E la guerra è sempre fra poveri e miserabili, mai fra dei David e dei Golia. Nella terra di Cino, infatti, David manca: al suo posto nascono solo delle auguste anonime mezzeseghe…
Città del silenzio, per D’Annunzio. Un silenzio anche mafioso
PISTOIA DEL TUO CINO MENI VANTO
MA SÀPPI CHE DI TE NULLO È L’INCANTO
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Sfoglio il Vocabolario Treccani on line: «meżżaséga (o mèżża séga) s. f. (pl. meżżeséghe o mèżże séghe), volg. – 1. Persona dall’esile struttura fisica e dall’aspetto del tutto insignificante. 2. estens. Chi dimostra di possedere mediocrissime capacità in un gioco, una disciplina sportiva, una particolare mansione, ecc.».
Mi è venuta voglia di questa icastica parola perché ieri pomeriggio – come potete vedere – alle 19:04 – ho ricevuto una mail anonima che mi indica la via per uno dei soliti problemi che costellano il cielo pistoiese, ma anche, poi, quello toscano e italiano e europeo e mondiale: l’incancellabile corruzione della pubblica amministrazione.
La lettera anonima, che giunge da Proton Mail, lo stesso server in-identificabile da cui fu spedita anche la famosa lettera anonima alla dottoressa Paola Aveta, segretaria generale di Agliana, è firmata (ovviamente è falso) da mpancari, il cognome dell’ex segretario generale del Comune di Pistoia, oggi in pensione dall’inizio dell’anno.
Mi stuzzica, la mezzaséga anonima, e mi blandisce proponendomi di aprire un fronte su uno dei soliti sconci di nepotismo o che altro.
È vero. Non avrei assolutamente alcun problema a iniziare a narrare la storia che mi viene suggerita. Ma siccome è certo e inconfutabile che parlarne non porterebbe a nulla elevato alla nullesima potenza, mi divertirò solo a raccontare dell’uso dei pistoiesi di voler levare le pagliuzze dagli occhi della gente, senza voler vedere l’albero di maestra che loro hanno ben piantato vicino alla sacca lacrimale.
Mi chiedo, in sàtira: merita sputtanare solo per il gusto di farlo come fine a se stesso, se una procura della repubblica, che aveva promesso di lavorare per la «gente comune», dopo tre anni di treni di miei articoli sulla corruzione del Comune di Quarrata e di certi suoi funzionari, invece di provvedere come dovuto, arresta me perché – sostiene – do fastidio, stalkerizzo, violento, estorco, minaccio personaggetti quali ho mostrato ai lettori di area metropolitana. Personaggi che già di per sé sono icone-emblema di irrevocabile auto-sputtanamento tanto sono rozzi, ignoranti, inetti, falsi testimoni, calunniatori, picchiatori e squadristi?
Giova ammassare tonnellate di concime, che poi restano lì senza che nessuno provveda alla necessaria bonifica dell’area? E questo nessuno – spiace dirlo, ma è la realtà – si identifica nella procura della repubblica: o la giustizia pistoiese – a mio avviso – non andrebbe così pessimissimamente come è sempre andata dal dopoguerra ad oggi.
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Procura della repubblica in cui, mentre con la lettera anonima che avete visto, mi si chiede di occuparmi della compresenza di moglie e marito all’interno dello stesso servizio di polizia municipale di un Comune; procura della repubblica in cui resiste e gioca a tutto campo, e con il volto serafico e quasi inaurato dalla luce ispirata della Madonna di Medjugorje, un magistrato che si appella Claudio Curreli, e che lavora nello stesso tribunale in cui la moglie, Nicoletta Maria Curci, è giudice – e molto attivo, mi dicono – delle esecuzioni immobiliari.
La coppia Curreli-Curci è signora di fare quello che vuole anche contro le norme di legge, alla quale – come recita la Costituzione sberleffata da Benigni, Mattarella e Corte Costituzionale (dei miracoli) – tutti i magistrati (e quindi anche loro) sono soggetti?
Signori, capiamoci! Non è possibile rompere i coglioni alla «gente comune» cara al signor Coletta, quando, proprio nel palazzo della giustizia (solo sognata, però), i primi a non rispettare la legge sono proprio i magistrati che si gloriano di giudicarci. Eppure questo nessuno lo vuole sentir dire, a cominciare dalla cosiddetta stampa e giornalisti di Pistoia.
Dinanzi a chi pòle (pistoiese puro), per l’etologica animale pistoiese si tira fuori la lingua come il Dalai Lama, non per farsela ciucciare, ma per ciucciarla agli altri e per leccare loro uno sbianchettato sfintère stile-Crocetta. In altri termini, vale il proverbio caro alla mia allieva Serena: “A lavare la testa all’asino si perde il ranno e il sapone”.
Certo, il cittadino potrebbe segnalare il caso Curreli-Curci anche al Presidente della Corte di Appello di Firenze, chiedendo di agire presso il Csm perché uno dei due “comodini fo-come-mi-pare” fosse spostato altrove.
Ma se provi a farlo, non ti va meglio, perché scopri che il Presidente stesso della Corte di Appello fiorentina, che dovrebbe risolvere il caso senza discutere, dirige Firenze ma vi lavora fianco a fianco con la moglie, magistrata anche lei. Dunque cosa potrebbe dire a Curreli?
A Firenze, infatti, le situazioni di incompatibilità erano stra-note a tutti e da tutti tollerate. È così che si rispetta la Costituzione di Benigni e Mattarella a Sanremo.
La ex presidente Carnesecchi era moglie del sostituto procuratore generale Scialoia; e per ultimo, ma non ultimo, ora lo stesso presidente della Corte d’Appello, Alessandro Nencini, è sposato – mi dicono – con Erminia Bagnoli: il che lascia ben poco sperare.
Che solo la gente comune abbia doveri da rispettare alla lettera è, dunque, una regola da non discutere? O il popolo, invece, dovrebbe onorare la famosa data del 14 luglio 1789?
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Non si può gridare alle pagliuzze negli occhi altrui, tenendo poi l’albero di maestra nei nostri, cari anonimi del Menga!
Volete, mezzeseghe di Pistoia, la giustizia? Dovete guadagnarvela e sudarvela partendo da zero. Dovete venire allo scoperto come me; come Alessandro Romiti e molti altri ancora, massacrati da questo tribunale.
Presto tutti insieme formeremo un «Comitato Perseguitati e Vittime del Tribunale di Pistoia».
Perché di silenzi, di falsi errori funzionali, di documenti spariti a fascicolo, di favoritismi vari, di illiceità, di eccessi di potere, di mancanze di serie indagini, di secretazioni illegittime e/o illegali dello stesso dottor Coletta che bacia la pantofola al suo ex-superiore, il Pm aggiunto di Firenze, Luca Turco, cari miei, non ne possiamo più.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Se dovesse succedermi qualcosa, pensate a quante persone
mi vogliono tanto bene