
PISTOIA. Domenica 29 maggio, l’arbitro ha appena fischiato la fine della partita Lugano-Zurigo, valevole per aggiudicarsi la Coppa di Svizzera e l’accesso diretto ai gironi di Europa League.
I ticinesi di Zeman sono battuti per 1-0 dallo Zurigo, già retrocesso in campionato, dopo aver fallito un calcio di rigore e colpito un palo nel primo tempo.
Mentre tutti escono dal campo, il boemo sta lì in panchina a guardare il vuoto per lunghi interminabili minuti, avvolto nel suo consueto silenzio e nel fumo delle sue immancabili sigarette, forse pensando al destino cinico e baro che gli ha negato di alzare il primo trofeo della carriera.
Ma nonostante la sconfitta in coppa e una salvezza raggiunta con fatica all’ultima giornata di campionato, dalla curva bianconera sale uno striscione emblematico “Zeman tutta la vita!” segno evidente che in pochi mesi questa piazza già ha imparato ad amarlo e poco importa se si vince o si perde perché Zeman va al di là del risultato, è una filosofia di vita, prima che di sport, che se si decide di sposare, va seguita fino in fondo anche se, molte volte, non coincide con soddisfazioni sportive.
Dopo aver riportato un entusiasmo che non si vedeva da tempo da queste parti forse però, per motivi di budget, il rapporto tra Zeman e il Lugano non verrà prolungato e il boemo, nel suo vagabondare infinito, dovrà fare di nuovo le valigie e trovare un’altra piazza dove fare calcio, dove costruire un altro sogno, altri giovani da valorizzare, altri reti da segnare e da subire, altri rocamboleschi risultati, altre curve da fare innamorare e soffrire.

Sono passati diversi anni da quando nel 1999 lanciò il suo j’accuse contro il calcio che doveva uscire dalle farmacie: fu preso per matto, ostracizzato, deriso da tutto il mondo del pallone anche se ormai è provato, con tanto di sentenze di tribunale, che in quegli anni, da parte di qualcuno, ci fu un abuso di sostanze proibite.
Ma nonostante tutto Zeman è sempre qui a far parlare di sé, con qualche capello bianco e qualche ruga in più, ma con lo spirito e il coraggio di un ventenne, con le sue sigarette e il suo 4-3-3, marchio di fabbrica di un mondo che forse, purtroppo, non c’è più.
A Pistoia in questi giorni impazza il toto allenatore, con la mancata conferma di mister Bertotto, subentrato quest’anno all’esonerato Alvini a quattro giornate dal termine del campionato, che ha condotto gli arancioni ad una soffertissima salvezza e con la ricerca da parte del Presidente Ferrari di un allenatore più esperto.
Da tifoso arancione, lancio un appello: Presidente, prenda Zeman! Pistoia potrebbe essere la piazza giusta, con tanti giovani di belle speranze, per costruire davvero qualcosa di importante.
Se le finanze della società non lo permettono, tassiamoci noi tifosi: cosa sono poche decine di euro a testa per un sogno? E se non vinceremo niente, pazienza, potremmo sempre dire di averci provato perché, come scriveva Indro Montanelli, citando il motto degli hidalgos spagnoli: «La sconfitta è il blasone delle anime nobili».
Luca Benesperi