PISTOIA. Carissimi,
in allegato un mio comunicato su Pistoia Capitale della Cultura 2017, con una riflessione tra la sovraesposizione mediatica originata da questo importante riconoscimento e la reale situazione economica, ma anche del decoro, della città.
In particolare lo spunto nasce, in parallelo, dall’ormai prossima chiusura del polo industriale/commerciale del gas di via Ciliegiole (Toscana Energia) a suo tempo propagandato dall’amministrazione di centrosinistra come fonte di 150 posti di lavoro, oggetto di una mia interpellanza.
Cons. Alessandro Capecchi
STA SALTANDO TUTTO
LA VICENDA della ormai prossima chiusura della sede di Toscana Energia, che si aggiunge a molti altri indicatori (dal crollo del settore edile alla vicenda ex Breda, dalla perdita di altri assets pubblici alla progressiva desertificazione e cinesizzazione di Santagostino, dalle sconosciute prospettive occupazionali di Hitachi alle difficoltà del vivaismo) dà il senso di un territorio in crescente affanno economico, ben diverso dal quadro idilliaco rappresentato a Roma ed esaltato mediaticamente dalla vittoria di Pistoia come capitale della cultura 2017.
Il nostro territorio, peraltro posto in mezzo a Lucca e Firenze (e Pisa), in prospettiva deve vivere di ben altro rispetto alle mostre, ai convegni e un po’ di turisti in più (sempre ben accetti, s’intende) a bere sulla Sala e dintorni. Un territorio che, fino a ieri, si è sviluppato con investimenti strutturali e dimostrando capacità produttiva garantita non dalla spesa pubblica (se si esclude la Breda degli ultimi anni) ma dalle risorse e dall’ingegno degli imprenditori privati, i soli che creano ricchezza nuova.
Nel caso specifico invece, e meraviglia non poco l’atteggiamento delle associazioni di categoria ed il continuo silenzio dei tanti ordini professionali i cui iscritti soffrono come non mai i morsi della crisi, molti si sono acriticamente accodati all’esaltazione della spesa pubblica (o para pubblica), come volano economico.
Addirittura la spesa pubblica in ambito culturale, che per definizione premia sempre pochi, spesso i soliti, in un circuito vizioso che poco ha a che fare con l’interesse generale inteso come ripartizione equa delle risorse e delle opportunità. Come se questo riconoscimento, pur importante, potesse essere una sorta di panacea di tutti i mali.
Ad ora tutta l’operazione pare reggersi infatti sul milione regalato dal Ministero, i contributi dei soliti noti, il Comune che aumenta ancora una spesa culturale che è già – parole del Sindaco – al doppio della media, salvo però ritrovarsi, ad esempio, con musei che segnano il passo, gravati da presenze limitate e costi ingenti.
In attesa che la Regione garantisca i soldi promessi, soprattutto per il Piano del Ceppo, di cui è prossima la discussione ma di cui è chiaro a tutti il fragile equilibrio finanziario nonché la difficile appetibilità per le imprese locali, stante la scelta di appaltare in maniera unitaria le opere di urbanizzazione (per un valore di svariati milioni di euro).
In questo senso il riconoscimento ottenuto, al di là delle motivazioni addotte e dell’esame di ciò che si è raccontato e proposto per ottenerlo (anche sul piano della verifica della copertura finanziaria), rischia di sviare attenzione ed energie da ciò che invece costituisce il motore primo di una comunità vivace, forte e culturalmente plurale.
Ovvero una economia sana, produttiva (e non solo di servizi) autonoma dalla politica, che a quest’ultima non chiede finanziamenti a pioggia ma infrastrutture, ricerca e innovazione (emblematico il caso del Cespevi), norme chiare (clamoroso il caso dei dehors) e uffici in grado di supportare proposte e richieste in tempi certi.
Per questo, senza voler essere bastian contrario, mi auguro che non si perda di vista la necessità di difendere meglio ciò che si ha (ad esempio difendendo il vivaismo sul caso xylella e soprattutto sulla diversa valutazione delle attività di commercializzazione operata dall’Agenzia delle Entrate) e lavorare su altri aspetti (migliorando tempistica e professionalità degli uffici tecnici).
Avendo il coraggio di rivedere complessivamente la pianificazione urbanistica vigente, dando gambe a progetti capaci di restare in piedi senza (o con progressiva diminuzione) risorse pubbliche, da destinare invece a interventi strutturali sull’accessibilità carrabile e pedonale, sulla sicurezza e sul decoro urbano, veri tallone d’Achille della città e del comprensorio.
