caccia. STRAGISMO TOSCANO

La volpe nel mirino della Regione Toscana
La volpe nel mirino della Regione Toscana

FIRENZE. Gentili signori e signore,
la Regione Toscana è indubbiamente nel libro nero dello stragismo venatorio. Non si è mai visto tanto sangue legalizzato ricoprire il paesaggio toscano come da quando l’Assessorato alla caccia è rappresentato da Marco Remaschi.

Tra i provvedimenti a favore dei cacciatori, i capolavori dello stragismo sono stati quelli indirizzati alla caccia triennale di varie specie selvatiche: la legge obiettivo n. 10/2016 per lo sterminio degli ungulati, la delibera n. 373/2016 per l’uccisione di 100.000 colombi domestici ogni anno, la delibera n. 696/2016 per la caccia alla volpe.
La guerra non è stata dichiarata solo alla fauna selvatica, ma alla natura vegetale avvelenata dal piombo delle doppiette e agli esseri umani vittime ogni anno di “incidenti”, come sono chiamati i prevedibili effetti della smania di uccidere diffusa tra questi sportivi sui generis.

Ho letto il “Piano di controllo sulla specie volpe (Vulpe vulpes) per il periodo 2016-2018 per la prevenzione dei danni da predazione alla fauna selvatica e agli allevamenti zootecnici” approvato dalla Giunta Regionale.

Si sottolinea che finora la volpe si è cacciata poco: “Il calo dei carnieri registrato negli ultimi anni è probabilmente legato, oltre allo scarso interesse venatorio, alla progressiva scomparsa delle tradizionali squadre di caccia alla volpe con il cane da seguita: tale attività (…) è stata sospesa per molti anni, provocando un mancato ricambio di cani specialisti. Il prelievo attuale, tra caccia e attività di controllo è sicuramente inferiore ai 2.000 capi all’anno, pertanto assolutamente non significativo in termine di conservazione della specie. Tra l’altro (…) una buona parte dei capi abbattuti in controllo è composta da giovani dell’anno, la cui mortalità è molto elevata, pertanto il prelievo risulta principalmente fattore di mortalità sostitutiva a quella naturale”.

L’Assessore all’agricoltura Marco Remaschi
L’Assessore all’agricoltura Marco Remaschi

Si parla di 2000 “capi” all’anno come fossero oggetti. E il numero è considerato “non significativo”… Chiediamolo agli animali se non lo sia.

La verità di questo piano è espressa chiaramente: “Lo scopo di tali interventi consiste nel diminuire l’impatto causato dalla predazione della volpe nelle aree destinate alla riproduzione naturale della fauna selvatica (soprattutto zone di ripopolamento e cattura)”.

È facile capire che la volpe sia una concorrente del cacciatore: ciò che le istituzioni continuano a non accettare è che la volpe abbia diritto a procacciarsi il cibo e in nome di questo diritto uccide mentre il cacciatore uccide le prede indispensabili alla volpe, togliendole il necessario alla sopravvivenza, e lo fa per sport.

Prosegue il piano. “Oltre a questo sono molto frequenti e distribuiti su tutto il territorio episodi di predazione ad allevamenti, professionali ed amatoriali, di animali di bassa corte (soprattutto pollame), che provocano un malcontento diffuso fra le popolazioni rurali”.

Anche in questo caso, è facile capire che le volpi arrivano agli allevamenti perché viene tolto loro il cibo. L’essere umano devasta la terra e gli animali selvatici avanzano nei centri abitati, devasta i mari e gli uccelli marini invadono le città. La sua incapacità di trovare un equilibrio nell’ecosistema lo porta a cercare un rimedio nello sterminio delle altre specie diversa dalla sua ma ciò, oltre a essere segno di crudeltà, causa danni irreversibili all’ecosistema.

