MONTAGNA PISTOIESE. Venerdì 15 febbraio al Cinema Lumière di Bologna nel corso dell’incontro “La politica si occupa della montagna?” il Presidente del Cai Emilia-Romagna Vinicio Ruggeri ha ribadito la contrarietà del Club Alpino Italiano al progetto di collegare con impianti a fune il Corno alle Scale alla Doganaccia.
Vedi: Collegamento Corno alle Scale: il Cai ribadisce il proprio “no”
Posizione già espressa e motivata anche dal Cai Toscana nel febbraio dello scorso anno, che redasse, unitamente alla sezione di Pistoia, un documento condiviso e fatto proprio dalla sezione di Maresca.
Nel documento, che segue, viene manifestata contrarietà alla realizzazione dell’impianto proposto dalla Regione Toscana, per motivi di impatto ambientale, antropico e di scarsa sostenibilità economica.
POSIZIONE GRUPPO REGIONALE CAI TOSCANA E SEZIONE DI PISTOIA SULL’IPOTESI DI REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO A FUNE NEL TRATTO DOGANACCIA-LAGO SCAFFAIOLO (ALTO APPENNINO PISTOIESE)
1. PREMESSA
La Regione Toscana, con le proprie delibere n. 1127 del 16/10/2017 e n. 1225 del 9/11/2017, ha approvato l’“Accordo per il sostegno e la promozione congiunta degli impianti sciistici della montagna tosco-emiliana-romagnola”, a suo tempo sottoscritto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri insieme alla Regione Emilia-Romagna.
Detto accordo prevede in particolare la realizzazione di una nuova funivia di arroccamento, di portata superiore a quella Cutigliano-Doganaccia, con partenza dalla stazione della Doganaccia e arrivo a ridosso del crinale appenninico all’altezza del Lago Scaffaiolo, con costo stimato nel 2018 di 8 milioni di euro a carico della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Regione Toscana.
Negli ultimi mesi si è sviluppato un ampio dibattito, anche a mezzo stampa, fra favorevoli e contrari alla realizzazione di detto impianto.
A questo dibattito riteniamo doveroso portare il nostro contributo, per l’attenzione che come associazione abbiamo sempre dato alla montagna, al suo ambiente, alle persone che nella montagna vivono e di cui utilizzano le risorse.
2. LA POSIZIONE DEL CAI SULLA REALIZZAZIONE DI NUOVI IMPIANTI SCIISTICI
Prima di entrare nel merito della specifica realizzazione, vogliamo sottolineare come il Club Alpino Italiano (Cai) non sia aprioristicamente contrario agli impianti di sci, settore ancora fondamentale per l’economia di alcun aree montane; anche noi amiamo la neve e la pratica sportiva dello sci alpino e nordico.
Ciò nonostante, è in generale contrario alla realizzazione di nuovi impianti, in particolare in quegli ambiti altitudinali soggetti a condizioni climatiche che richiedono il frequente ricorso all’innevamento artificiale, con conseguente dispendio di risorse naturali ed energia.
Quindi sì a nuovi impianti sciistici ma in zone di sicuro innevamento (ora e in futuro), a quote e versanti non esposti ad eccessiva irradiazione solare e a venti meridionali, per assicurare nel tempo ricadute economiche e incremento occupazionale tali da giustificare l’inevitabile impatto sull’ambiente e la rinuncia allo sviluppo delle potenzialità alternative.
Per contro, il Cai ritiene che il turismo in montagna vada sostenuto con il miglior utilizzo dell’esistente ma, soprattutto, con un grande sforzo per la diversificazione dell’offerta, mirata alle presenze lungo tutto l’arco dell’anno; deve essere privilegiato e incentivato il turismo sostenibile, finalizzato prevalentemente all’esplorazione, intesa come osservazione ed immersione nella natura in contatto con la cultura e le tradizioni locali, nella convinzione che ciò costituisca un tangibile contributo alla conservazione dell’ambiente.
In altri termini riteniamo necessario puntare sul turismo naturalistico e culturale di qualità, che per stile di vita crescente, fruibilità anche da parte dei meno abbienti, irreversibilità dei cambiamenti climatici, sottolineati anche dal Presidente della Repubblica Mattarella nel suo messaggio di fine 2017, e ampia diversificazione di scelta ambientale, è destinato ad affiancare, e superare in un prossimo futuro, lo sport oggi ancora principe della neve, ma ormai ad alto rischio per le scarse precipitazioni nevose sotto i 2000 metri e gli alti costi di gestione.