Cons. Alessandro Capecchi
COMUNICATO DELL’UFFICIO STAMPA
IL CASO TOSCANA ENERGIA
Sulla chiusura della sede di Toscana Energia Clienti, oggi Eni spa, situata in via Ciliegiole si è concentrata l’interpellanza del consigliere Capecchi di Pistoia Domani, che ha denunciato una “perdita di capacità e professionalità e soprattutto un ulteriore indebolimento di Pistoia negli asset pubblici ed economici regionali”.
“A differenza di altre città interessate dal piano di razionalizzazione, Pistoia è l´unica sede di proprietà dell´Eni che non costa nulla in termini di locazione e peraltro è stata interessata da ingenti investimenti fino al 2012, ma purtroppo senza alcun progetto di sviluppo sul territorio” si legge nel testo dell´interpellanza.
Pistoia Domani si è detta preoccupata per i posti di lavoro dei dipendenti di via Ciliegiole, ma anche per quelli delle aziende di supporto (servizi di pulizia, vigilanza, manutenzione e assistenze varie), ed ha chiesto all´Amministrazione cosa intenda fare per scongiurare l’ipotesi della chiusura, anche al fine di tutelare l´occupazione e garantire un presidio operativo dell´azienda sul territorio pistoiese. Chiamato in causa anche il futuro della società Toscana Energia Green.
Ripercorsi i passaggi fondamentali della costituzione e sviluppo di Toscana Energia, l’assessore Belliti ha spiegato che la chiusura della sede pistoiese di Eni non ha più nulla a che fare con le scelte attinenti a Toscana Energia. Eni, ha proseguito l’assessore, è il soggetto privato che ha acquisito Toscana Energia Clienti, come ha fatto in molte altre città italiane, e la chiusura della sede pistoiese sta dentro un piano nazionale di riorganizzazione delle sedi e del personale, parte del quale è stato reimpiegato con modalità di telelavoro, e altro trasferito ad altre sedi con opportunità di carriera.
“Anche in questo caso non si è determinata alcuna riduzione di posti di lavoro – ha precisato la Belliti –, e in ragione di ciò è stato firmato un accordo sindacale che non è stato trasmesso, non essendoci alcuna competenza, né a Toscana Energia né al Comune di Pistoia. Il Comune di Pistoia è stato comunque informato dei contenuti di questo accordo siglato tra le parti, del quale abbiamo preso atto”.
L’assessore ha poi illustrato la situazione di Toscana Energia Green – sotto il controllo di Toscana Energia, di cui il Comune di Pistoia è socio attraverso la holding Publiservizi –, la cui strategicità è stata riconfermata in occasione del Comitato di Patto di Toscana Energia del luglio 2015. Toscana Energia Green oggi agisce sul mercato e lo strumento utilizzato per l’acquisizione delle commesse dagli enti pubblici è principalmente la finanza di progetto. Si è trasferita nella sede di via Vecchio Oliveto, che è di sua proprietà, lasciando i locali di via Ciliegiole di proprietà di Toscana Energia, alla quale veniva corrisposto un canone di affitto.
La scelta è stata quindi quella di procedere verso l’autonomia gestionale dalla controllante, che era un punto sempre ribadito dal Comune di Pistoia. I dipendenti attualmente a ruolo di Toscana Energia Green sono 25, di cui 19 presso la sede di Pisa e 6 presso la sede di Pistoia, di cui 2 effettivi. Il trasferimento di sede non comporta alcuna riduzione del numero di dipendenti della società, che nella sede di Pistoia svolgono attività di supporto, in staff all’amministratore delegato e attività tecniche inerenti il project financing.
“Parzialmente soddisfatto” della risposta si è detto Capecchi, che ha sottolineato come l’intenzione di oltre dieci anni fa di realizzare a Pistoia un importante polo industriale legato al gas sia naufragata. Allo stesso modo, ha ricordato il consigliere di Pistoia Domani, il progetto industriale di Toscana Energia Green non si è sviluppato come avrebbe dovuto, richiedendo anche un’ingente ricapitalizzazione da parte di Toscana Energia. Insoddisfazione anche per la mancata considerazione per i lavoratori, abbandonati – a detta del consigliere – al loro destino dalla politica locale.
[comune pistoia]
Buon giorno Capecchi…si, va bene, parole anche condivisibili, ma manca la parte propositiva. Io l’ho anche votata anni fa quando speravo che le riuscisse di fare le scarpe a “bello quaglione” Berti. Ma qui non vedo proposte alternative, credibili, fattibili, sostenibili. le chiedo: critiche a parte, lei in concreto cosa propone?
Massimo Scalas