C’è volpe e volpe...
C’è volpe e volpe…

Il capolavoro dell’orrore di questo piano sta nella descrizione delle modalità di intervento diretto a sterminare 4.000 capi ogni anno per 3 anni consecutivi: «La tana, (…) concentra l’abbattimento, com’è ovvio, sui cuccioli. Ciò appare tutto sommato abbastanza inutile, trattandosi di specie con elevata mortalità giovanile. Oltre a ciò gli interventi in tana sono spesso oggetto di forti critiche di tipo “etico”; negli interventi alla tana il numero di maschi adulti equivale a quello delle femmine». La mente accecata dell’essere umano non giudica crudele bensì “inutile” lo sterminio dei cuccioli, come se fosse uno spreco di energie ucciderli poiché muoiono già da soli. E poi, si ha paura di critiche di tipo “etico”. Che cosa si può dire di chi uccide cuccioli per cacciarli, mangiarli, indossarli? Talvolta morire da piccoli è una liberazione, tanto dura è la loro vita nel sopravvivere alla persecuzione umana.

E poi si prosegue con altre modalità: “La braccata (…) agisce prevalentemente sui maschi adulti; ha il vantaggio di agire (…) in un periodo di forte territorialità, con rapida sostituzione dei capi abbattuti; l’aspetto (…) appare ugualmente efficace su tutte le classi di sesso e di età. Ha il vantaggio di essere il metodo di abbattimento che causa il minor disturbo; è particolarmente efficace in periodo tardo primaverile ed estivo, quando la lunghezza delle giornate è maggiore”.

Abbattere senza disturbare: l’obiettivo della Regione Toscana. Magari farlo senza disturbare le associazioni animaliste, in modo che nessuno protesti contro queste pratiche sanguinarie che saranno applicate “nel rispetto delle seguenti metodologie e criteri: – utilizzo dello sparo all’aspetto e alla cerca: deve essere condotto nelle ore notturne con l’ausilio di fari; – caccia in tana: deve essere effettuato con l’ausilio di cani da tana appositamente addestrati; – l’uso di trappole selettive: è ammesso purché venga assicurato il controllo quotidiano delle trappole nelle prime ore di luce e il rilascio immediato in situ delle specie non bersaglio. È escluso ogni ricorso ad interventi in braccata con l’utilizzo di cani da seguita, poiché tale tecnica può determinare significativi impatti su altre componenti delle zoocenosi (…) . Gli interventi possono essere effettuati anche in presenza di copertura nevosa uniforme”.

Le volpi sono fauna selvatica che, è sempre bene ricordarlo, “è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale” secondo l’art. 1 della Legge 157/1992, violata “legalmente” ovunque in nome di un interesse che si fa beffa della vita di esseri senzienti, così sono definiti gli animali all’art. 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. La Regione Toscana va in direzione contraria, legiferando come se la fauna selvatica fosse patrimonio dei cacciatori.

Enrico Rossi
Enrico Rossi

Ogni volta che il Presidente Enrico Rossi si esprime in fatto di caccia, ripete come un mantra ossessivo di avere tra i suoi obiettivi la conservazione della fauna selvatica, una dichiarazione che stride con il fare strage di animali e che discrimina turisti, escursionisti, ciclisti, cercatori di funghi, ovviamente frenati dal frequentare luoghi in cui rischiano di essere bersaglio delle doppiette “per errore”. Ci viene insegnato fin dall’infanzia a esplorare la natura per conoscerla ma poi scopriamo che ci terrorizza farlo, per lo meno in Toscana.

Disse una volpe inseguita da venti cacciatori a cavallo con una muta di venti cani: “Ovvio, mi uccideranno. Ma che poveri stupidi devono essere. Di sicuro non varrebbe la pena che venti volpi a cavallo di venti asini, accompagnate da venti lupi, si mettessero a dar la caccia a un solo uomo per ucciderlo”. (Kahlil Gibran)

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Paola Re
Responsabile petizioni Freccia 45
Associazione per la protezione e difesa animale

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