Nessun impianto è oggi più in grado di autofinanziarsi, con conseguente ricorso a risorse pubbliche, cioè della collettività, che dovrebbero doverosamente essere destinate anche al sostegno delle popolazioni dell’altra montagna sempre più a rischio di spopolamento e di invecchiamento.
3. IL PROGETTO DI COLLEGAMENTO DOGANACCIA-LAGO SCAFFAIOLO
3.1 Caratteristiche climatiche della zona interessata
Gli organi tecnici delle due Regioni interessate certificano cambiamenti climatici in corso, con temperature medie aumentate di un grado dal 1961 e precipitazione diminuite negli ultimi dieci anni di oltre 100 mm anno, con costante diminuzione dei giorni nevosi e dell’altezza media del manto nevoso in quota e difficoltà a sviluppare l’innevamento artificiale delle piste da sci per difficoltà nell’approvvigionamento idrico e delle alte temperature.
La Società Metereologica Subalpina, già dal 2006, affermava che è giustificabile un eventuale mantenimento degli impianti di innevamento programmato, ma soltanto ove questo sia sostenibile economicamente e consenta con investimenti ragionevolmente contenuti di attenuare/risolvere le principali crisi di innevamento.
Questa situazione potrebbe realizzarsi soltanto oltre i 1800-2000 m circa, mentre a quote inferiori l’aumento delle temperature potrebbe spesso compromettere la funzionalità degli impianti anche in pieno inverno.
Come ben noto a chi già frequenta il crinale appenninico, senza ricorrere ad impianti di risalita, la zona interessata dal futuro impianto è estremamente ventosa.
La sua esposizione a sud pregiudica il già scarso innevamento necessario per una frequentazione sciistica, con la conseguenza che l’unico utilizzo dell’impianto sarebbe quello di trasferire l’utenza (quando il vento lo consentisse) dalla Toscana all’Emilia, e non viceversa, con soli costi certi per il versante toscano per la realizzazione di nuova viabilità e parcheggi di grande impatto ambientale sul paese di Cutigliano.
Occorre poi considerare che la qualità, la geometria delle piste da discesa e l’innevamento in Appennino Settentrionale non potranno mai competere sui mercati internazionali con i grandi comprensori sciistici alpini, posti a quote superiori e con clima più favorevole.
L’attrattiva del nuovo collegamento interesserebbe quasi esclusivamente l’utenza dell’area metropolitana toscana e della costa tirrenica, con il rischio di un puro trasferimento di sciatori e gitanti del fine settimana dall’Abetone al Corno alle Scale.
3.2 Compatibilità con le altre modalità di fruizione della montagna
La zona del Lago Scaffaiolo è già luogo di alta fruizione. Frequentato nel periodo invernale e nelle stagioni intermedie soprattutto da appassionati con una specifica preparazione tecnica, esso diventa d’estate una meta popolare.
Il tracciato pensato per l’impianto ricalca in parte quello del sentiero Cai n. 66 Doganaccia-Passo della Calanca-Lago Scaffaiolo, mortificando un percorso che fino ad oggi ha rappresentato, per la sua semplicità e panoramicità, una piacevole camminata per tutte le età e luogo di aggregazione culturale per le famiglie.
La nuova funivia attrarrebbe (forse) nuova utenza, e porterebbe temporanei vantaggi al complesso immobiliare della Doganaccia, ma gradatamente segnerebbe l’abbandono della località da parte dell’escursionista più attento all’ecosostenibilità ambientale, alla ricerca di una natura non piegata e stravolta dall’uomo.
Non è vero che gli impianti neve sono l’unico rimedio allo spopolamento della montagna, visto che il censimento Istat 2011 evidenzia una diminuzione dal 2001 del 2,60% della popolazione del Comune di Abetone, contro un aumento del 4,70% del Comune di Sambuca Pistoiese, area marginalizzata ma che conserva una propria identità culturale che siamo certi contribuirà ad un diverso e sicuro sviluppo turistico qualificato, senza intaccare il capitale naturale da tramandare alle future generazioni.
