il figlio”.
Basterebbe già questo per mettere Boccia sull’avviso di andarsi a vedere da quale parte, contro Ciottoli, è mai stata scritta una riga su moglie e figlio. Ma Boccia non lo farà mai: durerebbe troppa fatica. È troppo impegnato a vivere in una casa difficile da abitare perché senza porte, senza finestre, senza tetto, senza Wc etc. etc.
Lo stesso Boccia dovrebbe fare – a mio avviso – quando l’epigastràlgico fasullo, il mentitore seriale, el cacador de la noche, il calunnioso baffuto Pedrito, gli dichiara che non ha registrato la scena dell’aggressione del Ciottoli contro Romiti. Anzi sì l’ha registrata: ma poi ha cancellato quel video dal suo cellulare che, oltretutto, proprio in quei giorni è stato sostituito da un fulminante iPhone, destinato – è chiaro – alle puttanate sindacali di bimbominkia e alle sue menzogne di sostanziale incapace.
Chissà quanta fatica ha durato, il sindachino, a ricostruirsi, uno ad uno, tutti i contatti e le chat inutili delle sue coglionate politiche! Di solito, infatti, quando si cambia telefono, la prima cosa che si fa è trasferire, a corpo e non a misura, tutto quello che si ha sul cellulare che rottamiamo. E ditemi che non è vero, se ci riuscite!
A Boccia – come anche nel caso della Comunità Montana, a mio parere – non interessa la verità: lui se ne frega. E lo si vede quando il bimbominkia dice: «Io non ho registrato l’episodio. Anzi le riferisco che in effetti ho registrato l’episodio…». E segue uno sproloquio da Righetto dal ciuffo.
Deciditi, Righetto! Ma Boccia “non se ne càle”, come dicevano ai tempi di Dante. Tant’è che propone di scriminare il sindachino con un mirabile colpo di reni da… gatto delle nevi del Libro Aperto.
Boccia chiede al Gip di concedergli il diritto di archiviare perché – scrive – alla scena dell’aggressione era presente un altro ufficiale di pubblica sicurezza: la comandante, non ancora arrestata, Lara Turelli. Sicché tutto a posto.
Aristotele, compagno di palestra di Eugenio Scalfari (secondo Crozza) impallidirebbe dinanzi alla logica del sostituto Boccia: siccome era presente la Turelli, allora il sindachino è esentato dai suoi doveri di ufficiale di pubblica sicurezza, non vi pare?
Cetto commenterebbe: «Cose da pazzi!». Io dico: qui sì che vengono epigastralgìa e ruminazioni. Ma a noi poveri cittadini taglieggiati da tanti lauti stipendi di brillanti magistrati che decidono a prescindere dalla logica.
Infatti: se in ipotesi il Ciottoli avesse estratto la sua pistola (a proposito: gliela hanno ritirata o no, vista la sua aggressività?) e avesse iniziato a sparare a Romiti, sarebbe stato tutto normale che Benesperi si fosse limitato a – come scrive – starsene a mani in mano a osservare tanto per vedere cosa accadeva e basta? E magari continuando beatamente a sukarsi un caffettìno? Cetto commenterebbe: «Cose da pazzi!».
La valanga, infine, di puttanate con cui bimbominkia giustifica l’efferatezza con cui sia lui che il Ciottoli ci hanno ricoperti di calunnie, si smonterà da sé. E spiego perché.
Perché tutto sommato e nonostante tutto, l’improvvida decisione di sequestro del mio cellulare presa a capocchia dal sostituto Claudio Curreli, si è rivelata una vera manna dal cielo. I cui effetti sono in via per arrivare.
E una mano a fare luce su questa schifezza di Agliana-Comune – peraltro imperdonabilmente alimentata da una magistratura disattenta e maldisposta contro la verità – ce l’ha data proprio chi ci ha condannato.
Sto parlando del giudice Luca Gaspari, che decise l’estrazione di copia forense del mio telefonino. Una copia forense tribunalizia, dunque incontestabile, a cui lo stesso bimbominkia Luca Pedrito Benesperi sindachino cacaiola volle partecipare – se non erro – con un suo personale perito a ciò nominato. Come dire: «Aspettate gente che mi sparo sui coglioni»!
Sarà inutile, infatti, ascoltare procura e tribunale di Pistoia: qualcuno dovrà pur farsi carico della verità, ascoltando davvero e leggendo davvero il mio cellulare. E analizzando tutte le calunnie che, fra tutti – Benesperi, Ciottoli e altri –, i veri depistatori hanno inteso sparare addosso a chi, alla verità, ha sempre dato più rispetto e onore che agli uomini (anche della legge). Non di rado troppo inguaiati nei propri interessi altri rispetto alla giustizia.
Tra poco è Pasqua. È il momento buono, cari stalker, di spaccare le uova. Anche nel paniere…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Ciò che offende non sono le parole, ma gli uomini che le adoperano per farsi i cazzi loro