PISTOIA. Potrebbe apparire una polemichetta estiva, una delle tante di quel surrogato del dibattito pubblico che prevalentemente affolla, in un mix tragicomico di illogicità e pettegolezzo, le cronache locali e i discorsi ai vari capannelli cittadini.
Il riferimento è all’installazione del metal detector nel Palazzo del Tribunale e ad alcune evidenti lacune osservabili nella realizzazione della necessaria e sacrosanta opera di messa in sicurezza della casa della giustizia.
Da comunicati precedenti, vedi La Fondazione Caript finanzia la messa in sicurezza degli uffici giudiziari, era stato reso noto che il progetto è stato redatto dagli uffici tecnici comunali: il mini cantiere, transennato, non riporta indicazione sull’identità della ditta esecutrice.
Premesso e ribadito che la messa in sicurezza del palazzo di giustizia è insindacabile e non rinviabile, viene però da chiedere se, quella messa in opera, sia la realizzazione più rispettosa e adeguata a non entrare in conflitto con l’atrio monumentale del palazzo.
La Soprintendenza, così attenta a ostacolare, d’intesa con Palazzo Giano, il fotovoltaico, i cui pannelli in silicio (monocristallino, policristallino o amorfo) hanno impatto visivo e paesaggistico zero perché sono sul tetto e si vedono solo dal satellite, non poteva proporre soluzioni diverse, sia in termini di locazione del metal detector che in termini di esecuzione?
A partire dai cordoli in cemento, sono non poche le segnalazioni che geometri e architetti ci fanno notare: per un palazzo così prestigioso i lavori si potevano e si dovevano fare a regola d’arte. La prosecuzione del dibattito la poniamo agli interessati che vorranno approfondire la questione e proporre un contributo.
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[L.C.]