3.3 Considerazioni economiche
La proposta progettuale, se pur finalizzata alla riqualificazione dell’offerta turistica-sportiva, non prevede, sorprendentemente, alcun contributo né per le strutture alberghiere, né per la viabilità di accesso, né per i parcheggi, tutte infrastrutture di servizio prioritarie alla progettualità del nuovo impianto ed indispensabili per una qualificata offerta alle 1000/1200 persone attese giornalmente e che consentirebbero, sempre secondo stime progettuali, l’autosufficienza dell’impianto già dal 2018.
Tali proiezioni di elevate ricadute economiche sul territorio e di autosufficienza dell’investimento già dal 2018, basate anche sul presupposto di un alto utilizzo degli impianti nel periodo estivo, con una stima di un aumento di fatturato del 45%, sono aleatorie e a nostro giudizio non realistiche.
Ne sono prova le grosse difficoltà gestionali delle due seggiovie dell’Abetone vocate specialmente al turismo estivo, impianti in crisi da tempo e che con il nuovo impianto Doganaccia–Lago Scaffaiolo subirebbero un ulteriore calo di presenze tale da ricorrere nuovamente ad ulteriori contributi pubblici.
La realizzazione di questo impianto rischia di innescare una spirale perversa, ponendo un’ipoteca sull’ulteriore assorbimento di risorse future, che diversamente potrebbero essere canalizzate per il rinnovo prioritario e urgente delle strutture ricettive e al sostegno delle piccola imprenditoria giovanile della montagna.
I “nuovi montanari” che usano il computer e sanno l’inglese, sono consapevoli che l’economia alpina non sarà più quella dei loro genitori.
Riproporre oggi il modello dei grandi caroselli sciistici ad altezze a rischio innevamento è improduttivo, socialmente ed economicamente.
Il futuro è la natura e la cultura della montagna, un bene che i nostri vecchi ci hanno lasciato e a cui dobbiamo essere grati.
4. CONCLUSIONI
Tutte le precedenti considerazioni portano a rilevare come il progetto di collegamento fra la Doganaccia ed il Lago Scaffaiolo non presenti, ad un esame accurato, le caratteristiche richieste per rientrare nell’ambito di quella che potrebbe essere un investimento remunerativo dal punto di vista economico e con limitato impatto ambientale.
Per questo il Club Alpino Italiano-Regione Toscana, congiuntamente alla sezione di Pistoia, esprime ferma contrarietà alla realizzazione del collegamento Doganaccia – Lago Scaffaiolo, ed auspica che la decisione della Regione Toscana di predisporre un “masterplan”, per valutare più approfonditamente l’impatto e le ricadute paesaggistiche ed economiche del previsto complesso intervento, porti ad una completa rivalutazione dei costi e dei benefici del progetto, comparandoli con quelli che sarebbe invece possibile realizzare con una diversa destinazione delle risorse disponibili.
Si chiede che le consistenti risorse economiche stanziate dalla Regione Toscana e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri siano almeno in parte dirottate per favorire nuove forme di turismo ecosostenibili e per supportare politiche di valorizzazione delle peculiarità ambientali e culturali di tutto l’Appennino, prendendo in esame varie tipologie di intervento, quali ad esempio:
- la sistemazione idrogeologica e forestale della montagna anche con incentivi fiscali alla proprietà privata;
- interventi di manutenzione sulla dimenticata e disastrata viabilità minore;
- la sperimentazione di iniziative mirate a sostenere le filiere produttive del territorio, la transizione tra scuola e lavoro, ed in particolare la promozione della filiera del castagno e del legno, con particolare attenzione alla formazione ed il sostegno ai giovani imprenditori;
- l’ammodernamento delle strutture ricettive e di ristorazione per renderle attrattive con l’offerta di servizi di qualità ed eccellenze agroalimentari a prezzi competitivi;
- la realizzazione e l’incentivazione della percorrenza di percorsi storico-culturali, nuova frontiera di un turismo vicino alla natura;
- il supporto agli esercizi commerciali e in generale ai servizi per la popolazione residente, non ultimo l’ampliamento e la riqualificazione dei servizi offerti dall’Ospedale Pacini di San Marcello.
La popolazione locale da troppi anni attende segnali concreti dalle istituzioni per un rilancio del territorio e lo sviluppo di un turismo sostenibile slegandosi, per quanto possibile, dalla “monocultura” dello sci di pista, così da poter guardare con fiducia al futuro dei propri figli, che potranno beneficiare di una situazione di crescente attrattività della montagna e quindi mantenere le loro radici e contribuirne al presidio.
[marcoferrari@linealibera.it]