PISTOIA. Ormai non s’inventa più niente. Nemmeno in politica o meglio neppure tra i politicanti, che la politica è arte nobile e difficile lontana distanze siderali da chi ha la presunzione, attualmente, di coltivarla.
Con l’approssimarsi del 2016, del nuovo anno, si è dato il via alla lunga, lunghissima campagna elettorale per il rinnovo dell’amministrazione comunale pistoiese, che dovrebbe avvenire, giorno più giorno meno, a maggio 2017.
Ed ecco che allora anche i giovani e lo sport tornano a far parlare di sé: perché da una parte i presunti politici cercano un contatto (che poi, vedrete, resterà unico, visto che durante i cinque anni di amministrazione si farà tutt’altro) con le realtà sportive locali (come confessare: non ne sappiamo nulla, ma siamo interessatissimi, roba da riderci un giorno sì e l’altro pure) e dall’altro le società sportive si appellano ai papabili sindaci o probabili assessori (come svelare: aiutateci, siamo in crisi. Facciamo un po’ di puzzo, ma poi vi votiamo ugualmente).
È il gioco delle parti: quel che dovrebbe essere una costante – il continuo e proficuo dialogo tra gli amministratori pubblici e lo sport –, diviene una tantum uno squallido giochino, a cui tutti fanno peraltro finta di credere. Sì, credere che qualcosa verrà finalmente fatto. Una recita, da asilo (con tutto il rispetto per maestre e bambini, che mica sono paraculi).
A Pistoia, ad esempio, per assurgere ad assessore allo sport da tramandare ai posteri basterebbe poco, pochissimo: realizzare almeno uno degli svariati punti programmatici dell’una o dell’altra coalizione. Che cosa servirebbe? Tutto. Ma ci potremmo, purtroppo, accontentare di poco. In primis, una giusta considerazione dello sport, che si cavalca in campagna elettorale per poi abbandonarlo subito dopo.
Poi una adeguata manutenzione della vecchia impiantistica e un’altrettanto adeguata costruzione di strutture, campi palestre e tutto ciò che può permettere a una normale società (intesa come società di massa) salute, cultura e svago.
E ancora un progetto a breve termine per sostenere chi tiene alto il nome del nostro sport, il che significa dare lustro alla città tutta, un altro a medio-lungo termine per consentire allo sport di crescere, migliorare, progredire.
Saper fare sport equivale a un ritorno ai valori, di contro agli odierni disvalori, a una maggiore educazione civica dei nostri ragazzi, a persone nel tempo migliori, che sappiano confrontarsi e accettarsi. Meno filosofia e più attività sportiva, meno discorsi provati e riprovati dinnanzi allo specchio e più pratica rendono l’uomo più saggio, meno presuntuoso e più sapiente.
Lo sport porta l’uomo a ragionare con l’altro, con il prossimo, a incontrarlo, a tentare di capirlo, a provare a capirsi. Restare chiusi nelle segrete stanze a masturbarsi col potere, lo rende distanze da tutto e tutti. Ma si sa l’uomo, l’attuale uomo è malato e allora preferisce sguazzare nel denaro o bere alla fonte di Satana, inteso come potere inebriante che ti fa smarrire il rispetto per se stessi e di conseguenza per gli altri.
Un suggerimento: non votate chi fa vetrina. Dello sport, dei nostri giovani sa zero e soprattutto ha una considerazione sbagliata: li pensa come portatori di voti, futuri e anche attuali, considerata l’influenza naturale sui genitori, familiari, parenti, conoscenti. Mandiamola a casa questa generazione-selfie! Urge gente che sappia di non sapere. Perlomeno cosciente. Per iniziare.
[Gianluca Barni]